Santa Marina, il “sistema Fortunato” secondo il gip: «Egemonia, timori e potere distorto»
| di Luigi Martino
Un potere radicato, esercitato con modalità definite «distorte», capace di generare «timore» e di alimentare una «logica di omertà». Sono queste le considerazioni contenute nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Lagonegro, Guerino Francesco Grippo, che ha disposto gli arresti domiciliari per Giovanni Fortunato, sindaco di Santa Marina. Le accuse mosse dalla Procura — diretta dal reggente Gianluca Grippo — delineano un quadro preoccupante della gestione amministrativa del Comune del Golfo di Policastro, in cui, secondo gli inquirenti, la figura del primo cittadino avrebbe assunto connotati di assoluto dominio.
Secondo il giudice, Fortunato avrebbe esercitato per oltre quindici anni — direttamente o indirettamente, anche grazie alla temporanea successione del fratello Dionigi — una leadership tale da «trasformare» Santa Marina in un «feudo personale». «I cittadini lo chiamano “mullah”», si legge nel provvedimento, a sottolineare la percezione di un’autorità incontestabile.
Al centro delle contestazioni vi sarebbe un utilizzo improprio della macchina comunale, in particolare dell’Ufficio tecnico, ritenuto permeabile e subordinato al controllo del sindaco. «Non si limita a esercitare la carica secondo le sue funzioni istituzionali», scrive il gip, «ma interviene direttamente nelle attività degli uffici, pilotando decisioni e provvedimenti attraverso persone a lui fedelissime».
Le intercettazioni telefoniche, le testimonianze raccolte e gli atti acquisiti durante le indagini, avrebbero fatto emergere numerosi episodi di pressioni, minacce e condizionamenti. In alcuni casi, secondo quanto ricostruito, Fortunato avrebbe «sfruttato» la sua conoscenza tecnica del territorio — in virtù della sua professione di ingegnere — per «individuare irregolarità edilizie e usarle come leva di controllo su chi non si mostrava allineato».
Il gip cita il racconto di un sacerdote locale: un imprenditore avrebbe ricevuto un nulla osta informale per installare un dehors esterno al proprio locale, ma dopo uno scontro politico con il sindaco, «sarebbe stato costretto a smantellarlo perché definito abusivo». Esemplificazione, per il giudice, di un «sistema punitivo» che spinge molti cittadini a non esporsi per paura di ritorsioni.
Uno scenario che viene descritto come «un contesto delinquenziale chiuso», in cui Fortunato avrebbe assunto il ruolo di «dominus assoluto», spingendo l’attività amministrativa verso interessi di parte e personali.
A conferma di questa impostazione, anche le parole dell’imprenditore Antonio La Montagna, finito ai domiciliari nell’ambito della stessa inchiesta, intercettato mentre spiega: «Tutti i sindaci hanno gli studi tecnici… vai dal sindaco, lui non firma, ma lo studio tecnico del sindaco ti dà la concessione».
Un sistema di potere, dunque, che secondo la Procura avrebbe piegato l’azione pubblica a vantaggi privati, snaturando la funzione democratica dell’amministrazione comunale.
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