L’ estate più trash

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L’ estate più trash

La megarissa nel pieno centro storico di Agropoli, il bagnino aggredito perché vuole restituire una medusa al mare, la scala di alluminio nelle acque cristalline di Santa Maria di Castellabate piazzata a mo’ di trampolino, l’altare della cappella di San Matteo “Ad duo flumina” di Casal Velino vandalizzata, la lotta quotidiana ingaggiata dai vigili urbani all’occupazione del bagnasciuga con l’ombrellone selvaggio che marca il possesso del territorio, la spiaggia che assomiglia sempre più ad un lungo, infinito rave party, i fuochi nella notte di ferragosto, le lattine, i rifiuti abbandonati su spiagge caraibiche stuprate che non si riconoscono più, il vicesindaco di Sapri aggredito da cinque teppistelli e tanto altro rimarrà agli annali di questa estate.

Molti si chiedono quanto potrà durare questo “navigare a vista”, se davvero bisogna aspettarsi il peggio affinché si cominci a mettere in sicurezza i 100 km di costa cilentana, la lunga strada di sabbia che per 45 giorni l’anno diventa terra di nessuno.Quale, si chiedono in tanti, l’errore di fondo, il peccato originale che ha portato un territorio Patrimonio Unesco, Parco Naturale, patria della Dieta mediterranea, con un entroterra di borghi favolosi ricchi di storia, biodiversità, un Parco archeologico ed un settore agricolo che vanta numerose eccellenze, ad attrarre un turismo che non sa entrare in punta di piedi e in silenzio, che non ha rispetto e cura per la sacralità dei nostri luoghi.

Si discute e si punta il dito sulla scellerata speculazione edilizia perpetrata nel passato, sulla mancanza di una seria formazione degli addetti ai servizi turistici, sull’incapacità di attrarre e selezionare non turisti, ma viaggiatori, sulla mancanza di un progetto serio di destagionalizzazione attraverso l’offerta di diversi tipi di turismo, e non solo di prossimità, ed infine, sulla solitudine di eccellenti operatori turistici.Insomma, “dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”.

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