Sanità, le isole e tre comuni campani con Sapri riconosciuti come zone disagiate: salvi (per ora) i punti nascita
| di Redazione
Le isole di Capri, Ischia, Procida e i Comuni di Sessa Aurunca, Piedimonte Matese e Sapri sono stati ufficialmente riconosciuti come zone disagiate per l’accesso ai servizi sanitari. A stabilirlo è una legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Campania, in una seduta che ha visto ampio dibattito e non poche polemiche sul futuro della sanità regionale. Lo riporta l’Ansa.
L’obiettivo dichiarato del provvedimento è quello di scongiurare la chiusura imminente dei tre punti nascita presenti nei comuni di Sessa Aurunca, Piedimonte Matese e Sapri, che rischiano la serrata per il mancato raggiungimento dei 500 parti l’anno, come previsto dal decreto Balduzzi del 2012.
Il voto favorevole è arrivato da tutte le forze politiche, ma il consenso in aula non ha evitato le critiche. Per Severino Nappi (Lega), la legge rappresenta solo «un pannicello caldo a pochi mesi dal voto», accusando la maggioranza regionale di aver lasciato la sanità «senza risposte concrete» per anni. A fargli eco anche Alfonso Piscitelli (Fratelli d’Italia): «Mi auguro che almeno questa programmazione vada nella direzione giusta. Finora la gestione è stata deludente».
Non sono mancate le repliche dalla maggioranza. Il consigliere regionale Tommaso Pellegrino ha parlato di «valzer di ipocrisie» ricordando che la battaglia per mantenere aperti i punti nascita è iniziata già dal 2018, tra difficoltà e diffide arrivate sia da governi di centrosinistra che di centrodestra. «Il centrodestra è andato anche oltre – ha detto in aula – scrivendo nero su bianco che uscire dal piano di rientro significava chiudere i tre punti nascita in oggetto».
La nuova classificazione di “zona disagiata” apre ora la possibilità, almeno teorica, di derogare ai limiti imposti dai protocolli nazionali, in nome della tutela del diritto alla salute dei cittadini residenti in aree lontane dai grandi ospedali. Capri, Ischia, Procida e i centri dell’entroterra e del Cilento, per la loro collocazione geografica e la difficoltà di collegamenti, soffrono storicamente di un accesso limitato a servizi sanitari adeguati, soprattutto in situazioni di emergenza.
La legge è un primo passo. Ma ora si attendono i risultati concreti: la stabilizzazione dei servizi, investimenti reali sul personale medico, e soprattutto la continuità di presidi essenziali come i punti nascita, che rappresentano non solo un diritto, ma anche un presidio simbolico contro lo spopolamento.
©Riproduzione riservata