Castellabate, vicenda don Peppino D’Angelo: la lettera del comitato festeggiamenti San Costabile

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Castellabate, vicenda don Peppino D’Angelo: la lettera del comitato festeggiamenti San Costabile

Sulla vicenda di don Peppino D’Angelo, l’ex parroco di Castellabate, oggi in pensione e al centro della discussione sul celibato facoltativo, è intervenuto anche il Comitato Festeggiamenti San Costabile con Enrico Nicoletta, componente anche del Consiglio Interparrocchiale. La lettera:

Vivere una Comunità Parrocchiale, quando nel settembre 2015, il Vescovo Ciro Miniero assegnò le Parrocchie del nostro Territorio di Castellabate ai nuovi Parroci Don Roberto Guida e Don Pasquale Gargione, tutte le Comunità accolsero con immensa gioia i nuovi Pastori. Iniziava un nuovo percorso, il “Camminare Insieme”, la frase che da quel giorno ha visto tante iniziative e sinergia tra le tante identità parrocchiali con le proprie storie e le forti tradizioni. Lasciavano questo testimone Pastorale Mons. Luigi Orlotti, Parroco di Santa Maria e Don Vincenzo Fiumara, Parroco di San Marco Ogliastro-Licosa Lago-Alano e non per ultimo, Mons Giuseppe D’Angelo, figura storica ecclesiale dal 1958 nella nostra bellissima terra, già Parroco a Santa Maria, Lago e Alano, arrivato nel lontano 1990 a Castellabate” spiega Nicoletta.

E poi continua nel racconto: “Fu un momento di commiato molto triste in una cerimonia organizzata dal Comune di Castellabate nel Castello dell’Abate. Don Luigi ritornò nel suo luogo natale a Giungano, Don Vincenzo a guidare la Comunità parrocchiale di Capaccio e Don Peppino, su espressa richiesta del Vescovo e con il Nulla osta “affettivo” del nuovo parroco Don Roberto, rimase nella “sua” Castellabate”. Quindi, in merito alla polemica sul fatto che sia solo e abbandonato, conclude: “Don Peppino non è andato mai via da Castellabate, vigila dalla sua antica poltrona in Sagrestia tutte le telecamere che controllano la Maestosa Basilica intitolata a Santa Maria de’ Gulia. Vive la sua quotidianità con orari precisi e standardizzati, il fresco giornale ” Il Mattino” in Cartoleria da Stefano, il taglio di Barba da Osvaldo, la tappa obbligata in lavanderia da Gerardina, l’apertura antimeridiano della Chiesa, le sacre letture al fresco del Sagrato, il pranzo di mezzogiorno, il riposo pomeridiano, l’apertura e chiusura della Basilica, il rientro serale in Canonica.

Ma s/tutto circondato dall’affetto e dall’amore di tutta la Comunità parrocchiale di Castellabate. Celebra, tra tante difficoltà di respirazione la sua messa quotidiana, confessa nella sua Sagrestia e riceve visite, dispensando Consigli, conforto ma anche Sonori rimproveri, come un Buon Padre di Famiglia. Un Buon Padre di Famiglia, come lo definì Don Roberto, quando il Vescovo Miniero gli chiese se potesse restare in canonica ….Eccellenza non c’è nessun problema, è come se ci fosse Mio Padre. Intere generazioni vogliono bene a Don Peppino, nel suo antico e usurato abito talare, in quel suo camminare stanco e appoggiato sul lato sinistro. Solo chi non vive una Comunità non può sapere. Coccollato e curato, nei suoi momenti di cattiva salute, Tutti pronti quando l’asma lo assale e la sua bombola d’ossigeno, ormai parte di arredo nella storica Sagrestia. Nei suoi periodi di ricovero ospedaliero è stato sommerso da visite di parrocchiani, a turni cadenzati. Don Peppino non è stato e non sarà mai solo a Castellabate, quando Lui chiama tutti rispondono alle sue richieste. Rimane uno dei punti fermi della Storia della Comunità Parrocchiale di Castellabate.

Un Prete umile, ruvido all’esterno, ma dal grande cuore. Un grande e generoso Atto di carità cristiana di Don Roberto Guida, nei confronti di un Vecchio e stanco Parroco che ha scritto belle pagine di storie in tante parrocchie del nostro Comune. Lontano dai riflettori, dai social mediatici, non convegni o tavole rotonde, semplicemente solo calore e affetto. Non osiamo immaginare Castellabate e i suoi luoghi sacri senza Mons. Giuseppe D’Angelo, per Tutti solo e soltanto Don Peppino. Anche questo è vivere una Comunità cristiana, la vera Chiesa che vogliamo…

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