«L’imbroglio – storia dell’Alta Velocità al Sud»: ecco il libro dossier di Maldonato

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«L’imbroglio – storia dell’Alta Velocità al Sud»: ecco il libro dossier di Maldonato

Il progetto di ampliamento dell’alta velocità nel Sud Italia nell’ultimo libro di Franco Maldonato. Sulle pagine scritte dal giurista cilentano irrompe la vicenda, con le sue «incongruenze», del progetto per la nuova linea dell’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, nella tratta Battipaglia-Romagnano-Praja a Mare. Il libro è intitolato “L’imbroglio – storia dell’Alta Velocità al Sud” (edito da Leucosia) e sarà presentato in anteprima nazionale stasera alle 21 alla Biblioteca Laurentina, a Roma, nell’ambito del Festival delle Transizioni, ideato e diretto da Mario Tozzi, che ha curato la prefazione del libro di Maldonato. Sette ricchi capitoli, più di cento pagine, con dettagli, studi e ricostruzioni storiche che raccontano il rischio di un’opera qualora non seguisse la linea già esistente, storica, quella costiera.

«Ciò che mi ha sospinto a intraprendere nel marzo del 2021 la mia protesta è il sentimento di smarrimento dal quale sono stato catturato nel leggere i documenti nei quali l’Alta Velocità è stata dapprima propugnata, poi deliberata e infine trasformata in una irragionevole proposta tecnica. – ha chiarito l’avvocato e scrittore cilentano – Lo scopo di questo volume, dunque, è quello di verificare la congruenza delle modalità esecutive del Piano rispetto alla strategia enunciata».

«L’idea di un collegamento più veloce e confortevole, o anche più efficace, quando si parla del Mezzogiorno d’Italia non può che essere accolta con favore. Altra cosa è domandarsi se questi risultati verrebbero realmente raggiunti attraverso il progetto TAV per l’Italia meridionale e quale impatto avrebbe questa infrastruttura dal punto di vista ambientale e paesaggistico. – spiega Mario Tozzi, nella prefazione – E qui i dubbi sull’idea stessa si fanno pesanti: solo per tenere sotto controllo il dissesto idrogeologico, inevitabilmente accelerato da opere di questo tipo, si dovrebbe cementificare all’inverosimile quello che già Giustino Fortunato definiva “uno sfasciume pendulo”, riferendosi agli Appennini meridionali, così come opportunamente ricordato da Franco Maldonato che alla questione dedica un apposito capitolo di questo agile pamphlet». E aggiunge: «Va messo un limite netto al diritto dell’uomo a imporre modifiche definitive all’ambiente che lo circonda, specie se queste hanno un impatto elevato. In altre parole chi decide che i nostri figli e nipoti dovranno accettare un’opera come quella? Quale giustizia intergenerazionale ci manderebbe assolti dall’aver modificato per sempre uno spazio naturale, storico e mitologico che poteva essere goduto anche dai nostri discendenti così come era pervenuto a noi? Dobbiamo essere veramente grati all’autore per aver rilanciato una discussione con riferimento alle grandi opere, che molti continuano a ritenere assistite dalla speciale franchigia anticiclica e di essere così esonerati dallo scrutinio costi-benefici e dalla verifica del rispetto del principio di sostenibilità», conclude il geologo e divulgatore scientifico.

«L’ennesima truffa, l’ennesima imposizione dall’alto di un progetto che, a parole, nasce proprio per “salvaguardare la connettività delle regioni meridionali e la vocazione verde delle indicazioni europee… con l’obiettivo di un maggiore livello di sviluppo sostenibile sotto il triplice profilo ambientale, economico e sociale”. Di verde, di connettivo, di sostenibile e di economico in questo progetto non c’è traccia. É un’opera inutile e sciagurata sotto tutti i punti di vista. Questo j’accuse ne svela menzogne, sprechi e omissioni», aggiunge Giuseppe Cederna nella sua presentazione al libro di Maldonato.

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