Inchiesta ‘Chernobyl’ nel Vallo di Diano: ecco tutti gli imputati e cosa non è stato ancora detto

| di
Inchiesta ‘Chernobyl’ nel Vallo di Diano: ecco tutti gli imputati e cosa non è stato ancora detto

Il blitz del Movimento 5 stelle nei territori del Vallo di Diano coinvolti nel processo ‘Chernobyl’ ha riportato a galla una faccenda dolorosa anche per il territorio a sud della provincia di Salerno. Perché secondo le indagini anche in quei luoghi sarebbero stati interrati rifiuti tossici. L’inchiesta attualmente vede imputate  38 persone per vari reati. La maggior parte rischia di finire in prescrizione, compreso quello di ‘disastro ambientale’, e proprio per questa ragione il M5S ha deciso di effettuare dei sopralluoghi per mettere in mostra «quelli che sono realmente i danni causati all’ambiente al fine di riqualificare i terreni ed evitare che i responsabili rimangano impuniti».

Inchiesta Chernobyl Il 15 luglio del 2009 è stato effettuato un resoconto stenografico da parte della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. L’operazione è stata capitanata dal procuratore della repubblica del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo, accompagnato dal procuratore Paolo Albano e dal sostituto procuratore Donato Ceglie. Dall’inchiesta ne è emerso un decreto di rinvio a giudizio per 38 persone, le cui attività, nel campo dello smaltimento dei rifiuti, sono state monitorate dal gennaio 2006 fino al giugno 2007 dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Dal decreto si apprende che questa ‘organizzazione’ di persone e di imprese «gestiva una quantità di rifiuti illecitamente smaltiti». Una cifra stimabile che porta al numero di 980.000 tonnellate di rifiuti in circa 18 mesi, procurando agli accusati «ingiusti profitti» nel periodo monitorato pari a circa, per difetto, 50.000.000 euro. Praticamente due colpi in una sola botta, «da un lato dei profitti illegali, dall’altro un vero e proprio disastro ambientale». Il campo di imputazione è infatti proprio questo: disastro ambientale. In questa enorme ma quasi invisibile inchiesta rientrano diversi territori del Vallo di Diano, tra i quali località ‘tempa cardone’ a San Pietro al Tanagro (12.000 m/2), Buco vecchio nel comune di Teggiano (10.000 m/2), località Sanizzi a Sant’Arsenio (10.000 e 5.000 m/2) e via Larga a San Rufo dell’estensione di circa 4.000 m/2 

Gli interrogativi adesso sono tanti, soprattutto in merito alle questioni attinenti alla salute dei cittadini. Infatti, nell’audizione del 15 luglio 2009, il pm Ceglie disse: «Le attuali ‘bombe ecologiche’ non richiedono soltanto un intervento specialistico, con tutte le cautele giuridiche del caso, per affrontare una questione relativa al ciclo dei rifiuti, bensì richiedono un intervento urgente perché, anche e soprattutto, è in pericolo la salute umana. Alcune indagini epidemiologiche dell’istituto Monaldi di Napoli, del marzo 2007, richiamate anche nella nostra relazione, ci dicono che sono in terribile aumento forme tumorali specifiche in queste aree contaminate da questo tipo di rifiuti. In merito a ciò, è naturale pensare che esistano varie sfumature, sito per sito, del disastro ambientale».

Il comitato del Vallo di Diano E fu proprio la necessità di conoscere più a fondo cosa fosse successo nel nostro territorio che spinse un comitato spontaneo di cittadini del Vallo di Diano ad organizzare un incontro, dal titolo ‘Inquinamento ambientale e salute: possibili correlazioni’, il 3 novembre del 2007 nell’aula magna delle scuole elementari di Sala Consilina. Infatti, le notizie che si leggevano nelle pagine del quotidiano ‘Il Mattino’ del 5 luglio 2007, erano proprio queste: «Veleno usato come concime. Cromo esavalente, una delle sostanze tossiche più pericolose e insidiose, mischiato al terreno agricolo, quello sul quale vengono poi coltivati gli ortaggi, le verdure, la frutta. Un attentato alla salute consumato per oltre due anni da affaristi senza scrupoli e da contadini compiacenti…».

Il silenzio della politica A fronte di quanto si apprendeva dalla stampa, il comitato chiedeva chiarezza da parte delle istituzioni locali. Tuttavia, la politica tacque, in un clima che sembrava essere di attesa, perché si potesse attraversare la buriana mediatica. Questi i fatti risalenti al 2006/2007, quindi il processo che inizia nel dicembre del 2011 presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Dal 2012 la competenza è passata al tribunale di Salerno, dove il 5 dicembre 2013 si è tenuta l’udienza preliminare, rinviata al 30 gennaio 2014 per un difetto di notifica. Il 28 febbraio tutti e 38 gli imputati sono stati rinviati a giudizio per i capi di imputazione contestatigli, dopodiché i rinvii sono stati continui: 9 aprile 2014, 17 dicembre 2014, 8 aprile 2015, 12 giugno, sempre a causa di difetto di notifica.

Il blitz dei grillini Per questa ragione il processo Chernobyl sta lentamente morendo. A distanza di anni, però, la politica ha iniziato ad occuparsene attraverso i sopralluoghi del M5S. Verrà infatti raccolto un report informativo che porterà l’inchiesta, con tutti i materiali necessari, ai vertici delle commissioni dell’ambiente e alla commissione della ‘Terra dei Fuochi’, le commissioni, dotate di poteri istituzionali, potranno convocare i sindaci, gli enti preposti o le persone interessate nell’inchiesta effettuando delle audizioni interrogative. Il tutto verrà  messo sotto forma di verbale  per poi essere eventualmente inviato alla procura della repubblica. Così l’inchiesta da fatto giudiziario passerà all’attenzione della regione Campania, che potrà avviare attività di bonifiche e risistemazione.

Ma chi sono gli imputati Ferrentino Gaetano, Ruggiero Giulio, D’Alessio Felice Maria, Ferrentino Domenico, Staiano Michele, Cabrano Vito, Pinto Rosario, Pomposelli Giovanni, Lettieri Franco, Cerino Pellegrino, Di Cruccio Biagio, Di Candia Angelo, Petito Achille, D’Addona Carmine, Piserchia Antonio, Agizza Antonio, Brignola Giovanni, Sasso Ciro, Adamo Giuseppe, Scotto Di Carlo Giacobbe, Santoro Alfonso, Castiglia Giuliano, Tranea Giustino, Pancione Amabile, Commodo Gennaro, Ucciero Giuseppe, Ucciero Ludovico, Bongiovanni Mark Joseph, Mattioli Ferdinando, Esposito Antonio, Marrandino Giovanni, Dal Poggetto Francesco, Pianese Raffaele, Caravecchio Angelo, De Vizia Vincenzo, Vario Pietro, Zarro Giuseppe.

Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti ambientali inerenti il traffico illecito di rifiuti speciali, il danneggiamento aggravato, la gestione illecita di rifiuti inquinanti dispersi nell’ambiente, il disastro ambientale, falsi e truffa aggravata ai danni di enti pubblici in relazione all’articolo 53 bis D. Lgs. 52/97 riformulato ai sensi e per gli effetti, di cui all’artico 2 c.p., dall’art. 260 del D. Lgs. 15212006

©

Consigliati per te

©Riproduzione riservata