Capri revolution e l’amore di Martone per il Cilento

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Capri revolution e l’amore di Martone per il Cilento

Una storia coinvolgente e a tratti poetica, una fotografia straordinaria, un cast particolarmente indovinato e una colonna sonora meravigliosa sono gli ingredienti di Capri Revolution, ultima fatica del regista campano Mario Martone. Il film, presentato in concorso alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia è stato proiettato a Praga nello storico Cinema Lucerna ancor prima della sua uscita nelle sale italiane. La proiezione si è tenuta in occasione della VI edizione del MittelCinemaFest, festival del cinema italiano nell’Europa Centrale organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura, l’Ambasciata d’Italia a Praga, la Camera di Commercio italo-ceca e numerosi sponsor. Capri Revolution arriva dopo due film importanti di Martone: Noi credevamo e Il giovane favoloso che hanno sicuramente segnato due tappe importanti nel percorso artistico di questo grande regista.

Siamo nel 1914, sulla suggestiva isola di Capri, poco prima dell’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Sull’isola un gruppo di giovani del Nord Europa vive in una comunità hippie e new age ante litteram tra danze, vegetarianesimo e culto dell’arte e della spiritualità. A capo di questo gruppo di persone considerate dagli isolani alla stregua di folli -nella migliore delle ipotesi – c’è Seybu (Reinout Scholten van Aschat), pittore genialoide ispirato alla figura dell’artistae utopista tedesco Karl Wilhelm Diefenbach (febbraio 1851 -1913) e alle sue vicende che lo hanno visto trascorrere gli ultimi anni della sua vita proprio a Capri. Nel film abita sull’isola, con la sua famiglia tradizionale e contadina in cerca di riscatto, Lucia (Marianna Fontana) una ragazza giovane, appena ventenne, che porta ogni giorno al pascolo le capre sulle alture rocciose di questa parte del Mediterraneo. La giovane, che mal sopporta le aspettative della famiglia nei suoi confronti, si avvicina poco alla volta alla comunità hippie e inizia un complesso percorso di individuazione che la porterà a cambiare profondamente e a maturare decisioni importanti e radicali per la sua vita.

Ma per saperne qualcosa sulle fasi della realizzazione di questo film, girato quasi interamente nel Cilento, abbiamo fatto qualche domanda a Francesco Pascale, location manager Cilento che è stato molto vicino a Martone e al cast nel corso delle riprese.

Francesco, quali sono state le difficoltà principali di girare un film in un luogo straordinario come il Cilento dove non sempre è facile raggiungere le location, ottenere permessi e gestire la logistica?

Per rispondere a questa domanda non posso non citare una famosa frase di un altro film girato in queste terre “Chi viene al Sud piange due volte, quando arriva e quando se ne deve andare”.  In questa frase ci sono racchiuse tutte le emozioni che si trovano a dover affrontare le produzioni che approdano nel Cilento. Il primo assaggio delle “difficoltà” la produzione lo ebbe già nel periodo di preparazione, quando eravamo in 6 a dover organizzare il tutto in un ufficio messo a disposizione dal comune di San Mauro (SA). Le persone dello staff erano tutte abituate a lavorare nei loro uffici chiusi, isolati e ben organizzati, e non erano avvezzi al fatto che, nel Cilento, chiunque passasse dalla strada lì accanto, entrasse a vedere cosa stesse succedendo, senza farsi troppi problemi, cosa nel Cilento normalissima. Ricordo che erano sconvolti da questa cosa: c’erano persone che entravano per curiosità, facevano domande, portavano il caffè… Ma poi, col passare dei giorni, lo staff è entrato nell’ottica del territorio e la cosa è diventata normale e anche gradevole. Anzi, bisogna dire che le persone del paese si sono fatte in quattro e ci hanno aiutati a risolvere molti problemi. Pensa che ad un certo punto la Piazza Mazzarella di San Mauro Soprano veniva chiamata “piazza facebook”.  Bastava mettere un post (ovvero chiedere al bar) e subito si trovava una soluzione ad ogni problema. E ad essere sinceri questa stessa disponibilità l’abbiamo trovata ovunque in ogni angolo del territorio cilentano.

In base a cosa sono state scelte le location?

Anche in questo Mario Martone ha dimostrato il suo amore per il Cilento. Le location più particolari le ha trovate proprio lui nel suo continuo esplorare posti ormai dimenticati, alla scoperta di scenari mozzafiato. Basti pensare che per arrivare in una location, una stupenda grotta nascosta al resto del mondo, dove le uniche tracce di passaggio umano risalgono alle vecchie transumanze pastorali, abbiamo dovuto fare prima un tratto di mare e poi un’ora di cammino a piedi. Inutile dirti che in tutto ciò ci siamo portati dietro tutti i pesanti e ingombranti materiali. Ma ne è valsa di certo la pena. Abbiamo trovato un luogo straordinario a tal punto da non richiedere interventi scenografici o di luce.Tutte le location sono state il frutto di un enorme studio del regista in collaborazione con lo scenografo e l’art director, che ha permesso di girare in luoghi reali, e questo ha reso grande la lavorazione del film. Le case ormai in disuso da oltre 100 anni, le barche, le capre, il lavoro degli attori, i volti delle comparse, la luce naturale, gli odori che si respiravano… è stato un vero e proprio proiettare tutto il set nel primo anteguerra. La realtà in cui tutto si è svolto ci ha fatto sentire protagonisti di quell’epoca e di quella realtà, e guardando il film sarà davvero facile rendersene conto.

Come è stato gestire dal punto di vista logistico e organizzativo in generale una macchina complessa come è una troupe cinematografica?

Per organizzare il tutto e gestire i tempi ho dovuto infondere a tutti coloro che facevano parte dell’organizzazione un po’ di “spirito cilentano”, e questo perché la prima difficoltà è far capire a tutti coloro che erano abituati a lavorare in maniera più schematica, che qui i problemi non si possono risolvere, perché qui problemi non ce ne sono! Tutto arriva, tutto si sblocca, tutto si fa come programmato, ma all’ultimo secondo. Se si vuole ottenere qualcosa, nel Cilento non bisogna fare pressione psicologica o economica sulle persone. Qui la gente ti dà tutto, ma “non la devi stressare”. Quel “non preoccuparti” all’inizio spaventava molto, poi pian piano tutti hanno iniziato a capire che qui, con certe persone, una stretta di mano vale più di un contratto. Ma non devi mostrare diffidenza. Siamo nel Cilento e qui “fino a un’ora e mezza non e ritardo e fino a un metro e mezzo non e sbaglio”. Bisogna adattarsi molto alla mentalità. Abituarsi a questa mentalità non è stato facile per tutti, ma già dopo una settimana tutti erano passati dal: “Se quello ritarda un altro minuto rischia di saltare tutto”, al: “Vabbè, ma starà arrivando, si sarà fermato a prendere un caffè”. Vedi, un territorio come il Cilento, con le sue complessità, la sua cultura ecc. non si può adattare al cinema, ma è il cinema che deve sposare e adattarsi al territorio. Solo così questa terrà può mostrare i suoi segreti e offrire le sue scorciatoie.

E i rapporti con gli enti e le amministrazioni?

Anche per quanto riguarda i rapporti con gli enti abbiamo trovato sempre porte spalancate, il presidente del Parco Nazionale, il presidente della Comunità Montana, le amministrazioni di San Mauro, di Centola, di Camerota… Tutti ci hanno veramente messo a disposizione più di quanto avessimo bisogno. Hanno accolto il progetto come parte integrante di questo territorio, e poi, lo ricordo sempre, le persone, la gente del paese ci ha semplificato il tutto.

Vuoi raccontarci qualche aneddoto del regista Mario Martone e degli attori nel corso delle scene?

Come ti dicevo siamo stati tutti proiettati in quell’epoca, ma soprattutto nel lato artistico del film, a partire dall’attrice protagonista che ha passato ore e ore a pascolare capre sotto il sole per imparare a pascolarle davvero. Tutto quello che vedrete di lei è frutto del suo impegno. Marianna è una ragazza straordinaria che ha passato otto ore al giorno a fare pratica con le capre e dopo faceva lunghe passeggiate ad ammirare il territorio, e poi la trovavi al bar a parlare e scherzare con tutti. Il gruppo di ballo passava giornate intere a danzare nei luoghi dove poi avremmo girato per “carpirne l’energia”. I musicisti hanno creato musiche straordinarie con strumenti realizzati in una vecchia cantina di San Mauro trasformata in sala prova e officina per l’occasione. Ricordo che il regista, mentre giravamo le scene nella Grotta Azzurra di Camerota -altro luogo che lascia senza fiato- ad un certo punto si gira, ci guarda e dice: ”Uagliù, mo c’hamma fa’ nu bagno… Perché è troppo bello… Tutti in acqua!”.

Mario Martone ha avuto veramente la capacità di modificare il DNA delle persone che hanno partecipato a questo progetto facendo diventare tutti un po’ più cilentani.Tutti si sentivano a casa ed erano proiettati indietro agli inizi del secolo scorso, e poi a fine riprese tutti al bar in piazza, sempre lui, sempre l’unico bar, dove un semplice amaro poteva farti stare molto meglio del miglior cocktail nel più lussuoso locale del mondo.

Ultimamente il Cilento è teatro e fa da sfondo a molti film. Secondo te cosa attira in particolare, e come si potrebbe invogliare ulteriormente produzioni e registi a scegliere questa terra?

In realtà anche in passato il Cilento era stato preso in considerazione per produzioni cinematografiche e vennero girati anche alcuni film intorno agli anni 60-70. Poi fu messo un po’ da parte proprio per le difficoltà logistiche e di accoglienza turistica -il cinema richiede anche una grossa organizzazione per gli alloggi, muovendo centinaia di persone per volta- che allora erano evidenti. All’epoca il Cilento non era un territorio turistico, e non era organizzato in tal senso, ma oggi le cose sono cambiate molto, e devo dire che negli ultimi anni la film commission campania sta lavorando e investendo molto sul nostro territorio con ottimi risultati come possiamo vedere. Certo non siamo a Cinecittà, ma come costo/risultato io credo che questo territorio possa rendersi appetibile anche per quelle produzioni che oggi si spostano all’ estero perché ormai in Italia il “bello” è raro ed e molto caro e macchinoso. In questo territorio ancora, per fortuna, si trova molta bellezza, molta rarità e unicità, molta storia, e tanto altro. Diciamo che è un set a cielo aperto in ogni suo angolo e, se ci si muove nel modo giusto, si ha un ottimo trampolino per poter far tornare a casa molte produzioni.  Questo per quanto riguarda il lato “pratico” del cinema, mentre per quanto riguarda il lato artistico… Direi che lì vinciamo a carte scoperte! Per quello basta portare qui i registi e fargli respirare la nostra atmosfera, e ogni luogo gli sarà d ispirazione, ne sono certo.

* Mauro Ruggiero – Café Boheme

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