Cilento, minacce ai carabinieri: 5 condanne

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Cilento, minacce ai carabinieri: 5 condanne

Minacce ai carabinieri della compagnia di Agropoli: cinque condanne in primo grado per diversi esponenti di spicco del cosiddetto clan degli zingari Dolce-Cesarulo-Marotta di stanza nella cittadina cilentana. Cade l’aggravante mafiosa per quattro degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta Faro: il reato associativo resta contestato solo ad Antonio Dolce, alias Capone, colui che minacciò il comandante del nucleo operativo e radiomobile della compagnia cilentana, ed un suo brigadiere, ostentando il potere criminale del cartello rom di appartenenza.

Il gup Vincenzo Pellegrino del tribunale di Salerno, infatti, si è pronunciato ieri sui riti abbreviati. Dolce è stato condannato ad 1 anno e 6 mesi, così come Enzo Cesarulo, detto Cavallaro. Un anno invece per Vito Marotta, alias Dumbone, 10 mesi al 29enne omonimo Vito Marotta, e 6 mesi all’altro Vito Marotta noto come Corleone, difesi dagli avvocati Leopoldo Catena, Giuseppe Della Monica e Pierluigi Spadafora. «Finitela un poco, vedete che la vita è breve, si muore, cercate di fare il bravo ogni tanto…»:questa la minaccia che il Dolce rivolse al comandante del Nucleo Operativo finita nel verbali dell’indagine e del processo. Ai due Vito Marotta, invece, la pena è stata comminata per aver scardinato la porta dell’ufficio del sindaco di Agropoli, Adamo Coppola, per imporre la forza intimidatrice del clan sulle assunzioni nelle società partecipate del Comune, chiedendo espressamente “almeno 8-9 posti fissi” al primo cittadino cilentano, che denunciò l’episodio ai carabinieri e segnalando al capitano Francesco Manna il clima di condizionamento e sopraffazione creato dalla presenza di taluni indagati, che ha innescato anche la recente indagine della Dia di Salerno coordinata dal pm antimafia Vincenzo Montemurro.

Nel procedimento conclusosi con 5 condanne, l’ente civico si è costituito parte civile, chiedendo un risarcimento danni, specie d’immagine: richiesta accolta dal gup, che ha condannato gli imputati a pagare una somma al Comune da stabilire in separato giudizio.

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