Inchiesta Chernobyl, rifiuti interrati. L’attacco del M5s: «Sindaci del Vallo di Diano e Cilento ancora assenti»

| di
Inchiesta Chernobyl, rifiuti interrati. L’attacco del M5s: «Sindaci del Vallo di Diano e Cilento ancora assenti»

«A distanza di anni è grave che molte aree e terreni interessati dagli sversamenti illegali accertati dall’inchiesta Chernobyl e che vede coinvolti alcuni Comuni del Vallo di Diano non siano stati ancora messi in sicurezza o quantomeno delineati». Lo denuncia il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Michele Cammarano nel corso della seduta della commissione speciale Terra dei Fuochi. «L’audizione chiesta dal Movimento 5 Stelle dei vari sindaci e tecnici – spiega –  segue una precedente seduta andata deserta tranne per la presenza del sindaco di Teggiano che documenti alla mano ha mostrato come il suo Comune non sia coinvolto nella vicenda. Oggi nuovamente e in modo reiterato non erano presenti i sindaci di Sant’Arsenio e San Pietro al Tanagro – sottolinea – di questo ultimo Comune era presente un tecnico, avvisato in ritardo, e quindi sprovvisto di documentazione. “Abbiamo comunque incassato la disponibilità dell’Arpac Salerno – continua Cammarano –  nel tenere sotto controllo ed eseguire ulteriori analisi sui campioni di terreni oggetto dell’indagine dei magistrati. L’inchiesta Chernobyl è di sette anni fa ed ha svelato la Terra dei Fuochi nel salernitano ed è approdata nelle aule giudiziarie – rileva il consigliere regionale –  ma il processo non è ancora cominciato. Ribadiamo che occorre chiarezza e trasparenza e procedere con la messa in sicurezza dei territori per la tutela della salute dei cittadini – conclude Cammarano –  provvederemo a riconvocare in commissione nuovamente i sindaci».

Inchiesta Chernobyl L’inchiesta attualmente vede imputate  38 persone per vari reati. La maggior parte rischia di finire in prescrizione, compreso quello di ‘disastro ambientale’, proprio per questa ragione, lo scorso aprile,  il M5S decise di effettuare dei sopralluoghi per mettere in mostra «quelli che sono realmente i danni causati all’ambiente al fine di riqualificare i terreni ed evitare che i responsabili rimangano impuniti» Il 15 luglio del 2009 è stato effettuato un resoconto stenografico da parte della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. L’operazione è stata capitanata dal procuratore della repubblica del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo, accompagnato dal procuratore Paolo Albano e dal sostituto procuratore Donato Ceglie. Dall’inchiesta ne è emerso un decreto di rinvio a giudizio per 38 persone, le cui attività, nel campo dello smaltimento dei rifiuti, sono state monitorate dal gennaio 2006 fino al giugno 2007 dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Dal decreto si apprende che questa ‘organizzazione’ di persone e di imprese «gestiva una quantità di rifiuti illecitamente smaltiti». Una cifra stimabile che porta al numero di 980.000 tonnellate di rifiuti in circa 18 mesi, procurando agli accusati «ingiusti profitti» nel periodo monitorato pari a circa, per difetto, 50.000.000 euro. Praticamente due colpi in una sola botta, «da un lato dei profitti illegali, dall’altro un vero e proprio disastro ambientale». Il campo di imputazione è infatti proprio questo: disastro ambientale. In questa enorme ma quasi invisibile inchiesta rientrano diversi territori del Vallo di Diano, tra i quali località ‘tempa cardone’ a San Pietro al Tanagro (12.000 m/2), Buco vecchio nel comune di Teggiano (10.000 m/2), località Sanizzi a Sant’Arsenio (10.000 e 5.000 m/2) e via Larga a San Rufo dell’estensione di circa 4.000 m/2.

©

Consigliati per te

©Riproduzione riservata