Parco archeologico di Paestum e Cina più vicine, la lettera: «Qualcosa di profondo ci unisce»

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Parco archeologico di Paestum e Cina più vicine, la lettera: «Qualcosa di profondo ci unisce»

di Giangaetano Petrillo

In questi giorni di sofferenza e di dispiacere, vogliamo continuare a condividere con voi delle storie di serenità e gaiezza, che possono trasmetterci quella sana dose di speranza utile a superare insieme questo periodo. Farlo con testimonianze che ci arrivano dalla Cina, quella di Carmen Serena Gaeta che due anni fa ha visitato il Parco Archeologico di Paestum rimanendo piacevolmente colpita. Una lettera, dunque, che fa bene in un momento come questo così incerto e pauroso, nel quale solo la speranza e i sogni di un futuro più roseo possono farci combattere contro questa pandemia, da ogni parte del mondo.

Di seguito il testo completo della lettera.

Gentile Direttore,

Le invio questo messaggio di ringraziamento, perché quasi due anni fa ho avuto la possibilità di tornare a Paestum e di visitare sia il Museo sia il Parco Archeologico e sono rimasta positivamente colpita dall’esperienza vissuta. Per la prima volta, infatti, ho potuto vedere dal vivo parte dei lavori di scavo, a cui stavano appassionatamente lavorando dei giovani studiosi. Allora, a colpirmi fu il fatto che il Parco e il Museo erano e sono concepiti come luoghi che comunicano tra loro, dove l’uno è parte dell’altro. In particolare, mi colpì la presenza all’interno del Parco di tante persone che vi lavoravano alacremente ognuno con le proprie attività, mentre diversi gruppi di turisti, tra cui anche molti bambini, fruivano della bellezza e della sapienza che le rovine dell’antica Poseidonia ci trasmettono ancora oggi. La visita al Museo, poi, regalò ai miei familiari e a me l’idea di qualcosa di vivo che ci parlava, attraverso le teche e le vetrine, delle vicende di coloro che avevano abitato parte della Campania molto prima di noi, tracciando segni indelebili nella nostra lingua, nella nostra religione e nel nostro modo di vivere insieme, nonostante il cammino della Storia abbia portato innumerevoli cambiamenti. Essendo una curiosa appassionata di Storia e di Archeologia, ogni volta che mi trovo in un posto nuovo, ne visito il Museo, oltre che i monumenti più famosi. Ogni volta, a colpirmi è il fatto che quelle ceramiche, quei monili, quegli strumenti, per quanto bizzarri possano sembrare, ci danno degli indizi del passato e rappresentano anche una specie di bussola per interpretare il presente. Pur essendomi trovata dinanzi a reperti provenienti da posti molto lontani e diversi tra loro, noto ogni volta che c’è sempre qualche elemento, seppure piccolo, che li accomuna agli altri. Visitando il Museo di Paestum e ammirando preziosi reperti provenienti da aree molto distanti tra loro, non ho potuto fare a meno di pensare al Museo della Provincia dello Henan, a Zhengzhou, in Cina, dove vivo e lavoro da alcuni anni. Anche lì, tra la vasta mole di reperti che testimoniano la nascita delle prime entità statali cinesi, ci si può rendere conto che c’è qualcosa di profondo che ci tiene uniti tutti, proprio come diceva il famoso pensatore cinese Confucio “Tra i quattro mari, tutti gli uomini sono fratelli 四海之内皆兄弟”. Sfortunatamente, da diverse settimane sono la sofferenza e l’angoscia per il pericolo della malattia ad accomunare la Cina e la nostra Italia. Tuttavia, per tante persone è di enorme sollievo notare che Lei e il personale del Museo non vi siate persi d’animo, ma abbiate colto l’occasione per condividere con tutti noi un po’ dei tesori che vi sono custoditi, anche con qualche rimando alla situazione attuale. In questo modo, abbiamo potuto scoprire, attraverso i social media, che in fondo anche gli antichi paestani e, con loro, gli antichi abitanti della Campania hanno attraversato e superato diverse avversità, non dimenticando mai le proprie radici. So che, nei giorni scorsi, Le sono arrivati attestati di vicinanza anche dalla Cina, dove da anni ormai si assiste ad un caloroso interesse per la storia antica e delle civiltà mediterranee in genere. A riprova di ciò, sono molti gli enti museali italiani, tra cui anche il Museo Egizio di Torino, che hanno organizzato esposizioni temporanee presso musei cinesi. Molto spesso questo tipo di eventi ha aperto la strada ad una conoscenza e collaborazione reciproche molto più approfondite, non solo in ambito tecnico-scientifico, ma anche culturale. Sperando di poter tornare di nuovo a Paestum, magari con i miei studenti cinesi, desidero formulare a Lei e al personale del Museo e del Parco Archeologico di Paestum e Velia l’augurio di poter riprendere presto il lavoro sin qui portato avanti e di poter continuare a condividerlo con tutti gli studiosi e gli appassionati che Vi seguono, grazie alla tecnologia, anche da luoghi lontani, dimostrando così che il sapere e la cultura sono le uniche cose che, se condivise con gli altri, aumentano e si arricchiscono sempre di più.

Cordiali saluti,

Carmen Serena Gaeta

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