Vallo della Lucania, commercio al collasso. De Luca: «Le cause: eccessiva liberalizzazione e crisi demografica»

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Vallo della Lucania, commercio al collasso. De Luca: «Le cause: eccessiva liberalizzazione e crisi demografica»

Rimane aperta la questione sul commercio a Vallo della Lucania, in cui continuano, ininterrottamente, le polemiche e le proteste in un contesto che sembra peggiorare gradualmente. Ieri il Giornale del Cilento ha preso contatto con il membro della segreteria provinciale del Partito Democratico, Antonio Bruno, in merito alle condizioni di fondo che hanno provocato e favorito tale squilibrio commerciale. Sentiamo oggi, invece, un esponente del «Movimento 5 Stelle di Vallo della Lucania», Antonio De Luca.

«Ovviamente – dichiara Antonio De Luca -, come ricordato dall’esponente del PD Antonio Bruno, la delocalizzazione di scuole, tribunale, uffici, ha rappresentato un forte ostacolo alle attività commerciali del nostro centro storico, che hanno visto decisamente ridotto il proprio bacino d’utenza. Oltre a ciò c’è da considerare il fenomeno dell’eccessiva liberalizzazione. Infatti, in un piccolo centro come Vallo, dove il numero di potenziali acquirenti è da tempo invariato, la creazione di “nuovi” posti di lavoro nel settore commerciale determina necessariamente la perdita di altrettanti impieghi nello stesso ambito. A complicare le cose – continua –  c’è anche la fortissima pressione fiscale che grava soprattutto sulle piccole attività imprenditoriali. Per quanto riguarda il nostro territorio, colpito, come già detto, da immobilità demografica, il fatto che un numero sempre maggiore di persone scelga di partire determina una perdita di competenze, di “saper fare”, di idee innovative che non vengono reinvestite nel contesto locale. In questo senso – conclude il portavoce del movimento 5 stelle di Vallo della Lucania –  sarebbe necessaria una maggiore attenzione delle nostre amministrazioni che, con una gestione lungimirante e mirata delle proprie risorse, potrebbero supplire a quelle che sono le carenze delle attuali politiche macroeconomiche».

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