Fede, cultura e politica: il territorio merita confronto, non divisioni
| di Egidio Marchetti
Non sembrano spegnersi le polemiche relative alla indisponibilità della Curia vallese a concedere l’utilizzo della chiesa del Crocifisso, quale sede di una mostra figurativa, nell’ambito di una serie di iniziative patrocinate dall’Amministrazione comunale di Vallo della Lucania, contravvenendo ad una precedente autorizzazione, la quale aveva indotto gli organizzatori ad installare la mostra nella predetta chiesa.
Un dietrofront, palesato dal Vescovo durante un’omelia, che ha messo a repentaglio il lavoro e la programmazione della manifestazione.
In assenza di comunicati ufficiali, bisogna basarsi sulle versioni raccontante dai testimoni e, come tali, vanno gestite con cautela.
Sembrerebbe che il “casus belli” non sia la mostra stessa, bensì un murales dipinto pochi giorni prima in un tratto di strada del centro, tra la chiesa di Santa Maria delle Grazie e la Sede Vescovile, ricadente sempre all’interno delle iniziative della medesima rassegna culturale.
Una immagine forte, rappresentante la dea Ecate, una figura complessa della mitologia greca.
Sicuramente qualche benpensante ne sarà stato turbato, al punto da avanzare rimostranze e lagnanze con il presule. Anche tra i mezzi di informazione c’è chi ha contestato la scelta di questa immagine, invocando demoni e simboli anticristiani, buttando benzina sul fuoco della polemica, con il risultato di ottenere una presa di posizione netta e contraria, che ai più è sembrata quasi una forma di scomunica.
Nel rispetto della sensibilità e della libertà di tutti, nella distinzione dei ruoli tra potere temporale e potere spirituale, occorre fare la fotografia del presente, analizzando lo stato delle cose e le diverse responsabilità dei vari soggetti nello sviluppo del nostro territorio, senza sconti per nessuno.
Indubbiamente la nostra società vive una fase di decadenza economica e morale, con uno scadimento nei costumi, nei comportamenti e negli esempi.
Un degrado che tocca tutte le fasce sociali, tra problemi di ludopatia, uso e abuso di sostanze stupefacenti ed alcolici.
Una crisi che non risparmia nessun ambito, coinvolgendo istituzioni civili e religiose, attività economiche e culturali.
Il Cilento poi, conosce da oltre un decennio una recrudescenza del fenomeno dell’abbandono e dello spopolamento.
Si chiudono raparti ospedalieri, scuole, uffici postali e giudiziari. Franano strade, si abbassano le saracinesche, mentre i nostri figli laureati e diplomati vanno ad ingrossare le fila di una nuova e poderosa emigrazione intellettuale.
Ebbene, né la politica né la Chiesa hanno fatto sentire la loro voce, che poteva essere corale ed unita per rivendicare risorse economiche ed umane, plasmando e supportando i giovani con lo stesso slancio con il quale sono state costruite scuole, ospedali, teatri, centri culturali per mano di prelati illuminati.
Non doveva essere un non irresistibile murales a dividere l’opinione pubblica o fare da detonatore per la rinascita del nostro orgoglio.
Nonostante le migliori intenzioni degli organizzatori, qualcuno ha provato a trasformarlo in un capriccioso motivo di divisione, artatamente creato e gonfiato da qualche solone da marciapiede, cartina di tornasole di una società dove, non solo mancano dei veri leader ma, cosa ancora più grave, ancora non si è capita la gravità della situazione sociale e la priorità delle cose da fare. Argomenti ben più impegnativi di analisi dottrinarie, di disquisizioni teologiche o pseudo artistiche.
C’è da scommettere che passata la buriana, tra dieci giorni circa, tutti saranno insieme in processione, con il vestito buono e la fascia tricolore, dispensando saluti e sorrisi ad un pubblico di fedeli, sempre meno numerosi e sempre più anziani perché , nel frattempo, i figli sono andati via a cercare fortuna per costruirsi un futuro, lontani non solo fisicamente da queste sterili polemiche che appaiono, viste da fuori, come delle bagattelle di cortile.
L’unico modo per circoscrivere e chiudere questo increscioso ed episodico incidente diplomatico, è rimettere al centro del dibattito le questioni vitali del nostro territorio, anche con la realizzazione di una Consulta permanente, composta da rappresentanti della politica, della Chiesa e della cultura, in modo da unire gli sforzi per il rilancio di questa comunità, spesso distratta da polemiche sterili e fumose e da contrapposizioni personalistiche che non hanno mai portato a nulla di buono.
©Riproduzione riservata