Vallo della Lucania: estorsione, minacce e auto incendiata ad un imprenditore. Cinque arresti

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Vallo della Lucania: estorsione, minacce e auto incendiata ad un imprenditore. Cinque arresti

Cinque ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dai carabinieri della compagnia di Vallo della Lucania in collaborazione con i militari di Cava de’ Tirreni, San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano e Ottaviano. I cinque destinatari sono persone accusate di estorsione, minacce, sequestro di persona e lesioni. I provvedimenti, tutti ai domiciliari, sono stati disposti dal gip del tribunale di Vallo della Lucania su richiesta del pubblico ministero Alfredo Greco. Gli arrestati, già noti alle forze dell’ordine, sono originari dell’hinterland salernitano e napoletano. I cinque, secondo chi indaga, volevano impossessarsi dello stabilimento balneare di proprietà di un noto imprenditore 50enne del posto situato a Casalvelino Marina.

L’operazione Alle prime luci dell’alba di martedì è scattato il blitz. L’attività investigativa, interamente condotta dai carabinieri della stazione di Acquavella, è stata avviata dopo un incendio che, il 22 settembre 2012, ha interessato un’autovettura e un deposito di attrezzature balneari di proprietà dell’imprenditore cilentano. I carabinieri hanno consentito di dimostrare l’intendimento degli indagati di costringere la vittima a corrispondere somme di denaro non dovute e a cedere loro l’attività imprenditoriale.

Cinque arresti Le persone finite agli arresti domiciliari sono noti pregiudicati originari di Cava de’ Tirreni, Ottaviano, San Gennaro Vesuviano e San Giuseppe Vesuviano. A finire ai domiciliari sono I.A., 47 anni, C.F., 48 anni, A.F., 38 anni, E.L., 40 anni, V.A., 47 anni. Il nodo delle indagini è stato sciolto dalla vittima, interrogato in caserma. L’imprenditore ha collaborato alla ricostruzione dei fatti.

Macchina incendiata Il 22 settembre di due anni fa, i carabinieri di Acquavella hanno aiutato nelle operazioni di spegnimento i vigili del fuoco di Vallo della Lucania. Dell’auto non era rimasto quasi nulla e nemmeno nel deposito di attrezzature del lido, ma proprio grazie a questo atto (risultato poi colposo) gli investigatori sono riusciti a risalire al presunto giro di denaro e minacce messo in piedi dai presunti colpevoli.

Il meccanismo «La vicenda, si legge nella nota inviata dai carabinieri, comincia  da un piccolo prestito contratto accordato all’imprenditore da parte di un soggetto dell’hinterland napoletano, il quale ha poi preteso di subentrare nella gestione del lido in cambio di una esigua liquidazione, nettamente inferiore al valore dell’attività turistica». A quel punto la presunta vittima avrebbe risposto in maniera negativa, ma al fine di conseguire il proprio scopo, chi secondo la procura estorceva denaro «avrebbe ripetuto azioni di minaccia telefonica e di persona e ulteriori azioni intimidatorie come il danneggiamento dell’abitazione», si legge ancora nel comunicato dei carabinieri. «Non ottenendo quanto illecitamente preteso, il reo chiedeva, unitamente ad alcuni conoscenti, poneva in atto ulteriori e più incisive minacce, estese anche ai familiari della vittima», scrivono ancora i militari

Minacce «allargate» La situazione sembrava essere giunta ad un punto di non ritorno e dopo aver subito danni e minacce, l’imprenditore decise di dare in affitto la propria attività al altre persone di Casalvelino. Gli indagati, quando sono venuti a conoscenza dell’intento dell’imprenditore, hanno minacciato anche i futuri gestori del lido, nonché i rispettivi legali (che stavano curando l’atto di locazione), affinché l’accordo non andasse a buon fine e per assicurarsi il subentro nell’acquisto del lido.

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Twitter @martinoluigi92

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