Spiagge, solo il 33 per cento di quelle campane sono libere

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Spiagge, solo il 33 per cento di quelle campane sono libere

Una regione dove le spiagge libere sono spesso un miraggio e in alcuni casi quelle presenti sono di serie b e poste vicino a foci dei fiumi, fossi o fognature dove la balneazione è vietata. E’ questa la fotografia scatta dal report spiagge 2019 di Legambiente che soppesa anche “l’impatto che i cambiamenti climatici, l’erosione e il cemento selvaggio stanno avendo sulle coste campane ridisegnandole”, a cui si aggiungono “il problema dell’inquinamento, l’accessibilità negata e quello delle concessioni senza controlli”. Da controcanto c’è però il dato che negli ultimi anni lungo il litorale campano si è registrato un fermento green che punta, “in maniera sempre più concreta, sulla sostenibilità ambientale, su un impegno plastic-free e sulla difesa della biodiversità”.

In Campania sono 3.967 Le concessioni demaniali marittime, di cui 916 sono per stabilimenti balneari, 137 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, mentre le restanti sono distribuite su vari utilizzi. Per capire quanto delle coste campane è occupato da stabilimenti balneari occorre incrociare fonti diverse e verificare con le foto aree l’occupazione da parte degli ombrelloni, considerando anche le diverse dimensioni degli stabilimenti nelle regioni italiane. Complessivamente si può stimare che le concessioni superano il 67% di occupazione delle spiagge campane. Ciò significa che solo il 33% del litorale è “free”. Un caso limite è quello di Mondragone (caserta) dove su 8,4 km di costa sono presenti ben 51 stabilimenti pari al 54% di costa occupata.

“Quando si parla di spiagge e concessioni non si dovrebbe parlare solo di bolkestein come si fa in italia – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – si dovrebbe invece cominciare a ragionare su come valorizzare queste straordinarie potenzialità e come affrontare i problemi trovando soluzioni innovative, come fanno già molti paesi europei dove si è scelto di premiare le imprese locali che scommettono sulla qualità e al contempo garantire che una parte maggioritaria delle spiagge sia garantita per la libera fruizione. La sfida che vogliamo lanciare ai balneari – aggiunge – è di ragionare insieme sul futuro delle spiagge italiane partendo da una lotta ai veri nemici del litorale: l’erosione costiera, il cemento e i cambiamenti climatici”.

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