Cinghiali distruggono tutto nel Parco del Cilento: caso arriva al ministero
| di Luigi MartinoL’emergenza cinghiale è un problema del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Gli ungulati creano danni all’agricoltura e alla biodiversità. Nel Cilento il problema è particolarmente sentito e chiacchierato perchè si intreccia con una serie di interessi, leciti e meno leciti, legati alla caccia nel Parco e al rapporto complicato tra cittadini ed ente Parco. I cinghiali non solo invadono e distruggono i terreni, ma aggrediscono anche le persone quando arrivano nei centri abitati. Alcuni centri del comprensorio hanno avviato una raccolta firme per contrastare il fenomeno. La Coldiretti ha promesso che invierà mille cacciatori per abbattere le specie in eccesso e creare una filiera controllata per la vendita della carne. Ora il sindaco di San Mauro Cilento, Carlo Pisacane, invia una lettera al ministero dell’Ambiente per chiedere aiuti ai vertici del governo. Questo il testo integrale della missiva:
Quando negli anni novanta del secolo scorso venne istituito il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano gli agricoltori, anche se con sospetto, lo accettarono con la fiducia e la speranza che da sempre contraddistingue le nostre genti. Anche quando, con poca lungimiranza, in questo territorio vennero inseriti i cinghiali gli agricoltori, senza tra l’altro essere interpellati, lo accettarono. Ma questi animali non appartenevano e non appartengono al nostro territorio e con gli anni si è visto che gli svantaggi hanno superato i vantaggi (quali potessero essere resta un mistero). Ora gli agricoltori vedono i loro terreni scavati; le mura a secco, costruite dai loro avi con tanti sacrifici, demolite; le reti per la raccolta delle olive, strappate; i loro orti devastati; le piante da frutto assaltate e amputate e sono impotenti legati da una burocrazia che non risponde alle loro esigenze e spesso li sbeffeggia con irrisorie indennità. Noi, grazie alla nostra eterogeneità, conosciamo bene i problemi della popolazione di San Mauro Cilento che, con le dovute differenze, come tutto il territorio del Cilento si vede ormai in ostaggio di questo animale e non sa come reagire. Fin dal nostro insediamento ci siamo impegnati a raccogliere, comprendere e quindi girare alle sedi opportune le problematiche e le richieste che venivano dal mondo agricolo e non solo.
Sappiamo per esperienza diretta e non per sentito dire cosa significa andare a raccogliere i frutti della propria terra e trovare l’orto “zappato”, le reti per la raccolta delle olive strappate, dopo tante rinunce, tanti sacrifici e tanto coraggio; perché oggi ci vuole “coraggio” per continuare a coltivare la terra, la “nostra” terra tanto bella e misteriosa quanto difficile e avida. L’agricoltura è rimasta l’unico baluardo a difesa di un territorio devastato da cinghiali, abbandono, incuria, precipitazioni metereologiche e quant’altro l’uomo e la natura riescono ad escogitare; pertanto quei pochi agricoltori rimasti devono essere protetti, difesi, tutelati ed aiutati più dei cinghiali o almeno allo stesso modo garantendogli, non delle indennità o degli aiuti economici, semplicemente la possibilità di raccogliere e vivere dei frutti del loro lavoro.
L’amministrazione si è da subito schierata con questi “eroi” favorendone l’associazionismo, agevolando e spronando le loro iniziative, convinti che solo chi vive tutti i giorni i problemi del territorio, chi tutti i giorni ci lotta, può suggerire e far capire alle istituzioni quali sono le esigenze, le problematiche e, spesso, le soluzioni. Ormai non è solo l’uomo che si ribella alla eccessiva presenza di cinghiali ma il territorio stesso; i muretti a secco demoliti non reggono più il terreno, i ruscelli riempiti dalle pietre e dal terreno che questi animali scavano non riescono a raccogliere le acque a fatica incanalate e così si generano frane che portano con se quelle piante e quella cultura che per secoli ha caratterizzato il nostro territorio rendendolo patrimonio dell’umanità.
Consapevoli portavoce di queste realtà ci battiamo e ci batteremo per una riperimetrazione del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano che permetta la creazione e l’ampliamento di fasce contigue, per la modifica, e se fosse necessario, la cancellazione di alcune regole e normative del Parco. Questo non per propagandistico desiderio di uscire fuori dall’Ente Parco, che crediamo non risolverebbe ne il problema dei cinghiali ne altri, ma per continuare ad esporre e, se necessario, urlare le esigenze di un territorio che porti alla modifica delle regole con la consapevolezza che non è certo il territorio che può adattarsi alle istituzioni ma queste ultime che si devono adattare al territorio con tutte le sue difficoltà e differenze.
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