Agropoli, inchiesta clan Marotta: caduta accusa associazione mafiosa. Ora chiedono restituzione beni

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Agropoli, inchiesta clan Marotta: caduta accusa associazione mafiosa. Ora chiedono restituzione beni

Acquistito il decreto di archiviazione del reato di associazione mafiosa del tribunale di Vallo della Lucania e chiesta dai legali di alcuni indagati la restituzione dei beni sequestrati. E’ quanto venuto fuori dall’udienza a porte chiuse svolta venerdì nelle aule della Corte d’Assise di Salerno relativa all’inchiesta, soprannominata Golden Hands, eseguita nel novembre 2012 dai finanzieri  e relativo al sequestro di beni del clan Marotta di Agropoli. E in attesa degli accertamenti fiscali per una eventuale richiesta di rinvio dell’udienza, i legali Benedetta Sirignano, Giovanni Oricchio, Giuseppe Della Monica e Marco Martello hanno proceduto comunque alla discussione e hanno chiesto la revoca dell’applicazione della misura patrimoniale e del sequestro preventivo ai fini della confisca.

L’inchiesta «Golden Hands». Il quadro disegnato dagli inquirenti nel corso di una conferenza stampa sottolineava che a seguito di un’attività investigativa, i finanzieri hanno intrapreso mirate indagini volte ad acquisire notizie utili sul conto di una presunta organizzazione criminale operante anche in zone del sud, centro e nord Italia, «strutturata su base familiare e dedita a furti seriali presso gioiellerie, usure, estorsioni, ricettazioni, truffe ed intestazioni fittizie di beni acquistati con i proventi di tali attività, con conseguente accumulo di ingenti patrimoni ed acquisizione sul territorio di una forza economica che ha consentito agli aderenti all’organizzazione di assumere il controllo di attività economiche nel settore del commercio di autoveicoli, della gestione di bar e centri commerciali». Secondo quanto sostiene l’accusa, i beni, acquistati con proventi illeciti, venivano intestati in maniera fittizia a prestanomi. A capo del sodalizio, per l’accusa, c’era Vito Marotta e sua moglie Angelina Bevilacqua. Ma, con loro, ci sono altre 31  persone indagate. Un nucleo familiare che si era allargato a figli, generi, nuore, nipoti per un totale di 31 persone che, nel tempo, avrebbero accumulato «in maniera ingiustificata un vero e proprio “tesoro”».

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