La strada Camerota-Lentiscosa: un nuovo tratto per un’antica via di comunità
| di Angelo Gentile
L’amministrazione comunale ha inaugurato il 14 maggio una strada che mette in comunicazione Camerota-Licusati con Lentiscosa e si ricollega all’arteria per S. Giovanni a Piro, non sarà larga quanto le strade statali bensì è simile alle interpoderali, ma è un’ opera utilissima a tutti i cittadini e non solo. A pensarci bene una strada carrozzabile era già presente nei disegni ed opera dei nostri antenati già 231 anni fa. Siamo nel 1810 e a gennaio l’Intendente del Principato Citra chiedeva di “riattare la strada riducendola allo stato primiero, senza farle la menoma innovazione” infatti, un sentiero già c’era da sempre e collegava i due Comuni di Camerota e Lentiscosa valicando il profondo vallone che li separa. Il “sindico Tommaso Pristieri” il 9 aprile 1810 scriveva:” Mi do l’onorecomplicarle la costrizione del contingente degli individui tanto di questo Comune, che di quello di Lentiscosa, non che delle Vitturee dell’uno e dell’altro per il disegno della riattazione delle strade in tenimento di esse due Comuni, in esecuzione ed obbedienza di suo provvedimento in data de 26 Gennaio cr.te anno, essendosi incominciata l’opera a norma delle sue istruzioni, ed ho l’onore di ascrivermi con ogni profondo rispetto”. Segue un puntiglioso “Notamento degli individui delle due Comuni riunite, impiegati per l’accomodo delle strade di esse due Comuni, in esecuzione di provvedimento del Sig Intendente della Provincia di Principato Citra”.
A onor del vero il percorso antico fu oggetto di discussione sul posto perché scegliendo un diverso tracciato, ancorchè più lungo, si aveva un sentiero più comodo e più facile da realizzare atteso che il più breve percorso necessitava di sforzi per allargarlo dove era stretto e malagevole per la presenza di rocce compatte di difficile demolizione.
L’elenco è sì in ordine alfabetico, ma relativo ai nomi propri e non ai cognomi come era usanza d’epoca.
Fra gli individui di Camerota segnati per la ricostruzione troviamoanche gli otto Decurioni ovvero il sindaco Tommaso Pristieri, Paride De Bellis, Gaetano Giannoccari, Alessandro De Tomasicancelliere, Nicola Mercurio, Antonio Calicchio, Nicola Filippo Greco, Gaetano Celli. Seguono i nomi di altri uomini, ben 161 “travaglianti di Camerota” ovvero capifamiglia dove spicca però un sacerdote, Tommaso Sansivieri e la precisazione per trelavoranti (Rosario Di Luca, Rosario Farnetano e Vito Mangia )sostituiti dai rispettivi figli (Nicola, Angiolo e Domenico). E’altresì presente un Rosalbo Bortone “Direttore” forse allude alla direzione dei lavori in quanto costui era un muratore, un mastro.Tra gli altri Domenico Antonio e Vincenzo Scarpitta, forse parenti dell’attuale sindaco?
Fra gli individui del Comune di Lentiscosa ci sono anche i quattro Decurioni, ovvero Carlo Magliano Eletto di Polizia, Giuseppe Magliano, Nicola Zito, Nicola Coccorese. Seguono 82 “travaglianti del Comune suddetto” dovè presente un sacerdote, Domenico Sparace.
Segue il notamento di 9 individui che posseggono cavalcature del Comune di Lentiscosa: Benedetto Rondinella una somara, Gaetano Marotta un somaro, Giuseppe Solazzo una somara, Gaetano Perrelli un somaro, Gaetano Peluso un somaro, Graziano D’Angiolo un somaro, Giuseppe Di Vivo un somaro, Pietro D’Onofrio un somaro.
Per Camerota i possessori di cavalcature da soma erano 18: Antonio Pellegrino un somaro, Andrea Puglia un mulo, Arcangiolo Mangia una somara, Alessandro Salerno un mulo, Francesco Antonio Serra un mulo, Francesco Antonio Conti una somara, Giovanni Pellegrino un somaro, Giuseppe Maria Salerno un mulo ed una somara, Giovanni Chirico una mula, Giuseppe D’Angiolo un somaro, Gaetano Saggiomo un somaro, Giacinto Calicchio una mula, Giovan Battista Nicolella due somari, Gennaro Palermo un somaro, Nicola Pellegrino un somaro, Nicola Di Muro una somara, Pasquale Ciociano due somari, Tommaso Buonammo un somaro.
Le persone tutte erano tenute a dare il proprio contributo, trattandosi di un bene comune utile alla cittadinanza che ne avrebbe beneficiato indistintamente; nel caso dei possessori di animali era la presenza delle stesse bestie ad essere considerata partecipazione per cui assolveva l’obbligo lavorativo. Ovviamente non tutti operavano contemporaneamente, ma a turno in modo da garantire da un lato la continuità dell’ operazione di scavo, di demolizione di massi ingombranti il percorso scelto, di innalzamento di muri lapidei di protezione, di sistemazione del fondo stradale, degli scoli dell’acqua e dall’altro veniva fatta salva l’attività solita di ognuno che non poteva certamente essere abbandonata: si pensi agli animali (il bovaro Gabriele Farnetano)o alle esigenze delle campagne (la stragrande maggioranza dei segnati) o alle attività marinare ( Vincenzo La Manna, Giuseppe Talamo, Biase Mega, Giovanni Mazzeo) o ad altre attività ( vasai Vincenzo e Nicola Calicchio, Tommaso Buonanno, Nunziato Pellegrino, Giuseppe D’Angiolo; i bottegai Tommaso Manduca, Francesco Chiusoli, Vito Sansiviero, Francesco Caputo, Andrea Puglia; il tavernaio Giovanni Manduca; lo speziale Francesco Antonio Conti; il cordoniere Nicola Colamatteo; il corriere delle Poste Arcangiolo Di Mauro; i calzolai Salvatore Sparice e Carlo Del Guercio).
Quando qualche possidente non se la sentiva di impegnare la propria opera fisica si faceva sostituire, a sue proprie spese, da altro lavorante volontariamente offertosi, essendo perfettamente legale la surrogazione, infatti, si ricorda che valeva anche per il servizio militare di leva a sorteggio, servizio che durava anni. I galantuomini non potevano accettare di rimanere assenti dal paese, dai propri interessi familiari e professionali, dagli studi e grazie al denaro “assolvevano” gli obblighi, con il contante offerto ad altri che consideravano la sostituzione, a questo punto, un vero e proprio lavoro (i “civili” ad esempio avrebbero retto alla fatica? I vari Michele Rondinella, Pasquale Pezzuti, Camillo Addati, Gaetano Coccorese, Francesco Serra, Gennaro Giuseppe ed Alessandro Salerno, Giovanni Pristieri, Vincenzo Giannoccari). Nell’elenco c’è, pertanto, sia la precisazione di “travaglianti” ovvero lavoratori-braccianti e, nello stesso tempo, sia la carica di altri, pochi, ma che dovranno contribuire in un modo o in un altro all’opera costruttiva utile alla collettività. In altri casi, quando si doveva pagare una tassa abbiamo l’offerta del lavoro delle braccia in sostituzione del denaro non avendo gli interessati altro bene che la propria fatica. E’ avvenuto anche per la costruzione delle torricostiere come spiego in una mia ormai prossima pubblicazione e distribuzione: Esplorando la costa di Marina.
Ricercatore archivistico
Dott prof Angelo Gentile
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