L’intervista, ‘Cosa sarà’: il libro di Ippolito testimonianza della pandemia Covid

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L’intervista, ‘Cosa sarà’: il libro di Ippolito testimonianza della pandemia Covid

di Marianna Vallone

Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma e tra i massimi esponenti della comunità scientifica internazionale, nel suo libro ‘Cosa sarà’ (Mind Edizioni), – scritto a quattro mani con Salvatore Curiale, science communicator dello stesso istituto – racconta da vicino il Coronavirus e come cambierà la vita dopo la grande pandemia.  Il libro è la testimonianza in prima persona di chi ha visto l’impatto della pandemia di coronavirus Sars-CoV-2 da molto vicino.

Raccoglie diverse testimonianze, tra le quali quelle di Francesco de Gregori, Ferruccio de Bortoli, Raffaella Sadun e Lucia Annunziata.  I diritti d’autore dell’opera saranno interamente devoluti all’attività di ricerca dello Spallanzani.

Ippolito, originario del Vallo di Diano, di Sant’Arsenio, presenterà per la prima volta in provincia di Salerno il suo lavoro editoriale. Lo farà la prossima estate a Palinuro, dove tra l’altro è stato insignito pochi anni fa del premio Palinuro dall’amministrazione comunale di Centola. Ad ospitarlo sarà la Pro Loco di Palinuro e il presidente Silvano Cerulli, nell’ambito di una serie di attività di spessore culturale.

Professore, ‘Cosa sarà’ mette al bando una volta per tutte teorie complottiste e fake news sulla pandemia. E’ nato anche da questa necessità il suo libro? 
L’uomo è per sua natura un animale sociale, che interagisce e comunica con i suoi simili. La malattia infettiva è un potente interruttore di questa socialità, perché porta con sé isolamento e mancanza di comunicazione, oltre che diffidenza nei confronti degli altri, potenziali “untori”. Un evento dalle dimensioni epocali come la pandemia può portare ad uno spaesamento, unito alla scoperta, che per chi si occupa di scienza non è affatto tale, che l’uomo non è in grado di controllare le forze della natura. Da qui nasce il rifiuto della spiegazione più semplice di un evento come la pandemia, che è la casualità, la cosiddetta teoria del caos, perfettamente riassunta nella frase di uno dei protagonisti del film Jurassic Park: “Una farfalla batte le ali a Pechino e a New York arriva la pioggia invece del sole”. Il complottismo nasce da questo rifiuto della complessità, dalla voglia consolatoria di attribuire cause semplici ad eventi complessi, soprattutto se dirompenti come la pandemia: ecco allora le forze del male, i cinesi o gli americani, Bill Gates o Soros, le multinazionali del farmaco o altre simili stupidaggini. Del resto il complottismo e le fake news ci sono sempre state ed hanno avuto effetti anche dirompenti sulla storia.

Quando potremo dirsi terminata questa pandemia?
Quando avremo capito che dobbiamo essere pronti ad affrontare la prossima. La convivenza, spesso pacifica altre volte meno, con micro-organismi come i batteri o i virus, è il frutto di un equilibrio sempre mutevole tra l’uomo e l’ambiente, che dobbiamo cercare di capire e rispettare. In fondo, se ci pensiamo bene, questa pandemia è probabilmente nata da qualche animale selvatico commerciato o macellato illegalmente in un mercato cinese.

Fa l’elenco delle epidemie che si sono susseguite nel corso dei secoli, qual è stata quella più drammatica? 
Dal punto di vista sanitario, come numero di decessi, probabilmente l’influenza spagnola del 1917-20, che fece tra i 50 e i 100 milioni di vittime. Ma probabilmente l’impatto demografico e culturale che ebbe la peste nera del 1347-50, in una Europa molto meno densamente abitata che nel ventesimo secolo, fu ancora maggiore, oltre a segnare lo spartiacque tra il medio evo e il Rinascimento. E non dimenticherei le epidemie portate dai colonizzatori, soprattutto spagnoli, nel continente americano a partire dal sedicesimo secolo, che determinarono un vero e proprio genocidio delle popolazioni indigene e la scomparsa di civiltà millenarie come quella degli incas.

C’è stato un momento, in questo anno, in cui ha avuto paura?
Ci sono stati momenti nei quali abbiamo avuto chiara la sensazione di trovarci di fronte ad uno sconvolgimento mai vissuto prima. Se dovessi ricordarne due, direi la carovana dei camion militari pieni di bare che uscivano dall’ospedale di Bergamo, e il papa che celebra i riti pasquali da solo, in una piazza San Pietro deserta e battuta dalla pioggia, con la colonna sonora delle ambulanze che corrono verso l’Ospedale Santo Spirito.

Avremo sempre a che fare con questi virus. Come dobbiamo comportarci?
I virus esistono da prima della comparsa dell’uomo sulla terra ed esisteranno quando la specie umana si sarà estinta. Dobbiamo comportarci nei loro confronti come nei confronti di qualunque altra specie, con la consapevolezza di non essere i padroni del pianeta e di essere anzi soltanto di passaggio. L’imperativo del futuro è “One health”, una sola salute, un solo benessere: la salute ed il benessere della specie umana non può prescindere da quella degli animali e dell’ambiente che ci circonda.

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