La Libertà, la Legge e la Paura

| di
La Libertà, la Legge e la Paura

di Attilio Bianco

Coloro i quali cercano nella libertà qualcos’altro che non sia la libertà medesima, sono nati per essere schiavi e non per essere uomini liberi. Attraverso questa massima, Alexis de Tocqueville provava a distinguere il mondo tra quelli che credono alla libertà quale fine a cui tendere e quelli che chiedono maggiore libertà al fine di poter ottenere altri vantaggi. E’ diffusa e provata l’idea che più si è liberi di scambiare beni e servizi, più si cresce economicamente. Ma se ci poniamo l’obiettivo di avere più libertà per ottenere più crescita, vuol dire che non ci interessa la libertà, bensì la crescita economica. Se dovessimo scoprire che maggiore libertà non porti a maggiore benessere economico, sceglieremmo la libertà o il benessere? Quanta minor libertà saremmo disposti ad accettare in cambio di qualcos’altro?

La libertà in sostanza, è un mezzo oppure un fine? Il liberale considera la libertà un fine a cui tendere. Non esiste più o meno libertà. Essa è un valore assoluto: o si è liberi o non lo si è. Giammai sarà una merce di scambio. Se volessimo darne una definizione, potremmo dire che Libertà esiste quando su un individuo non è esercitata alcuna costrizione. Un uomo nel deserto, senza cibo né acqua, è libero? Sicuramente si. Lo stesso uomo, in prigione con cibo e acqua, è libero? Certamente no.

Tante volte restringiamo volontariamente la nostra libertà in ragione di altre cose che desideriamo; ma dobbiamo sempre saper distinguere cos’è la libertà intesa come condizione di assenza di coercizione. Liberamente decidiamo di rinunciare a qualcosa in cambio di altre necessità: stabiliamo regole che ci consentono di vivere con altri individui. Cediamo pezzi di libertà in nome di un interesse generale, che il più delle volte generale non è. E’ solo l’interesse di taluno che è riuscito ad imporsi sugli altri.

Paradossalmente, la teoria della libertà quale assenza di costrizione non predica la totale assenza di costrizione. A volte, le persone devono essere costrette per proteggere la libertà degli altri: “la mia libertà di agitare un pugno finisce dove inizia il tuo naso”, avrebbe detto Milton Friedman. La costrizione è inestricabilmente intrecciata con la libertà proprio nel tentativo di proteggere quest’ultima. Libertà e costrizione trovano quindi, il loro punto di equilibrio nella legislazione.

Come l’ordine del mercato è il risultato degli infiniti tentativi individuali di trovare un equilibrio tra la domanda e l’offerta di beni e servizi, così il diritto è il risultato di uno scambio di pretese che alla fine darà vita ad un ordine fondato sulla prevedibilità (o almeno sull’indirizzo) dei comportamenti. Lo scontro di interessi contrapposti trova sintesi nel diritto, nella norma scritta e unanimemente accettata come valida; in sostanza, nella Legge. Ma nell’incrocio di interessi gioca un ruolo fondamentale l’aspetto psicologico. Cosa accade quando tra la libertà e la costrizione si inserisce la paura? Succede che diventa facile per il governo limitare la libertà dei singoli, in nome di un interesse generale meritevole di una maggior tutela. E poco importa se tali limitazioni avvengono utilizzando strumenti illegittimi in spregio dell’individuo. Spinti dalla paura, i cittadini abdicano volontariamente i loro diritti di libertà. Il restare a casa diventa un rito scaramantico, unica salvezza possibile per un popolo che rifugge la cultura scientifica ed il pensiero liberale. E che anzi, vive la pandemia come una punizione divina: la natura che si riappropria del proprio spazio e ci sanziona per i nostri abusi.

E quindi, il non poter correre, andare al mare, stare all’aria aperta o raccogliere asparagi diventano la sofferenza necessaria. L’annullamento della libertà di movimento è un castigo doveroso e finalizzato non a bloccare la diffusione del virus, bensì ad espiare le nostre colpe. Paura ed ignoranza prevalgono dunque, su razionalità e diritto. Moralismo e superstizione distruggono ancora una volta il metodo scientifico e il raziocinio liberale. E’ vero, la libertà va difesa soprattutto da quelli che non sono capaci di meritarsela. Banalmente, potremmo dire che il mio diritto a non ammalarmi è superiore al tuo diritto di andare a passeggio per la città. Ma è altrettanto vero che, se si è disposti a sacrificare spazi di libertà in cambio di altro, si avrà (forse) tanto altro, ma non si sarà mai liberi. E la libertà, una volta ceduta, difficilmente verrà riconquistata.

Attilio BiancoTributarista, cultore del pensiero liberale

Consigliati per te

©Riproduzione riservata