Campania, varata legge sulle coop di comunità. Ricchiuti: «Modello di innovazione sociale»

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Campania, varata legge sulle coop di comunità. Ricchiuti: «Modello di innovazione sociale»

di Marianna Vallone

E’ stata approvata la proposta di legge “Disposizioni in materia di cooperative di comunità” su proposta della consigliera regionale Maria Ricchiuti, con cui si norma e disciplina un modello di cooperazione mirato ad incidere soprattutto nei territori a rischio spopolamento.

La cooperativa di comunità è un modello di innovazione sociale dove i cittadini sono produttori e fruitori di beni e servizi, è un modello che crea sinergia e coesione in una comunità, mettendo a sistema le attività di singoli cittadini, imprese, associazioni e istituzioni rispondendo così ad esigenze plurime di mutualità.

Di cosa si tratta?
E’ uno strumento di innovazione sociale se viene letto con la chiave della modernità e dell’innovazione. Non è un modello nuovo, inedito, è antico e nuovo allo stesso tempo, e cerca di mettere al centro la comunità. E soprattutto, oggi, nei nostri contesti sociali, dove è vero che abbiamo delle comunità piccole in cui si conservano dei valori, il senso di aggregazione, coesione e appartenenza, è vero anche che le nostre comunità si stanno dileguando, anche dal punto di vista comunitario. La cooperativa di comunità potrebbe essere quello strumento per rimettere insieme la comunità come valore sociale, e dare opportunità di lavoro, di occupazione, di rinascita a tanti, giovani e meno giovani. 

Quali ambiti interessa?
E’ importante innanzitutto che sia costituita da soci che appartengono al territorio in cui la cooperativa ha sede. Avendo raccolto tutto quello che si muove nella riforma del terzo settore, la cooperativa può fare svariate attività e servizi, che vanno dall’assistenza socio sanitaria, alle energie rinnovabili.

Qualche esempio?
Il taxi sociale. 

Ci spieghi meglio.
In un paese dei giovani hanno costituito una cooperativa, con dei taxi accompagnano le persone più anziane o a fare la spesa, o all’ospedale per fare delle visite; altre cooperative invece lavorano nel settore della energia rinnovabile, pulita. Ad esempio hanno iniziato gestendo pannelli fotovoltaici e con gli introiti hanno investito gli utili nella manutenzione del verde pubblico e ancora nella costituzione di case dell’acqua. A Melpignano, vicino Lecce, appena 2.500 abitanti, dove è nata la prima cooperativa di comunità nel 2013, si sostengono i libri di testo e la mensa scolastica per i figli di famiglie meno abbienti. Ma ci sono anche cooperative che gestiscono il trasporto scolastico. E’ un esempio di economia circolare, parte dalla comunità e restituisce alla comunità in termini di benefici con altri servizi.

Cosa occorre prima di tutto?
Ci vuole una certa sensibilità delle amministrazioni di affidare servizi a persone del posto e non ad esterni, ma soprattutto un approccio culturale diverso, ovvero nel non intendere più l’intervento statale prettamente assistenzialistico ma nel mettersi insieme per creare delle condizioni per resistere al sud. Questo strumento in altre regioni funziona, e anche nella nostra regione esistono dei casi, finora non riconosciuti che ora per esempio lo saranno. Molte di queste sono legate al tema dell’integrazione, per esempio a Benevento.

E’ una legge a cui lei ha tenuto sin da subito?
E’ una legge è il frutto di una condivisione molto forte, con le associazioni maggiormente rappresentative, come Confcooperative, Unci, Legacoop, abbiamo fatto un lavoro condiviso a 360 gradi e si sono rese disponibili a fare con me dei laboratori itineranti sul territorio per incontrare chi ha delle idee, valutarle insieme e verificare la fattibilità e sostenibilità di un progetto. Ti accompagnano per tutto il percorso fin quando parte la cooperativa. Queste associazioni fanno dei bandi per mettere a disposizione fondi per avviare cooperative di comunità.

C’è una copertura finanziaria?
Certo. Ho previsto espressamente nella legge che il fondo che la Regione Campania dà non è incompatibile con altri contributi, europei o di altri, per incentivare questo mezzo. C’è tanto da fare, bisogna saperlo sfruttare.

Il Cilento ha percepito l’importanza di questo strumento?
Ero stata contattata da San Pietro al Tanagro dove stanno già predisponendo delle cooperative di comunità, anche ad Ottati. L’interesse e delle idee ci sono, vanno accompagnate e fatte emergere. Ci vuole un po’ di coraggio in più.

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