La sentenza di primo grado del processo sulla strada aperta con i bulldozer nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano

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La sentenza di primo grado del processo sulla strada aperta con i bulldozer nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano

Oggi la sentenza di primo grado del processo sulla strada aperta con i bulldozer cingolati a 1100 metri sul livello del mare nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, in piena zona 1 e zona SIC in suolo demaniale nel territorio di Monte San Giacomo. Questo procedimento ha visto come  imputati il committente, Luigino Mele, un facoltoso gioielliere di Sala Consilina, il progettista e direttore dei lavori, l’arch. Saverio Romano di Monte San Giacomo, e il legale rappresentante della ditta esecutrice dei lavori, che aveva, in quel periodo, cantieri aperti anche sulla SA-RC. L’avv. Landi, ha rappresentato la sede CODACONS di Sala Consilina nel processo, in cui la nostra associazione si è costituita parte civile. L’imputato Mele è stato condannato a cinque mesi di arresto, a un’ammenda di 12.000 Eur, al pagamento delle spese legali per le parti civili (CODACONS e comitato "18 Agosto di Monte San Giacomo") ed al risarcimento del danno che verrà quantificato in altra sede. La stessa condanna è stata comminata all’arch. Saverio Romano, mentre il legale rappresentante della ditta costruttrice è stato assolto. Pene sospese per i condannati, i cui legali hanno già annunciato ricorso in appello.
   Ricordiamo, come antefatto, che  il giudice, dott.ssa Calabrese, aveva fissato all’8 giugno 2010 la data conclusiva del processo di primo grado. A questo processo era stato dato un nuovo avvio, dopo la riassegnazione a un giudice togato, su richiesta della difesa, nel 2008. La prima denuncia, per quello che noi abbiamo sempre considerato un attentato all’ecosistema locale, veniva fatta nel settembre 2006. I cantieri venivano sequestrati dopo pochi mesi e il processo aveva inizio, dopo il rinvio a giudizio degli imputati. Prima dell’intervento presso la Procura, il comitato "18 Agosto di Monte San Giacomo" e la nostra associazione avevano allertato le autorità locali sull’accaduto. Purtroppo, a seguito delle dichiarazioni rese alla stampa dal sindaco e dal vicesindaco di Monte San Giacomo, i quali prontamente asserivano che “i lavori sono autorizzati e in perfetta regola” e che (addirittura!) la ripresa dei lavori, avvenuta nel settembre del 2006, altro non era che la testimonianza di assenza di qualsiasi irregolarità, definendo i denunciatari dei millantatori, le associazioni sono state costrette a rivolgersi all’autorità Giudiziaria per dirimere la questione. Infatti, in concomitanza con la ripresa dei lavori, nel settembre 2006, è stata presentata, insieme all’avv. Landi una denuncia-querela per far cessare gli scavi, ritenuti dannosi al paesaggio e all’ecosistema locali. Seguivano così i sequestri. Iniziava quindi il processo, dove, già dalla prima udienza, il collegio difensivo aveva tentato di contrastare, senza alcun esito, la partecipazione del comitato "18 Agosto di Monte San Giacomo", rappresentato dall’avv. Maldonato, e del CODACONS. Tuttavia, entrambe le associazioni hanno preso parte in modo attivo a tutte le udienze, essendo state ammesse come parti civili già nelle prime battute.
Viene a compimento per noi un ciclo di lotta e tra breve se ne concluderà un altro, quando il prossimo luglio il collegio giudicante emetterà la sentenza per presunti abusi edilizi all’interno del Parco Nazionale, in una zona limitrofa a quella della strada aperta su suolo demaniale. Il prossimo 24 giugno si terrà una delle ultime udienze di questo secondo processo, che vede coinvolto sempre Luigino Mele, insieme ad altri imputati,  tra i quali anche un assessore e un tecnico del comune di Monte San Giacomo. Siamo convinti di aver fatto il nostro dovere nell’ambito del ruolo statutario dell’associazione. Continueremo per questa strada, cercando, per quanto possibile, di tutelare i beni ambientali del nostro territorio.

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