Coronavirus, l’editore del Giornale del Cilento: «I nostri doveri, le nostre responsabilità»

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Coronavirus, l’editore del Giornale del Cilento: «I nostri doveri, le nostre responsabilità»

di Alessandro Infante

A proposito di comportamenti che deve avere il nostro giornale durante l’emergenza da Coronavirus, tenuto conto dei tanti cortesi messaggi che mi giungono in qualità di editore, tengo a precisare quanto segue.

In una situazione di emergenza, ma anche spesso nella quotidianità, cosa sia o non sia notizia non è un tabellario prestabilito, del tipo ‘se tampone positivo è notizia’ ‘se tampone negativo, non lo è’, ma è il risultato di una valutazione che compete alla professionalità dei giornalisti. Se fosse tutto così semplice, positivo uguale notizia, negativo uguale non notizia, non ci sarebbe bisogno della competenza dei giornalisti.

I giornalisti invece sono proprio coloro che, nell’aria grigia e caotica di cosa sia o non sia notizia, sanno districarsi, tenendo conto innanzitutto del diritto della gente di sapere, contemplandolo tuttavia con gli altri diritti e doveri. Compreso quello di non creare il panico, ma anche altri, come accade con la segretezza di informazioni di polizia quando si tratta di arrestare un soggetto pericoloso o altre situazioni ancora. E, sulla base delle variabili che si presentano, di volta in volta, il giornalista responsabilmente compie le scelte.

Ad esempio, estremizzando per meglio far comprendere, se a 5 bambini di 3 anni, viene eseguito un tampone e viene chiuso cautelarmente un asilo, diventa una notizia prima ancora dell’esito del tampone. Poiché il diritto delle persone di sapere, comprese le mamme degli altri bambini e di tutti quelli a cui è consigliabile avere un comportamento conseguente, è prevalente rispetto al rischio di creare un allarme.

Lo stesso esempio si potrebbe avere in caso a un’autorità viene eseguito un tampone, o una chiesa viene cautelarmente chiusa eccetera. Sono cioè numerosi i casi che si trovano in quella posizione di mezzo, dove non è possibile decidere secondo tabellario, cioè attenendosi solamente a ‘tampone positivo o negativo’. Ecco in tutti quei casi, i giornalisti che ogni giorno si confrontano con il problema di decidere cosa sia o non sia notizia, hanno strumenti validi a compiere le opportune valutazioni. E noi, in qualità di editori, poniamo nella loro competenza e professionalità la nostra fiducia. D’altronde se l’Italia e gli italiani stanno dimostrando comportamenti maturi all’altezza dell’emergenza nazionale, riconosciuti da organismi sanitari sovranazionali, è anche perché l’informazione che si sta producendo nel paese, dai mas media, è generalmente basata su criteri di trasparenza, competenza, completezza, continenza e professionalità.

Non ci si improvvisa medici come non ci si improvvisa giornalisti. Quanto a dichiarazioni di chi sostiene di offrire solo informazioni verificate, questo giornale si attiene a questo principio non soltanto in questa situazione di emergenza. Se un giornale non da notizie verificate, sempre, semplicemente non è un giornale. Ma anche la verifica, l’attendibilità delle fonti e la selezione e valutazione di queste, compete ai giornalisti, che si giocano la propria reputazione e quella del loro giornale, ovvero il loro pane quotidiano, sull’autorevolezza delle proprie pubblicazioni. Altro discorso è invece se nel parlare di notizie verificate si vuole intendere ‘notizie ufficiali’. Sono due concetti diversi.

Le notizie verificate sono quelle appena dette, quelle ufficiali sono quelle emanate da istituzioni. Tuttavia un giornale non può e non deve limitarsi a diventare velina delle istituzioni. Non può cioè essere solo microfono dell’autorità. Ci sono gli uffici stampa preposti a questo. Un giornale deve avere una propria autonomia di valutazione e discernimento, su cui si gioca la credibilità del suo pubblico di lettori cittadini, deve essere persino in grado di incalzare l’autorità quando, ad esempio questa, per valutazioni di opportunità, potrebbe persino compiere la scelta di non fare sapere, di insabbiare o persino di censurare, su questioni di interesse pubblico.

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