Camerota, riflettori sul Leone di Caprera ma è polemica. Galzerano: «Storia non vi appartiene». Scarpitta: «Nostra da sempre»

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Camerota, riflettori sul Leone di Caprera ma è polemica. Galzerano: «Storia non vi appartiene». Scarpitta: «Nostra da sempre»

«Sono davvero sconcertato, perchè – senza rispettare i diritti editoriali – vi appropriate di una storia che non vi appartiene». Esordisce così in una lettera indirizzata all’associazione Tuttinsieme di Marina di Camerota, l’editore Giuseppe Galzerano. Il riferimento è chiaro: il Leone di Caprera, sul quale l’associazione presieduta da Mario Scarpitta ha acceso i riflettori organizzando una giornata di lavori e incontri per celebrarlo e approfondirlo. L’iniziativa però è andata storta all’editore cilentano, autore fra l’altro anche di testi dedicati alla famosa storia, appunto, della barca da diporto con la quale tre uomini, tra i quali il camerotano Pietro Troccoli, hanno attraversato nel 1880 per la prima volta nella storia, l’oceano Atlantico. A Marina di Camerota il ricordo di questa singolare avventura rimane vivo e si tramanda negli anni da padre in figlio, al punto da diventare parte integrante della storia stessa della cittadina. Secondo Galzerano, «è grazie alle sue ricerche e ai suoi studi se i cittadini di Camerota e del Cilento, la stampa e l’opinione pubblica nazionale conobbero per la prima volta l’incredibile e coraggiosa traversata dell’Oceano Atlantico». 

La lettera di Galzerano Se Lei ed altri che non hanno nulla a che fare con la vicenda oggetto della manifestazione del 5 novembre, parlerete del «Leone di Caprera», di Vincenzo Fondacaro, di Pietro Troccoli e di Orlando Grassoni è perchè il sottoscritto, con enormi sacrifici economici, andando in giro per biblioteche (come continua ancora oggi a fare), intorno al 1985 scoprì la straordinaria impresa del «Leone di Caprera», in cui trovò come marinaio anche Pietro Troccoli, emigrato da Marina di Camerota, e dal momento che dal 1975 pubblico libri sulla storia, la letteratura e la poesia del Cilento, decisi di pubblicarlo senza ricevere aiuti economici né incoraggiamenti da nessuno. Trovai il «Leone di Caprera» al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, abbandonato alle intemperie in un cortile all’aperto. Presi contatto con due emigrati in Venezuela, Vincente Antonio Scarpitta e Vittorio Pizzo, grazie ai quali riuscii a contattare i discendenti di Troccoli a Montevideo, che mi fornirono alcuni ritagli della stampa uruguayana sulla morte di Troccoli.
Quando ne proposi la pubblicazione all’allora sindaco di Camerota, la proposta non fu ritenuta degna neanche di un rigo di risposta. Ciò nonostante, la prima edizione del libro uscì nell’aprile del 1995 con un mio lungo saggio introduttivo. I cittadini di Camerota e del Cilento, la stampa e l’opinione pubblica nazionale conobbero per la prima volta l’incredibile e coraggiosa traversata dell’Oceano Atlantico. In seguito alla presentazione al Museo della Scienza e della Tecnica a Milano, l’allora direttore acconsentì che il «Leone di Caprera» fosse esposto per la presentazione a Marina di Camerota, alla quale parteciparono i discendenti uruguayani e camerotani di Pietro Troccoli e l’allora ambasciatore della Repubblica dell’Uruguay in Italia.

Nel 2002 feci la seconda edizione del libro, da tempo esaurita e da diversi mesi ho pronta la terza edizione, arricchita da altre foto e numerosi altri documenti inediti, trovati in Italia e all’estero, ma difficoltà economiche non mi hanno ancora consentito di realizzarla. Durante l’estate il prof. Giuseppe Liuccio – che nel 1995 aveva recensito entusiasticamente il libro, e che ha poi partecipato alle iniziative culturali organizzate con l’assessore al turismo, Rino Scarano, per la diffusione del libro – annunziandomi una manifestazione da organizzare a Marina di Camerota, mi chiese notizie sul libro e successivamente mi ha informato di aver fornito una dettagliata scheda sull’impresa all’on. Carmelo Conte, che gliene aveva fatto richiesta.
A Lei e ai partecipanti all’incontro del 5 novembre – molti dei quali sono sicuro non hanno letto il libro – chiedo dov’erano quando ricercavo notizie e rischiavo una notevole somma nella pubblicazione dell’opera e ho continuato la ricerca (recentemente una biblioteca italiana ha chiesto la somma di €. 10,00 per una fotocopia!)? Noto con rammarico che né Giuseppe Liuccio, né i parenti camerotani di Pietro Troccoli, né Rino Scarano sono tra i partecipanti dell’incontro e che addirittura l’editore – che è stato certamente il principale artefice per la conoscenza del viaggio del «Leone di Caprera» – viene ripagato degli sforzi culturali, economici, ignorandololo completamente e mandandogli un normale invito come se fosse l’ultimo degli ultimi, pur avendo rimesso in circolazione, dopo oltre 110 anni, un libro pubblicato nel 1881, dimenticato e coperto dalla polvere dell’oblio nelle biblioteche, e mai più ripubblicato.
Davvero, complimenti, signor Presidente, perchè la vostra riconoscenza, il vostro rispetto e la vostra correttezza culturale, civile e politica nei confronti della dignità e della professionalità di chi ha permesso la conoscenza e la diffusione di questa impresa è davvero straordinaria, tanto più che viene da un’associazione che – per ironia della sorte – si intitola «Tuttinsieme», ma che nei fatti esclude non una ma due e più volte, perchè – guarda caso – fu sempre la mia casa editrice nel settembre 1997 a far tradurre e a pubblicare il romanzo di Pedro Diaz «I fuochi di Sant’Elmo» che Lei cita, dimenticando, anche in quest’occasione colpevolmente, di indicare – come si fa sempre e regolarmente in simili casi – il nome dell’editore dell’opera e alla presentazione della quale, con la concessione della cittadinanza onoraria allo scrittore uruguayano, il prof. Giuseppe Liuccio tenne il discorso ufficiale.
Temo che la gratitudine e la riconoscenza non faccia parte della sua formazione né dell’associazione che presiede. Non se la prenda e s’abbia il mio – nonostante tutto – cordiale saluto. Giuseppe Galzerano

La replica di Scarpitta Il presidente dell’associazione che ha promosso l’evento che si terrà all’Happy Village il prossimo cinque novembre, replica alle accuse dell’editore sottolineando di «non vedere discrasie o contrapposizioni tra la manifestazione del prossimo 5 novembre, cui è stato regolarmente invitato, così come tanti rappresentanti del territorio, e l’attività passata, presente e futura di tanti come Lei». (Segue la risposta integrale) Egregio Prof. Galzerano, ho letto attentamente la sua mail più d’una volta, per essere sicuro di comprenderne fino in fondo il senso. Non ci sono riuscito.  Forse per miei limiti, ma certamente anche perché non so che valore, significato e motivo possa avere da parte Sua rivendicare la paternità d’una storia che è patrimonio dei Camerotani da sempre (da piccolo ricordo come per le vie del paese la ‘leggenda’ del Leone riempiva vicoli e piazze ed addirittura protagonista di giochi ed avventure era il desiderio di fare tutto questo a bordo del ‘Leon di Caprera’). La conosco poco o nulla e confesso anche di aver appreso per la prima volta col suo scritto l’esistenza della meritoria attività storico/editoriale che ha descritto. Allo stesso tempo però mi consenta di dire che dalle sue parole emerge poco o nulla lo spirito mecenatistico con il quale i più avevano descritto la sua personalità.

Fosse lei stato originario di altra terra mi avrebbe meno deluso: da un cilentano mi sarei aspettato un confronto diretto, guardandosi negli occhi. Non provengo dal mondo della cultura ma sono stato educato ad ossequiarla ed a favorirla in ogni sua manifestazione con ogni mezzo, e con me tutta l’associazione che rappresento. Non vedo discrasie o contrapposizioni tra la manifestazione del prossimo 5 novembre (cui è stato regolarmente invitato, così come tanti rappresentanti del territorio) e l’attività passata, presente e futura di tanti come Lei. Anzi… tutt’altro. Perché la sfida dell’intero territorio Cilentano è proprio questa: trovare le ragioni che uniscono e non sempre i motivi (spesso puerili o esclusivamente venali) che dividono e spesso “fratturano” insanabilmente. Restituisco al mittente le affermazioni gratuite che ha riferito alla mia persona (e che peraltro esterna senza conoscermi) e soprattutto all’Associazione che ho l’onore di rappresentare, fatta di donne e uomini liberi, innamorati del posto in cui sono nati ed hanno scelto di vivere, impegnati da sempre (e non dal 5 novembre p.v.) in battaglie di libertà, coraggio, dignità ed identità di un popolo e di un territorio. Onore a Lei per le ricerche, gli studi ed i libri, nessuno rinnega o vuol togliere nulla. La battaglia che, insieme a tanti altri per fortuna, portiamo avanti è finalizzata all’ottenimento della restituzione del magnifico Leon di Caprera a Marina di Camerota ed ai Camerotani. Le va, senza polemiche, di venire in trincea insieme a noi? Elmetti, scudi e spade non mancano per chi ha davvero a cuore le sorti magnifiche e progressive d’un territorio martoriato da egoismi e interessi di parte. Se vuole, l’aspettiamo. Comprenderà però che – innanzitutto – dovrà cancellare immediatamente le affermazioni gratuite, le offese incomprensibili e le deduzioni gravemente diffamatorie nei confronti della mia persona, del tutto fuori contesto, false e fuorvianti. Lo faccia per giustizia, prima di ogni cosa, ma anche perché – come comprenderà – in caso contrario sarò costretto a tutelare nei modi di legge la mia persona, la mia dignità ed il decoro di tante persone che, come me, in iniziative come quelle del 5 novembre p.v. sacrificano lavoro, tempo e soldi in nome dei valori più alti in cui credono e per i quali vale la pena vivere. Distinti saluti

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