Ordinanze e dpcm: la strategia della fisarmonica. Cosa accade in Campania e in Italia

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Ordinanze e dpcm: la strategia della fisarmonica. Cosa accade in Campania e in Italia

di Luigi Martino

Lo abbiamo ascoltato a marzo, sette mesi fa, che la vita della popolazione mondiale sarebbe stata scandita da una ‘strategia a fisarmonica’. Gli esperti avevano avvisato tutti e ora non c’è nulla di cui meravigliarsi. La regola da tenere a mente è molto semplice: quando la curva dei contagi sale, governo e regioni dispongono maggiori restrizioni; al contrario, invece, quando la curva dei contagi si attenua, le restrizioni vanno via e gli allentamenti sono più repentini.

Lo abbiamo visto nella fase 1, quando pian piano il popolo italiano ha dovuto fare i conti con il lockdown, un termine inglese che vuole dire ‘confinamento’ e che, ormai, è entrato con prepotenza tra le pagine del dizionario italiano di uso comune. Tanti contagi, tante restrizioni.

Situazione diversa in estate. Il ‘rompete le righe’, in quel caso, è stato dettato da più fattori: l’aumento delle temperature (almeno è quanto sostengono gli esperti), le vacanze (necessarie) post-lockdown. Ma, requisito fondamentale, la curva epidemiologico che si addolcisce. In Campania si è arrivati a zero nuovi positivi al giorno per diverse volte.

Oggi, invece, una situazione tragica. Il governatore Vincenzo De Luca corre ai ripari. Anticipa il governo, compie dei passi decisi in avanti, poi torna indietro. E’ accaduto per le scuole, ad esempio, dove si è reso conto che le famiglie non riescono ad affrontare le giornate di lavoro senza saper dove ‘parcheggiare’ i propri figli. E allora prima le ha chiuse tutte, fino all’università, ad esclusione del primo anno di ogni ateneo, e poi ha deciso di riaprire le scuole dell’infanzia e, da lunedì, anche le scuole primarie (elementari).

I contagi, adesso, in Campania, arrivano dalla movida e dalla scuola. Si cerca di tutelare il lavoro, quanto è più possibile. E allora si lascia circolare liberamente i cittadini dalle 5 alle 23. Ma, oltre quell’ora, sarà ‘coprifuoco’. Un termine che evoca altre epoche, altre situazioni. Fatto sta che De Luca ha annunciato, da venerdì 23 ottobre, che chiuderà tutto dalle 23, appunto, alle 5 del mattino, fermando le attività commerciali e la mobilità. Un po’ come richiesto anche da Fontana, governatore della Lombardia, frenato dal leader del Carroccio e che ora deve fare i conti con Matteo Salvini. Ma questa è un’altra storia.

Ieri, intanto, a tarda sera, in Campania è stata firmata l’ordinanza n. 82. Tra le righe c’è la conferma che la Regione stia monitorando la situazione delle scuole per riaprire le elementari. Si aspetta un’ulteriore ordinanza per la conferma di questa disposizione che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. De Luca si è incontrato con l’unità di crisi e gli esponenti della Pubblica istruzione per fare il punto.

Nel documento c’è che Arzano, in provincia di Napoli, è diventato zona rossa, e i cittadini da lì non possono muoversi, tranne che per comprovati motivi di salute, lavoro o necessità.

Poi, senza che alcuna notizia avesse il tempo di sgattaiolare fuori dai corridoi di palazzo Santa Lucia, si apprende che da venerdì, in Campania, non sarà più possibile spostarsi tra province senza l’autocertificazione, dove occorrerà indicare perchè, ad esempio, da un paese della provincia di Salerno, c’è il bisogno di spostarsi nell’area metropolitana di Napoli, oppure Avellino e così via. Gli spostamenti sono consentiti solo per motivi di salute, comprovati motivi di lavoro, comprovati motivi di natura familiare, motivi scolastici e/o afferenti ad attività formative e/o socio-assistenziali altri motivi di urgente necessità . E’ in ogni caso consentito il rientro presso la propria residenza o domicilio abituale.

Insomma, da qui a qualche giorno, in Campania, ogni sera alle 23 chiude tutto e si limita la mobilità; resteranno chiuse le scuole superiori e le università; sono limitati gli spostamenti da provincia a provincia; le scuole calcio, gli sport di contatto a livello amatoriale e il campionato di calcio dilettantistico di terza categoria è tutto sospeso; e, inoltre, arriveranno cento militari dell’esercito inviati direttamente dal ministro dell’Interno Lamorgese, dopo la richiesta avanzata da De Luca, per controllare se le disposizioni vengano rispettate.

La fisarmonica si stringe perchè i contagi non tendono a diminuire.

Fatto salvo che restano in vigore tutte le norme che già conosciamo in materia di distanziamento sociale e che la mascherina va indossata sempre. Oltre ai protocolli sanitari per le attività sportive, per le attività di ristorazione e il divieto assoluto di svolgere cerimonie e convegni. E, come dettato dal governo, in casa bisogna essere al massimo sei e indossare, anche al chiuso, la mascherina tra persone che non vivono sotto lo stesso tetto. Sei anche a tavola, nei ristoranti. Le regole dell’asporto restano quelle che conosciamo, consentito fino alle 21.00.

Conte sembra inseguire De Luca
In Italia, invece, spesso accade una cosa: sembra che il premier insegua Vincenzo De Luca. Appena il governatore della Campania firma un’ordinanza, misure simili, a distanza di ore, vengono adottate in Italia. E’ un dato di fatto. Nelle conferenze, nelle uscite pubbliche, sui social, Conte non ha mai fatto riferimento al presidente De Luca. Al contrario, invece, l’ex sindaco-sceriffo di Salerno, durante un’intervista con Fabio Fazio a Che tempo che fa, ultima in ordine di tempo, ha definito «inadeguate alcune misure attuate dal governo dell’ultimo Dpcm».

Chissà, invece, De Luca cosa ne pensa del nuovo documento che il Governo si prepara a pubblicare. Cresce, infatti, l’ipotesi di un nuovo e più rigido Dpcm, in arrivo a breve da palazzo Chigi. Secondo le previsioni sui giornali, il nuovo decreto del presidente del Consiglio potrebbe arrivare già questo weekend, sarebbe il terzo in un mese dopo quello del 18 ottobre, con l’introduzione di un coprifuoco nazionale dalle 23 (appunto), limitando gli spostamenti tra le regioni se non motivi di lavoro e salute. Uno scenario che vedrebbe però contrario il premier, più intenzionato a intervenire con una ulteriore stretta solo su trasporti e scuola.

Il prossimo passo si avvicina a uno scenario da nuovo lockdown, con la certezza di esperti e governo che l’incremento dei casi già registrato negli ultimi bollettini porterà la curva a nuovi livelli preoccupanti e a una pressione allarmante sugli ospedali, già in grande difficoltà in Lombardia e – come già sottolineato in precedenza – in Campania.

Torna l’autocertificazione: verso un coprifuoco notturno nazionale
Per le Regioni che applicheranno il coprifuoco notturno è previsto il ritorno del modulo per l’autocertificazione, che con le sue mille modifiche ha fatto non poco penare gli italiani nei primi mesi della pandemia. Sarà ancora una volta il Viminale a stabilire il modulo da utilizzare, documento che potrebbe tornare utile per tutti se il prossimo Dpcm dovesse prevedere il limite agli spostamenti dopo le 23 su tutto il territorio nazionale. Secondo i quotidiani è proprio sugli orari che si sta consumando la trattativa interna al governo. Stando a quanto riporta Repubblica, il Pd spingerebbe per la chiusura delle attività non essenziali dalle 22 fino alle 6 del mattino, mentre il M5s preferirebbe fissare l’inizio del coprifuoco dall’una fino alle 5 del mattino. Oltre a bar e ristoranti, potranno essere coinvolti dalle chiusure anche i centri commerciali, come riporta il Corriere della sera, con il blocco delle attività nei fine settimana per i negozi non alimentari.

Nuovi orari alle superiori per alleggerire i trasporti
L’ultimo Dpcm del 18 ottobre ha fissato l’ingresso per le scuole superiori a non prima delle 9, con la possibilità di turni al mattino e al pomeriggio. Una misura voluta per alleggerire il carico sui mezzi di trasporto nelle ore di punta, ma che rischia non essere sufficiente. Per questo l’ipotesi che si sta affacciando nella maggioranza, secondo la Stampa, è di far slittare l’inizio delle lezioni, solo per le scuole superiori, a dopo le 10 se non alle 11. Nulla cambierebbe invece per gli alunni più piccoli della scuola dell’infanzia, della primaria e della scuola secondaria di primo grado.

Palestre e piscine
Mentre il blocco alle attività sportive delle associazioni dilettantistiche non sembra in discussione, figuriamoci quello agli sport amatoriali dal calcetto al basket, restano in attesa di nuove misure i gestori di palestre e piscine. A loro il premier aveva concesso una settimana per adeguarsi alle regole dei protocolli di sicurezza, per chi non lo avesse già fatto. Saranno quindi gli esiti dei controlli a stabilire se palestre e piscine possano garantire le attività in sicurezza, senza subire limitazioni o peggio chiusure.

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