La Pasqua: accogliamo con gioia cristiana la resurrezione di Cristo

| di
La Pasqua: accogliamo con gioia cristiana la resurrezione di Cristo

Possa questa festa essere colma di pensieri belli e lieti, che parlano di amore, carità, fraternità, pace e speranza

In questi giorni di preparazione alla Pasqua, non si può non proporre una riflessione di Severino, secondo il quale “noi non siamo nulla, non veniamo dal nulla e non torniamo nel nulla … Il mendicante è il nostro essere convinti, per esempio, che io stia farneticando, perché le cose reali sono questo mondo, l’Europa, l’Italia, i rapporti economici, giuridici, sessuali. Mentre il fondo dell’uomo consiste nella sua permanenza assoluta … la morte ci consente di oltrepassare il senso del nulla”. L’uomo, quindi, non può divenire nulla, in quanto il nulla non è, e l’uomo non può avere legame alcuno con esso; riprendendo anche il pensiero di Parmenide, egli scorge nell’Essere eterno la sua imperitura presenza. Contrariamente, invece, alla cultura contemporanea in cui il denaro è divenuto il fine ultimo della vita umana e sociale, in funzione del quale sono posti tutti gli altri valori, che non hanno natura economica, come il pensiero, la giustizia, la bellezza, l’amore. In questa prospettiva, l’uomo non viene percepito che come mero produttore e consumatore, con conseguente svilimento non soltanto della vita interiore, ma anche del linguaggio, che utilizza parole vane, logore, ambigue, sbrigative, sprezzanti, violente, divisive, intimidatorie. Occorre, allora, “bonificare” il terreno civile, morale e culturale della nostra società dalla omologazione nullificante, dall’inquinamento del disprezzo per la dignità umana, dall’inaridimento emotivo, dalla desertificazione del pensiero. In uno scenario di incertezza e disincanto diffusi, è da ridestare la sensibilità delle coscienze contro ogni passiva ed aprioristica acquiescenza, allo scopo di ben distinguere il bene dal male, le scelte umane da quelle disumane. 

E come è potuto accadere che la nostra civiltà, vessillifera della dignità del singolo e della libertà dell’individuo, sia sfociata in un degrado delle relazioni sociali, cui l’umanità si sta -quasi- assuefacendo? Denatalità, aggressività isterica, povertà in aumento! La politica dipende dall’economia, l’economia dalla tecnica, la tecnica non dipende da nulla, se non da se stessa. La democrazia occidentale soffre, in maniera non marginale, le conseguenze sociali dell’individualismo e della competitività. Ognuno viene relegato ai mezzi di cui dispone, affinché possa ricevere il suo riconoscimento, mentre i giovani, nell’interiorizzare questa angosciosa percezione, vedono il futuro come una minaccia, piuttosto che come una promessa, parafrasando il pensiero di Benasayag. 

In questo contesto, facciamoci provocare dalla sollecitazione del Pontefice a cercare un “cammino comune”: il tesoro è sì nel campo, però conviene scavare nei luoghi giusti, altrimenti si trova unicamente uno sconfortante campo pieno di buche. E un simile “cammino comune” va inteso come riflesso della “complicità” umana e collettiva in cui si riconosce la maggioranza delle persone, che vengono illuse e disilluse dai signori della guerra, dai mercanti del tempio, dai politici della crescita, dai tecnici della innovazione, dai pubblicitari del progresso. Proprio nell’imminenza della Pasqua, bisogna dedicare maggiore attenzione ai tanti che, pur non nutrendo alcuna ambizione, si riconoscono membri della umana famiglia e non si sottraggono alla testimonianza di speranza e amore. Non è così che i valori umani e cristiani innervano il corso della storia? Meno retorica e più umiltà, nella condivisione del “cammino comune”!   

Per questa essenziale ragione, anche quest’anno, nell’approssimarsi della Pasqua, puntiamo la prua della nave delle nostre giornate verso l’impegno di accogliere convintamente la resurrezione di Cristo, pur tra le numerose domande, che interpellano la nostra terrena esistenza, poiché l’autentico spirito di questa ricorrenza risiede nel cuore dell’uomo, e il suo vero messaggio è che non siamo soli, ma accompagnati e sostenuti dalla “rinascita” di Cristo ogni anno, così da rinnovare la sua promessa di salvezza. Possa, pertanto, questa festività essere colma di idee ricche di bellezza e letizia, di amore e solidarietà, di fratellanza e pace, idee che edificano comunità di pensiero e vita, tali da leggere i segni dei tempi.

Che ogni focolare domestico festeggi la Pasqua con intimo raccoglimento, nella fedeltà dell’amore, nel senso sacrale della vita familiare.

Auguri, dunque, per una Santa Pasqua illuminata dalla speranza, che è venuto a portarci il Redentore. 

Trovi qui gli altri articoli di Antonio Calicchio      

Consigliati per te

©Riproduzione riservata