Piano del Parco: il testo nasce vecchio e non eviterà un’abbuffata di cemento
| di Redazione
di Massimo Romano in "Tempi Cilento"
Lo hanno presentato come l’ancora di salvezza contro una nuova colata di cemento. E’ stato definito come strumento di controllo contro nuovi scempi ambientali in Campania, come il limite alle possibilità edilizie offerte dal piano Casa regionale. Eppure, il "Piano del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano", approvato dal Consiglio della Campania in gran fretta alla vigilia di Natale, non potrà assolvere questi compiti. Almeno per i prossimi 18 mesi, cioè la durata della legge sul Piano casa. Infatti, essendo quest’ultima una legge in deroga, per tutta la sua durata prescinderà da qualsiasi altra legge regionale, compreso il Piano Parco. L’Assemblea regionale ha stabilito che anche nelle zone C dei Parchi del Vesuvio e del Cilento – Vallo di Diano (cioè le aree di interesse agricolo e forestale) sarà possibile procedere all’aumento di cubatura delle abitazioni, con il conseguente rischio di nuovi disastri ambientali in un territorio già deturpato negli anni ’80. Una maggioranza bipartisan del Consiglio regionale ha respinto tutte le accuse degli ambientalisti e della sinistra radicale, sostenendo che il Piano Parco ( scaricabile dal sito www.tempicilento.it) avrebbe rappresentato un vincolo insuperabile per qualsiasi tentativo di abuso.
A fugare ogni dubbio, ci hanno pensato i tecnici del Parco del Cilento e Vallo di Diano: "Il Piano Parco – spiega l’architetto Ernesto Alfano – consente, nelle aree C, un ampliamento di cubatura del 10 per cento per motivi igienico-sanitari. Il Piano Casa però è una legge in deroga e, in quanto tale, permetterà ai cittadini di avere i permessi per aumenti molto più consistenti" . Cioè del 20 per cento per le abitazioni mono e bi-familiair; del 35 per cento per interventi di demolizione, ricostruzione e ristrutturazione degli edifici residenziali pubblici. "Inoltre – prosegue Alfano – senza neppure l’obbligo di giustificare i lavori con motivi igienico – sanitari ". Per consentire ci, il Consiglio regionale è andato contro il decreto legge nazionale, che esclude dalla possibilità di intervento i parchi nella loro interezza.
Le aree C del Cilento e Vallo di Diano comprendono soprattutto aree interne e immediatamente a ridosso della costa. Non mancano alcune contraddizioni, come per esempio a Trentova, nel Comune di Agropoli, considerata area C, quindi soggetta a possibilità di lavori edilizi, eppure ritenuta, contemporaneamente, "area di recupero ambientale e paesistico".
CONSIGLIO DI NATALE
Sorprende che, dopo anni di abbandono, il Paino sia stato recuperato e approvato il giorno della Vigilia di Natale, in una seduta a oltranza. Il consigliere regionale Salvatore Gagliano (Pdl) svela un retroscena e avanza perplessità preoccupanti: "Nessuno si aspettava che fosse approvato quel giorno – afferma – e nessuno si era preparato sull’argomento. Infatti, la legge è stata approvata in pochi minuti, senza emendamenti, né interventi: mai visto nulla di simile in dieci anni di consiliatura. Non so quali interessi ci fossero, ma posso assicurare che la legge è stata presentata senza una parte della cartografia e senza tutta la documentazione necessaria. Inoltre, ad un mese dal voto, non è stata ancora pubblicata sul bollettino ufficiale. Ho già avuto diverse segnalazioni da privati ed enti locali che aspettano solo la pubblicazione per impugnare la legge e renderla attuabile."
MANCA IL REGOLAMENTO
I problemi non si esauriscono qui. Non è stato ancora votato, infatti, il regolamento d’attuazione, senza il quale, il piano è da considerarsi monco. Secondo la legge, il regolamento dovrebbe essere approvato entro e non oltre sei mesi dal varo del Piano e permetterà di stabilire quali sono i ruoli dei diversi enti che operano sul territorio e le rispettive aree di competenza. Con tutta probabilità, bisognerà aspettare il nuovo Consiglio che sarà eletto a marzo. i tempi di insediamento potrebbero far slittare la discussione di diversi mesi, rendendo vani gli sforzi per l’approvazione del Piano stesso.
NUOVI CRITERI
Entrando nei contenuti della legge, il piano assicura al territorio nuovi criteri per la valutazione degli interventi da effettuare. Fino a oggi, si è proceduto con le regole di salvaguardia dettate dal decreto presidenziale del 1995, che sanciva la nasciate del Parco.
Tale strumento, però, è generico e ha lasciato all’ente molta discrezionalità nelle decisioni finali. "Con il nuovo documento – afferma Alfano – oltre alla suddivisione in quattro tipi di aree, si stabiliscono norme attuative per ogni area che sanciscono che cosa si po’ fare e che cosa invece è proibito. In passato l’Ente ha valutato di volta in volta il da farsi."
UN PIANO VECCHIO
Ma, a far riflettere esperti, tecnici e ambientalisti è la vetustità del documento, consegnato dall’ente Parco alla Giunta regionale nel 2002, otto anni fa.
"In otto anni – spiega ancora il tecnico – il territorio è cambiato molto e diverse zone, sulla carta considerate incontaminate, probabilmente non lo sono più. Ci sono state trasformazioni, sia sotto l’aspetto ambientale che sotto quello socio-antropologico. Nonostante tutto, meglio un piano vecchio che non avere un piano."
ATTIVITA’ PRODUTTIVE
Pur non stanziando risorse economiche, il piano Parco prevede accordi con le comunità locali per la realizzazione di strutture extralberghiere che migliorino la ricettività: le abitazioni dovranno essere ricavate dal restauro del patrimonio già esistente. Inoltre, è prevista la realizzazione di agriturismi, in base alla legge regionale vigente, e il potenziamento della attività ricettive delle zone collinari e montuose. I campeggi, invece, potranno essere realizzati solo su arre già autorizzate dall’Ente e non potranno prevedre costruzioni oltre i 1000 metri quadri. Per le strutture di balneazione, l’ente , attraverso programmi o progetti, può occuparsi del miglioramento delle attrezzature.
SVILUPPO TURISTICO
Secondo Ernesto Alfano "…quando si parla di sviluppo turistico non si deve pensare solo alla costruzione di alberghi. Anche la tutela del patrimonio ambientale è una "scelta turistica", in quanto si preserva un bene che potrà attirare flussi di visitatori. L’istituzione delle aree A e B va in questa direzione. Anche se il Piano non programma direttamente iniziative, individua poli di attrazione culturale, storica e ambientale e ne sancisce la difesa".
Tra le indicazioni del documento, anche il miglioramento delle vie di accesso. All’articolo 18, infatti, si legge che "…il Piano indirizza e, per quanto di competenza, disciplina gli interventi sulla viabilità", con riferimento a strade, vie del mare e ferrovia.
I PROGETTI
Il Piano Parco istituisce una serie di progetti interisistituzionali per lo sviluppo del territorio. Tra questi, particolare importanza avranno i Piu ( Progetti integrati unitari), in base ai quali privati cittadini e Comuni potranno chiedere l’autorizzazione per la riqualificazione urbana di tutte le zone, specialmente costiere, colpite dall’abusivismo edilizio seguito al boom turistico dagli anni ’60 in poi.
"Basta ad agglomerati che assomigliano a baraccopoli – conclude Alfano – Con i Piu puntiamo a eliminare il degrado urbano dalle zone ad alta vocazione turistica. Per incentivare l’adozione di questi progetti, il Parco vieta altri tipi di intervento in queste zone". Basterà tutto questo a evitare una nuova colata di cemento?
Sulla preoccupazione per le deroghe edilizie nelle zone C del Parco, Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, si è così espresso: "E’ un provvedimento di una gravità assoluta. E’ assurdo che un Piano casa vada in deroga ad una legge ambientale. Anche le zone C sono di notevole importanza naturalistica e, soprattutto, sono a ridosso della aree A e B, che potrebbero essere danneggiate paesaggisticamente da interventi di edilizia selvaggia".
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