Il Sud Italia è tra le aree con il tasso di occupazione più basso dell’Unione Europea. Campania e Calabria fanalini di coda insieme a regioni di Grecia, Bulgaria e Turchia.
Il divario occupazionale che separa il Mezzogiorno d’Italia dal resto del Paese assume i contorni di una vera e propria emergenza europea. Secondo l’elaborazione dell’Ufficio Studi Federcepicostruzioni su dati Eurostat, Campania e Calabria figurano tra le regioni con il tasso di occupazione più basso dell’intera Unione Europea, con valori rispettivamente pari al 49,4% e 48,5%, inferiori di oltre 25 punti percentuali rispetto alla media europea del 75,8%.
Mentre regioni come Trentino-Alto Adige (78,4%), Toscana (76,1%) ed Emilia-Romagna (75,6%) si posizionano ben oltre la media europea, la Campania e la Calabria mostrano tassi di occupazione inferiori perfino a quelli di alcune regioni della Grecia (come l’Epiro, 50,2%) e della Bulgaria nord-occidentale (50,8%). Solo alcune aree rurali della Turchia orientale (Anatolia Sud-Orientale e Sud-Est Anatolia, 46,7%), non appartenenti all’UE ma comprese nei rilievi Eurostat, registrano valori inferiori al 48%.
Campania e Calabria si collocano quindi tra le aree più svantaggiate d’Europa accanto ad altre regioni che in ogni caso registrano tasso di occupazione meno emergenziali: Grecia Centrale (Tessaglia, 64,6%), Macedonia Occidentale (64,8%), Regioni rurali della Bulgaria settentrionale e della Francia settentrionale (Guyana, 51,1% e Guadalupe, 61%), della Spagna (Andalusia, 64,1% ed Extrema Dura, 65,4%).
Si tratta, sottolinea Eurostat, di territori accomunati da bassa densità industriale, scarsi investimenti infrastrutturali e alti tassi di disoccupazione giovanile e femminile.
«I dati confermano quanto denunciamo da tempo – afferma Antonio Lombardi, presidente nazionale di Federcepicostruzioni –: il Mezzogiorno non è soltanto fanalino di coda del Paese, ma si colloca stabilmente tra le aree più deboli dell’intero continente. È un problema strutturale che non riguarda solo il Sud, ma la competitività dell’Italia e dell’Europa nel suo insieme».
«Serve un piano straordinario per il Mezzogiorno – prosegue Lombardi – che metta finalmente al centro le infrastrutture materiali e digitali, la rigenerazione urbana e la valorizzazione del capitale umano. Non bastano bonus o incentivi isolati, come purtroppo rischia fortemente di rivelarsi poco efficace il PNRR: servono visione, continuità e un impegno concreto dello Stato e dell’Unione Europea».
Federcepicostruzioni ribadisce l’urgenza di un coordinamento operativo nazionale per la realizzazione delle opere strategiche e per l’utilizzo efficiente delle risorse, a partire dal PNRR e dei fondi di coesione, che troppo spesso restano bloccati nella fase progettuale. Un coordinamento che coinvolga anche i parlamentari europei eletti nelle circoscrizioni meridionali, affinché tali gravi problematiche vengano adeguatamente rappresentate in sede Europea.
«Ogni euro speso in infrastrutture nel Sud – conclude Lombardi – si traduce in crescita, occupazione e fiducia, con un grosso impatto su tutto il vasto indotto delle costruzioni. Non possiamo più accettare che, nel cuore dell’Europa, milioni di cittadini vivano ancora in condizioni di svantaggio permanente».