Incendio Camerota, proprietari terrieri disperati: «Non abbiamo chiuso occhio. Un inferno di fiamme attorno a noi»

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Incendio Camerota, proprietari terrieri disperati: «Non abbiamo chiuso occhio. Un inferno di fiamme attorno a noi»

«Siamo arrivati subito ma non abbiamo potuto fare altro che ammirare terrorizzati questo spettacolo indecoroso». I proprietari terrieri non hanno chiuso occhio. Marina di Camerota brucia ormai da dieci ore. L’incendio si è sviluppato in località Monte di Luna fino alla collina che sovrasta la spiaggia del Pozzallo e la strada che conduce a baia Infreschi. Da quelle parti tante famiglie di Marina e di Lentiscosa coltivano la terra e custodiscono i propri animali. Ci sono cavalli, pecore, maiali, capre, cani e centinaia di piante di ulivo. Il rogo, molto probabilmente di origine dolosa, sta man mano diminuendo grazie all’intervento dei canadair dei vigili del fuoco.  

«Abbiamo sentito dei rumori, poi le sirene del pompieri. Ci siamo svegliati di soprassalto senza quasi capire cosa stesse accadendo. Allora siamo usciti e abbiamo visto quelle fiamme, saranno state di 30 metri. Si sentivano grida, c’erano persone che correvano su e giù. Abbiamo avuto paura, anche se poi abbiamo saputo che nessuno era ferito e nessuna abitazione è rimasta coinvolta». Questa è parte della testimonianza shock di una donna che è accorsa insieme al figlio dalle parti dell’incendio. «Nel caldo della notte, tra le fiamme, sembrava un inferno – racconta invece uno dei soccorritori -. Ci siamo sentiti impotenti di fronte questo scempio. Di notte non si può fare molto. Al mattino, insieme al sole, sono arrivati i soccorsi».

«Appiccano il fuoco per interessi – tuona un turista che affacciato sul lungomare Trieste ammira il mezzo dei caschi rossi mentre si tuffa in mare per caricare migliaia di litri di acqua – io ho lavorato per diversi anni in un servizio antincendio e avevamo come zona l’entroterra toscano. Attorno a questi roghi ruotano interessi per migliaia di euro. Guadagna chi spegne l’incendio, chi bonifica l’area e chi la mette in sicurezza successivamente. Come si dice qui al sud? E’ tutto un magna magna».

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