Un plauso alla manovra economica del Governo Meloni, che interviene a sostegno del ceto medio e del sistema produttivo italiano, ma anche una rivendicazione d’orgoglio per la categoria dei commercialisti. È il messaggio lanciato da Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC), nel corso del Congresso nazionale svoltosi a Genova.
«La riduzione della pressione fiscale sui contribuenti del ceto medio era un obiettivo rimasto in sospeso con il primo modulo della riforma dell’Irpef, che aveva giustamente dato priorità ai redditi più bassi – ha spiegato De Nuccio –. La manovra di quest’anno ha il pregio di alleggerire il peso dell’imposta anche per il ceto medio, riducendo dal 35% al 33% l’aliquota del secondo scaglione Irpef (28-50 mila euro) e sterilizzando il taglio dell’imposta oltre i 200 mila euro. È una misura condivisibile, nella giusta direzione di una più generale riduzione della pressione fiscale, ancora troppo elevata nel nostro Paese.»
Il presidente dei commercialisti ha ricordato che l’intervento comporta uno “sconto” massimo di circa 440 euro annui per i contribuenti interessati. «Si tratta di un primo passo – ha precisato – considerando le risorse limitate, ma resta fondamentale per contrastare la perdita di potere d’acquisto dovuta all’inflazione e al cosiddetto drenaggio fiscale.»
De Nuccio ha poi richiamato anche altri interventi previsti dalla legge di bilancio: «Il Governo ha previsto la detassazione degli aumenti retributivi derivanti dai rinnovi contrattuali dei lavoratori con redditi inferiori ai 28 mila euro, oltre alla conferma della detassazione di straordinari e premi di produttività.»
Sul piano tecnico, il presidente del CNDCEC ha rilanciato la necessità di una semplificazione normativa: «Occorrerebbe rendere più chiaro e immediatamente percepibile il calcolo dell’Irpef, perché oggi il sistema di detrazioni e deduzioni, ulteriormente complicato dal taglio del cuneo fiscale, rischia di risultare opaco per i contribuenti.»
Ampio spazio anche alle misure per le imprese, che De Nuccio ha definito «un segnale importante di continuità e rilancio». «La reintroduzione dei super e iper-ammortamenti per gli investimenti in beni strumentali legati alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese – modelli Industria 4.0 e Impresa 4.0 – è una scelta positiva. A differenza dei crediti d’imposta, il super ammortamento aumenta la quota di costo deducibile dei nuovi investimenti, semplificando la gestione fiscale. Ora serve lo sforzo di rendere strutturale l’incentivo.»
Positivo anche il giudizio sulla conferma dei crediti d’imposta per le Zone Economiche Speciali (ZES) e per le Zone Logistiche Semplificate (ZLS), rifinanziati rispettivamente con 2,3 miliardi di euro e 100 milioni nel triennio 2026-2028.