Ora non si può più sbagliare. E se Conte seguisse De Luca nelle scelte?

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Ora non si può più sbagliare. E se Conte seguisse De Luca nelle scelte?

di Luigi Martino

Quando marito e moglie divorziano, la verità è sempre nel mezzo. O quasi. Ricordo la sicurezza di mia nonna quando pronunciava questa frase dal divano soleggiato della sua villetta. Poi aggiungeva sempre – con un dialetto spiccato – che «la colpa è di tutti e due, sta’ a sent a me». E stanotte, un divorzio, c’è stato. A tratti becero, per lunghi sprazzi violento, talvolta inutile per le parole pronunciate e pericoloso per ciò che da qui a qualche giorno l’unità di crisi potrebbe registrare in termini di contagi. Il ‘re del Sacro Campano Impero’ assiste, da Salerno, alla rivolta della città di Partenope. Scruta i video e ha il telefono che bolle. E’ facile immaginare l’espressione. Meno semplice è capire cosa gli passasse nella mente in quel momento.

Che tra Vincenzo De Luca e il popolo di Napoli ci fosse amore, questo non è dato saperlo. Ma se per valutare la quantità d’amore tra una forza politica e il suo popolo, occorre analizzare i dati delle ultime elezioni regionali, forse nessuno avrebbe scommesso sulla fine di questo sodalizio in modo così celere e con questi termini. Ma qualcosa è successo, al di là dell’annuncio del lockdown avvenuto nel primo pomeriggio di ieri, venerdì, attraverso la consueta conferenza del governatore sui propri canali social.

Attenzione, chi scrive condanna ogni forma di violenza. A prescindere. Questo è bene sottolinearlo. E ricorda anche che per manifestare il proprio pensiero, per protestare, per affermare con forza le proprie idee, esistono tanti modi, anche più efficaci, soprattutto in tempi di pandemia. E, soprattutto, prova rispetto profondo per chi ha la responsabilità di prendere decisioni in un momento cosi drammatico ed ancor di più per chi ha un presente ed un futuro prossimo personale drammatico da fronteggiare.

Napoli è bella e dannatamente difficile. E’ una bomba sociale che, per lunghi tratti della sua esistenza, dorme. E’ lo specchio del vulcano, simbolo di appartenenza e tradizione. Poi, la miccia, è sottilissima. E la rivolta, pensata e preparata sulle chat Telegram, è servita. Scoppia un’ora e mezza prima del coprifuoco. E si protrae oltre le 23. Protagonisti un gruppo folto di facinorosi ‘addestrati’ che ha ingaggiato frange appartenenti a varie sfaccettature della società, dei quartieri. Fermiamoci qui.

Vincenzo De Luca qualche ora prima annuncia alla Campania che entro 48 ore chiuderà gran parte delle attività e limiterà al massimo la mobilità. La parola lockdown, mischiata a coprifuoco, è benzina. S’incendia l’ira dei campani. Il fare spocchioso del governatore ha influito. Questo è innegabile. E la paura dei papà di famiglia, ha fatto il resto. A questo mix, che forse prima di tramutarsi in rivolta qualche soluzione la si poteva trovare, gli incappucciati non c’entrano nulla. Ma Napoli è ormai fuori controllo.

Scontri con la polizia, fumogeni, bombe carta. Un’auto dei vigili vandalizzata con lo spray, due agenti feriti. Cariche contro la polizia. Giornalisti di Sky aggrediti. Cassonetti della spazzatura in fiamme. E il contagio. Il virus che sfrutta l’invisibilità per incunearsi in modo prepotente nel tessuto sociale. Non lontano da tutto questo, è mezzanotte e siamo in via Santa Lucia, sotto il palazzo della Regione Campania, ci sono ospedali, respiratori che tengono in vita le persone, medici oberati dai turni di lavoro, infermieri che rischiano la vita per uno stipendio che non è assai differente dalle mensilità del reddito di cittadinanza.

Con una differenza sostanziale: il primo lo guadagni convivendo per ore interminabili in uno spazio angusto incastonato tra la vita e la morte delle persone; il secondo, spesso, dal divano di casa.

La protesta di Napoli sarebbe stata accolta dalla nazione in un altro modo se i napoletani avessero invaso piazza Plebiscito tenendosi rigorosamente a distanza, indossando le mascherine e rientrando a casa non oltre le 23. Ma la parola ‘camorra’ campeggia sulle aperture dei quotidiani e la lettura sociale realistica dei fatti, resta merce di pochi.

E ora? Ora cosa accade? Cosa resta?

Napoli si organizza a scendere di nuovo in piazza. Ieri sera, con lei, in modo molto più composto, hanno manifestato anche Salerno e Scafati. I popoli hanno preso coraggio e consapevolezza. C’è un’idea di aver battuto quel nemico che si chiama Stato almeno per una notte. Anche se così non è. Qui la guerra non è più tra noi e il virus ma tra noi e chi governa. Non va bene.

Vincenzo De Luca non si è ancora espresso sui disordini. Lo farà? Ci sarà una diretta social dopo pranzo? Ai giornalisti, intanto, non è dato fare domande. La nuova ordinanza dovrebbe essere pronta entro 24 ore. Cosa conterrà? Quanto ha influito la protesta sul nuovo documento?

Un amico, esperto di comunicazione social e politica, stamattina mi ha detto questa cosa. L’ho fatta mia, la propongo ai lettori.

Nello situazione attuale, ci sono due scenari per quanto riguarda De Luca:

  1. Conte continuerà con una linea morbida (De Luca passerà come pazzo)
  2. Conte ordinerà in tutta Italia le stesse misure della Campania (De Luca passerà da eroe.)

E se Conte, appunto, dovesse applicare in Italia le stesse scelte che Vincenzo De Luca ha annunciato ieri per la Campania e dovrebbe ufficializzare oggi?

La situazione sociale resterebbe; la figura del governatore, coperta da un velo denso di polvere nera del Vesuvio, potrebbe essere presto rispolverata.

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