Anche il Riesame conferma la custodia cautelare, Pino Russo resta in carcere

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Anche il Riesame conferma la custodia cautelare, Pino Russo resta in carcere

Nella giornata di martedì il Tribunale del Riesame di Sala Consilina ha confermato lo stato di arresto in carcere per Giuseppe Russo, il giovane di Marina di Camerota accusato di violenza sessuale nei confronti di una trentenne originaria del Saprese. E’ stata in tal modo ribadita la decisione del Gip, presa ad inizio ottobre.

"Tutto ciò è assurdo, – ha riferito al Giornaledelcilento.it Angelo Paladino, legale di Giuseppe Russo – avevamo chiesto almeno gli arresti domiciliari, si è deciso di farlo rimanere in carcere. A nostro avviso non c’erano assolutamente gli estremi per una decisione del genere: il mio assistito è incensurato, non ha nessun precedente, nè tantomeno sussiste l’aggravante della recidiva".

La vicenda

I fatti risalgono alla sera del 27 luglio (poco dopo le 23), in un piccolo centro collinare dell’estrema periferia meridionale salernitana. Stando a quanto dichiarato dalla donna, dopo la violenza sessuale, sarebbe stata lei stessa a chiamare i carabinieri per denunciare l’accaduto; poi è stata accompagnata all’ospedale di Sapri. E’ scattata quindi la denuncia alla Procura di Sala Consilina. La donna racconta che Giuseppe Russo si sarebbe presentato a casa sua poco dopo le undici di sera. A favorire l’incontro ci sarebbe stato il fatto che i due si conoscevano da qualche tempo. Ma questo, come la presunta relazione precedente, rappresentano oggetto di indagine su cui non è dato ancora sapere quale sia la verità, visto il riserbo delle fasi preliminari che caratterizzano questo percorso processuale. Secondo quanto dichiarò la donna il lunedì sera, l’uomo sarebbe giunto con la propria auto davanti alla sua abitazione. Lei, conoscendolo, non avrebbe trovato alcuna difficoltà ad aprire la porta; una casa situata lontano dal centro abitato, sulle colline del Golfo di Policastro. Sempre secondo il racconto della giovane, che ha presentato denuncia ai carabinieri, l’uomo entrato in casa avrebbe immediatamente manifestato le sue intenzioni. L’avrebbe afferrata e avrebbe compiuto una violenza carnale. Dopo la violenza l’uomo sarebbe andato via, minacciando la vittima di ritorsioni se avesse rivelato quanto accaduto.

 

Il legale, in relazione alla dinamica della vicenda, conferma oggi quanto dichiarato in precedenza al nostro quotidiano: "I fatti sono ancora tutti da chiarire e c’è tutto il tempo affinchè ciò avvenga. Questa è una vicenda che ha molti lati oscuri, a cominciare dalla verifica riguardante la personalità della denunciante e le esperienze che l’hanno vista protagonista nel passato. Giuseppe Russo è sereno, poichè non ha commesso nessun reato. Ovviamente è molto amareggiato, proprio perchè, nonostante le nostre convinzioni sulla sua innocenza, si trova in questa situazione". Qualche settimana fa aveva dichiarato, riguardo a presunti precedenti che riguarderebbero la donna: "Che quella donna abbia accusato qualcuno di violenza a noi non risulta. Che abbia avuto esperienze di questo tipo, sicuramente sì".

Sull’evoluzione processuale della situazione Angelo Paladino precisa: "Solleciteremo la chiusura della fase istruttoria, poichè a nostro avviso non c’è più nulla su cui indagare. La prima fase delle indagini si è svolta molto velocemente; le ulteriori verifiche sono giunte anche grazie alle nostre richieste. Chiederemo dunque che venga fissata prima possibile l’udienza preliminare davanti al gup".

Durante tutta la fase di udienza preliminare l’imputato resterà in carcere ed assisterà alle udienze scortato dalle guardie carcerarie. Bisognerà attendere la sentenza del gup che dovrà scegliere tra il rinvio a giudizio o il non luogo a procedere. Nella prima ipotesi sarà celebrato il processo, nella seconda Giuseppe Russo potrà tornare a casa. La sorte giudiziaria del giovane di Camerota è dunque sia nelle mani del pubblico ministero, che dovrà dimostrare ai giudici di avere svolto l’indagine producendo materiale solido a sostenere l’impianto accusatorio, sia nelle mani della difesa, la quale dovrà invece dimostrare al giudice l’insussistenza delle accuse, cercando di smontare l’impianto accusatorio del pm.

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