Il Cilento è su National Geographic

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Il Cilento è su National Geographic

«Sorridono, mietono il grano, annusano la frutta, abbracciano, pregano, accolgono. Vivono, soprattutto. Perché i centenari del Cilento non si fermano mai. Li racconta il progetto fotografico “100 di 100 – Vite centenarie nel Cilento”, promosso dal Gruppo Azione Locale (Gal) Casacastra: gli scatti in bianco e nero di Danilo Malatesta indugiano sulla vitalità di arzilli vecchietti che lavorano la terra, imperterriti, com’è nelle corde Di una popolazione già oggetto di un approfondito studio sulla longevità, un Progetto di Ricerca Scientifica Ciao (acronimo di Cilento Iniziative on Aging Outcomes) che vede coinvolte l’Università di San Diego in California USA, la Sapienza di Roma, Lund di Malmoe Svezia, il Waltraut Bergmann Stiftung di Berlin, il Great Italy (Global Research on Acute Conditions team) ed il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni». Lo scrive Pasquale Raicaldo, giornalista di Repubblica, questa volta nelle visti di cronista per National Geographic. 

«Sui loro volti – spiega il fotografo ai microfoni di Raicaldo – scorrono, rapidi e simultanei, i lasciti di una vita fatta di orti, di cortili interni, di stanze comunicanti, segnata da lacrime e sudore, pervasa da un vivere essenziale. Rughe nodose come le venature di ulivi secolari, sospesi tra natura e fatica. Sguardi vitrei che sanno ancora sprigionare speranza e tenerezza, parlando con gli alfabeti di una semplicità ormai smarrita. Anime di un Amato, Amaro Sud che nel passato serba le cifre più autentiche della sua infinita bellezza. Volti austeri e fieri, padri e testimoni dell’identità che tutt’oggi ci appartiene e meravigliosamente ci rende protagonisti di una storia unica. Ecco allora, la storia di un incredibile connubio uomo- territorio: Il Cilento che serba in se una varietà di colori e scenari che ne fanno un mondo nel mondo e questi piccoli campioni di umanità, come la loro terra anch’essi umilmente ricchi, favolosi agglomerati dei tanti sapori, vivacità e pacatezza di una terra inenarrabile».

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