Rigopiano, porta fiori dove è morto il figlio: papà vittima condannato

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Rigopiano, porta fiori dove è morto il figlio: papà vittima condannato

Ha violato i sigilli giudiziari apposti per delimitare l’area in cui la valanga travolse il 18 gennaio 2017 l’hotel Rigopiano di Farindola e per questo è stato condannato con decreto penale dal gip del Tribunale di Pescara a pagare una multa di 4.550 euro: protagonista della vicenda Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle 29 vittime del disastro, al quale è stato notificato il provvedimento proprio mentre si susseguono gli interrogatori di garanzia nei confronti degli indagati per la tragedia.

Il nome di Stefano Feniello, 28enne originario di Valva (piccolo comune in provincia di Salerno) che era in vacanza a Rigopiano per festeggiare il compleanno con la fidanzata, Francesca Bronzi, scampata alla tragedia, due giorni dopo la valanga era stato inserito dalla Prefettura in un elenco di nomi di cinque superstiti che sarebbero arrivati a breve in ospedale. Ma si era trattato solo di un errore: Stefano, infatti, in ospedale non è mai arrivato.

Il fatto contestato a Feniello risale al 21 maggio scorso: il dispositivo emesso dal giudice Elio Bongrazio, su richiesta del pm Salvatore Campochiaro, trae origine dal fatto che Feniello si sarebbe introdotto «abusivamente», nonostante «le ripetute diffide ed inviti ad uscirne rivoltigli dalle forze dell’ordine addette alla vigilanza del sito». L’uomo, in un post pubblicato su Facebook, contesta la decisione del tribunale pescarese, affermando di essersi «recato a Rigopiano per portare dei fiori dove hanno ucciso mio figlio». A esprimere solidarietà a Feniello è il candidato del centrodestra per le elezioni regionali del prossimo 10 febbraio, Marco Marsilio. «Non entro nel merito della condanna – spiega – ma credo doveroso testimoniare la mia vicinanza di uomo e di padre al Signor Feniello, al suo incommensurabile dolore».

Intanto il Comitato dei parenti delle vittime, a differenza dello scorso anno, porge un invito ai governi nazionale e regionale per partecipare il 18 gennaio al secondo anniversario della tragedia. «Quest’anno – scrive il Comitato – abbiamo voluto invece tendere la mano all’attuale governo affinché si renda conto di persona del dolore che intere famiglie vivono da quel giorno, affinché si impegnino come promesso a darci la forza sia morale nonché materiale di poter combattere ad armi pari contro chi ha sbagliato e ha contribuito a far si che ogni anno da quel giorno ci sia una giornata del ricordo della commemorazione e della condivisione così come sarà il prossimo 18 gennaio».

«Faremo opposizione al decreto penale di condanna e la presenteremo il 18 gennaio, nel giorno della morte di Stefano». Lo dice all’Agi, l’avvocato di Alessio Feniello, Camillo Graziano del foro di Teramo. Il legale spiega che «a settembre dello scorso anno era arrivata alla moglie di Feniello una notifica dell’archiviazione di un procedimento. Io, volendo capire di cosa si trattasse, mi recai in Procura dove appresi che era stato archiviato per la tenuita’ del fatto. Il procedimento riguardava una violazione dei sigilli ed era nato dal fatto che quando i due coniugi erano saliti al Rigopiano, erano stati identificati dai carabinieri che stilarono una relazione, depositata poi in Procura». A quel punto, aggiunge Graziano, “dissi a Feniello che non capivo perchè avessero archiviato solo per la moglie e di aspettarsi qualche sorpresa. Cosi’ come, poi, è avvenuto». L’avvocato, tuttavia, chiarisce come «la relazione dei carabinieri sia corretta, perchè i militari dell’Arma hanno, semplicemente, rilevato la presenza di due persone nell’area sottoposta a sequestro. Da qui a dire che i coniugi Feniello siano entrati violando i sigilli, mi sento di dire che e’ non e’ cosi’ ed e’ per questo che faremo il processo».

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