Il vero significato del Natale

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Il vero significato del Natale

di Giuseppe Amorelli – Avvocato

 Il clima Natalizio quest’anno è particolarmente contrassegnato da situazioni negative. Però non deve indurci a non sperare al cambiamento. Il “vero” significato del Natale, sia esso religioso , cristiano o laico risiede nel messaggio di “Quel Bambino” che viene al mondo, la speranza, la luce che illumina, l´atmosfera della “rinascita”, l´entusiasmo di ciò che ancora è in grado di promettere il futuro: la promessa del tempo. Liberiamo il Natale dalle incrostazioni consumistiche e festaiole. Non il Natale delle luci, delle vetrine addobbate a festa , dei rivestimenti retorici e fantasiosi che lo rendono una favola mielosa e stucchevole. Queste pratiche natalizie degli acquisti e dei consumi sono la testimonianza di una cultura becera e consumistica che produce solo ad un arido divertimento, e non porta a ritrovare in noi  la gioia, quella dell’anima.

 La odierna Festività del Natale altro non era, per le popolazioni precristiane, che la celebrazione del solstizio d’inverno,  la notte più lunga e il giorno più corto. Questo fenomeno veniva anticamente interpretato in chiave religiosa: il sole, giunto al minimo della sua forza e della sua potenza, sembrava improvvisamente rinascere, riconquistava le tenebre e diventava invincibile. Ed ecco che nei giorni a ridosso del 25 dicembre i Romani festeggiavano il Sol invictus (sole invincibile), gli Egiziani la nascita di Horus, gli Indopersiani quella di Mitra, i Siriani quella di El  Gabal, i Greci quella di Helios.

Fu Aureliano il primo imperatore romano a istituire ufficialmente il 25 dicembre la festa del Sol invictus, nel 274. Costantino poi, nel 330, trasformò la ricorrenza in festa cristiana facendovi coincidere la nascita di Cristo, fino ad allora festeggiata in date diverse a seconda del luogo (ma più diffusamente il 6 gennaio, giorno in cui poi venne celebrata l’Epifania).

Ricordiamo anche che fu sempre Costantino a cambiare nome all’ultimo giorno della settimana, che da dies solis (giorno del sole, significato che ancora rimane nell’inglese sunday e nel tedesco sonntag) diventò dies domini (giorno del Signore).

Nonostante l’ufficializzazione della data di nascita di Cristo, il culto del dio Sole rimase ben radicato persino nelle popolazioni cristiane, come scriveva nel 460 Papa Leone Magno: ”E’ così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella basilica di San Pietro, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana”.

“Natale è la festa dell’uomo, uno come tanti miliardi e al contempo unico e irripetibile. Se celebriamo così solennemente la nascita di Gesù è per testimoniare che ogni uomo è qualcuno, unico e irripetibile, qualcuno chiamato con il proprio nome”. Cosi Papa Wojtyla il 25 dicembre 1978, da qualche mese, salito al Soglio Pontificio.. Il “Cuore del Natale” è proprio questo l’incontro d’amore e di vita con se stessi e e con gli altri. 

Abbiamo smarrito “l’esempio” di chi del Natale ha saputo coglierne il senso piu recondito e ne hanno fatto ragione di vita. Don Primo Mazzolari, per esempio  con il suo “messaggio profetico”  scriveva ne La più bella avventura: «Il mondo di oggi ha bisogno di vedere Gesù Cristo in un tipo di santità che viva e operi nel suo cuore stesso. Occorre che qualcuno esca e pianti la tenda dell’amore accanto a quella dell’odio, dichiarandosi contro, apertamente, a tutte le ferocità dell’ora, ovunque si trovino, sotto qualunque nome si celino; in uno sforzo di santità sociale che restituisca un’anima a questo nostro povero mondo che l’ha perduta» .

E la sua splendida poesia che ci indica la strada , la luce che verrà ad illuminare la nostra misera esistenza:

” Egli viene.
E con Lui viene la gioia.
Se lo vuoi, ti è vicino.
Anche se non lo vuoi, ti è vicino.
Ti parla anche se non parli.
Se non l’ami, egli ti ama ancor di più.
Se ti perdi, viene a cercarti.
Se non sai camminare, ti porta.
Se tu piangi, sei beato perché lui ti consola.
Se sei povero, hai assicurato il regno dei cieli.
Se hai fame e sete di giustizia, sei saziato.
Se perseguitato per causa di giustizia,
puoi rallegrarti ed esultare.
Così entra nel mondo la gioia,
attraverso un bambino che non ha niente.
La gioia è fatta di niente,
perché ogni uomo che viene al mondo
viene a mani vuote.
Cammina, lavora e soffre a mani vuote,
muore e va di là a mani vuote.

Anche David Maria Turoldo, il profeta che cantava la speranza degli ultimi, lasciò versi, indelebili sul vero significato del Natale: 

Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni , figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e dunque vieni sempre , Signore.
Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e dunque vieni sempre, Signore.

La luce del  Santo Natale allora, risplenda sul cammino di noi tutti, in questa ora così tetra ed oscura della nostra esistenza e ci conduca verso un futuro radioso, ricco di gioia e felicità. 

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