Cilento: green pass su whatsapp, così i giovani raggirano il sistema grazie al buco dei controlli

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Cilento: green pass su whatsapp, così i giovani raggirano il sistema grazie al buco dei controlli

Fatta la legge, trovato l’inganno. Nessun vaccino, nessun tampone. Nel Cilento, come anche in tante altre zone d’Italia, il Green pass viene chiesto in prestito ad amici e conoscenti e il gioco è fatto: l’accesso a ristoranti, bar, palestre e piscine è regolare e assicurato. Si tratta dell’ultima trovata per eludere i controlli dei gestori all’entrata dei locali hanno pensato di chiedere un QR code in prestito. Purtroppo niente di più semplice: ad aiutare, da un parte, la poca dimestichezza dei proprietari delle attività nella gestione efficace del controllo e della verifica, dall’altra il gran pasticcio del governo sulla questione privacy. Gli esercenti titolari di attività, infatti, come sottolineato a più riprese anche dal ministro degli Interni Luciana Lamorgese, non posso chiedere l’esibizione del documento d’identità da affiancare al certificato verde europeo. Ecco, dunque, che è semplice raggirare i controlli anche grazie alla falla che non permette il raffronto tra green pass e patente o carta d’identità o passaporto. Un vuoto normativo che – in parte – fa crollare l’efficacia del sistema per accedere alla maggior parte dei luoghi al chiuso e che tra qualche settimana potrebbe essere utilizzato anche per altro.

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