Tragedia di Carlo Velardi, l’avvocato: «Assoluzione per prescrizione, non innocenza»

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Tragedia di Carlo Velardi, l’avvocato: «Assoluzione per prescrizione, non innocenza»

A chiarire la sentenza del processo per la tragica morte di Carlo Fulvio Velardi è l’avvocato Michele Avallone, difensore di fiducia di Francesco Lo Schiavo, uno dei responsabili in diversi periodi dell’Ufficio Manutenzione del Comune di Castellabate, al quale la Corte di Appello ha confermato la condanna, ad un anno e sei mesi (pena sospesa) per la morte del giovane Carlo Fulvio Velardi. Il 15enne di Napoli morì a seguito di una caduta causata dal cedimento di una staccionata a Punta Licosa nell’estate del 2011.

«Prendo atto, con tristezza, di una notizia che -se pur veritiera- è stata comunicata ed illustrata senza il minimo rispetto per le più elementari forme di contraddittorio. – dice il legale – Innanzitutto deve, necessariamente, chiarirsi con precisione che l’assoluzione del proprietario della strada la si è ottenuta per “prescrizione” e non, come sembrerebbe, per innocenza».

Prescrizione, infatti, per il principe Angelo Granito di Belmonte, che era stato condannato in primo grado ad un anno e sei mesi di reclusione per la morte dello studente. L’ha stabilito la Corte di Appello di Salerno che ha dichiarato, quindi, estinto il reato a lui contestato per intervenuta prescrizione.

«Allo stato, pertanto, permangono le statuizioni, perché confermate dalla corte distrettuale, nei confronti del mio assistito e degli atri tecnici. – dice il legale – Non essendo ancora stata depositata la sentenza non si conoscono le motivazioni per le quali la corte non ha ritenuto congrue le tesi esposte dall’intero collegio difensivo: io, per quanto mi riguarda, nell’interesse di Lo Schiavo ricorrerò in Cassazione. Vi è da dire, però, e l’attento comunicatore che ha ritenuto interessare la stampa di tale notizia lo ha dimenticato, che nel corso della precedente udienza, dopo che i difensori tutti avevano “discusso”, il Procuratore generale chiese-ed ottenne dalla corte-un rinvio per repliche. Siamo, poi, arrivanti alla udienza dello scorso 16 dicembre ed il PG…..miracolosamente, ha deciso che fosse più interessato a discutere. – commenta ancora l’avvocato Avallone – Orbene, in disparte la anomala forma di rispetto che il PG ha riservato, a mio giudizio, al collegio difensivo, vi è da dire che tale comportamento non è particolarmente comprensibile in quanto, alla scorsa udienza il PG decise che aveva bisogno di tempo per replicare mentre tre mesi dopo, si accorge che non vi è nulla da replicare; la cosa mi meraviglia abbastanza».

«Una cosa è certa: – prosegue il legale – per quella data ognuno di noi avrebbe,poi,in sequito alla replica del Procuratore Generale ,aggiunto ulteriori valutazioni e considerazioni mentre….così non é accaduto e, pertanto, non si è potuto neanche procedere ad interloquire sulle valutazioni e deduzioni fatta dalla p.c. con il deposita di una memoria fatto, deposito, alcuni giorni prima: evviva il processo del contraddittorio ed evviva il processo del rispetto delle parti».

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