«Frecciarotta» del Cilento: treni sporchi, vecchi e sovraffollati. L’odissea quotidiana dei pendolari

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«Frecciarotta» del Cilento: treni sporchi, vecchi e sovraffollati. L’odissea quotidiana dei pendolari

C’è qualcuno che ironicamente li definisce i «Frecciarotta del Cilento». Sporcizia e cattivo odore. Riscaldamento rotto e gelo d’inverno, caldo asfissiante d’estate. Insicurezza e sovraffollamento. Poi, porte bloccate, sedili sudici, bagni luridi e fuori servizio. Sono i treni che quotidianamente attraversano la provincia a sud di Salerno. L’incubo dei pendolari. L’unico mezzo per sviare le strade interrotte dalle frane e arrivare in tempo (si fa per dire) a lavoro. Bisogna poi combattere con il caro prezzi, l’aumento delle tariffe mensili e annuali. Stato e regioni non vogliono investire e i viaggi continuano ad essere infernali. Da Sapri a Salerno le carrozze sono spesso sovraffollate. Buchi negli orari incolmabili. Un treno per o da una stazione del Cilento passa dopo due ore dal precedente e due ore prima dal successivo. Impensabile nel 2014 quando per televisione si sente parlare di Tav e Frecciarossa.

Legambiente ha stilato un report e l’associazione, che lancia la campagna «Pendolaria 2014», fa presente che «dal 2010 a oggi in Italia ci sono stati complessivamente tagli pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale». Inoltre è stato tagliato il numero dei treni e a questo si è accompagnato «in quasi tutte le Regioni italiane un aumento delle tariffe». E per esempio, secondo alcune anticipazioni del prossimo rapporto Pendolaria, che sarà presentato il 18 dicembre, «rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% e le regioni in larga parte dei casi non hanno investito; tra il 2011 e il 2014 il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 21% in Abruzzo e al 19% in Campania e Sicilia. Mentre il record di aumento del costo dei biglietti dal 2011 ad oggi è stato in Piemonte con più 47%; è stato del 41% in Liguria, del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento». I pendolari italiani sono ormai costretti a fare viaggi infernali per arrivare a destinazione: è stato fatto troppo poco in questi anni tanto che una situazione critica è diventata insopportabile. «Altro che sblocca Italia – afferma Legambiente – governo e regioni s’impegnino per migliorare il trasporto pubblico su ferro».

Dei mille e 400 pendolari interpellati da Altroconsumo, l’89% punta il dito sulla «pulizia inesistente». Per nove pendolari su dieci gli standard igienici sono peggiorati rispetto a un’analoga inchiesta datata 2004. All’interno di molte carrozze addirittura ci piove. I punti critici sono i sedili (77%), le carrozze sporche (69%) e il cattivo odore (58%). Il 71% dei passeggeri si lamenta della climatizzazione: gli impianti vanno sempre più frequentemente in panne. D’inverno si gela, d’estate «si fa la sauna». La puntualità è da sempre il tasto dolente, anche se dal 2004 ad oggi gli insoddisfatti sono calati dal 69 al 63%. Ma la percentuale resta altissima. Da questa situazione, i pendolari che ogni mattina dal Cilento devono raggiungere i centri maggiori come Vallo della Lucania, Agropoli, Capaccio, Salerno e addirittura Napoli, escono esasperati, indignati, stremati: disagi a catena, ore di lavoro perse e da recuperare, trattenute sullo stipendio, ferie e permessi utilizzati «per nulla», tempo sottratto alla famiglia e agli hobby. 

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