Il sacerdote e il trucco dei babà, ristoratori truffati al telefono: ecco il raggiro

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Il sacerdote e il trucco dei babà, ristoratori truffati al telefono: ecco il raggiro

Una truffa studiata nei minimi particolari che ha avuto come vittime alcuni ristoratori cilentani. Una storia che ha dell’incredibile, perché costruita intorno alla figura di un sedicente sacerdote di Salerno e un carico di babà napoletani. E’ quanto successo nei giorni scorsi a Capaccio-Paestum, luogo prescelto dai truffatori per mettere a segno il raggiro. Tutto è partito da una telefonata ad un agriturismo, nella quale un uomo con chiaro accento napoletano, spacciandosi per un sacerdote, chiedeva al titolare del locale di prenotare un pranzo per cinquanta persone. I fedeli sarebbero giunti nel Cilento domenica prossima.

Secondo quanto raccontato dal truffato, il prete avrebbe raccontato di essere un assiduo frequentatore della zona, in quanto da anni organizza gite nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano e questa volta sarebbe partito, appunto, dalla visita agli scavi archeologici di Paestum. «In passato – ha spiegato il commerciante – si era sempre rivolto ad un ristorante di Gromola ma, essendosi trovato male nell’ultimo periodo, aveva deciso di cambiare. Nella chiacchierata telefonica, poi, il curato aveva anche avanzato una richiesta particolare: quella di anticipare l’acquisto di 17 babà napoletani da dare poi alle famiglie di fedeli interessate». «Non sapendo a chi rivolgermi per l’acquisto dei dolci – ha continuato il titolare -, è stato lo stesso sacerdote a fornirmi il numero di telefono di una pasticceria da lui conosciuta e apprezzata, che già in passato aveva effettuato lo stesso tipo di servizio. Io avrei dunque acquistato le paste richieste dalle famiglie di turisti in arrivo e, una volta sul posto, le avrebbero ritirate per portarle con loro». 

E così, infatti, è stato: il ristoratore ha telefonato al rivenditore, complice del truffatore, e nella giornata di venerdì 12 dicembre sono arrivati i 17 babà, per il costo complessivo di 512 euro iva inclusa. Una volta pagato il conto, è arrivata anche l’amara scoperta. Parlando, infatti, con alcuni colleghi del posto, l’uomo ha scoperto che anche loro erano stati contattati da un sacerdote per un pranzo da consumarsi nella stessa giornata di domenica. E soprattutto, gli era stata fatta la stessa richiesta in merito all’acquisto dei dolci. Ad avvalorare i loro sospetti, poi, anche il numero di cellulare del rivenditore, divenuto d’un tratto irraggiungibile, e la carta per il confezionamento delle paste, che riportava recapito telefonico e nome di una pasticceria napoletana completamente inesistenti.

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