Arrestato boss latitante Pesce, aveva messo le mani anche sul Sapri calcio

| di
Arrestato boss latitante Pesce, aveva messo le mani anche sul Sapri calcio

Finisce la caccia a «U ballerino». Il boss della ‘ndrangheta Marcello Pesce, è stato arrestato oggi, venerdì, dalla polizia di Reggio Calabria a Rosarno, lo stesso paese dove è nato il 12 marzo 1964. Figlio di Rocco Pesce, nonché nipote del defunto boss Giuseppe Pesce, è inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi del ministero dell’Interno. Capo indiscusso dell’omonima cosca operante a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, e altrove, ritenuta tra le più agguerrite dell’intera ‘ndrangheta calabrese, Marcello Pesce annovera precedenti di polizia per associazione mafiosa, omicidio doloso e droga.

E’ appassionato di calcio, tanto da essere stato presidente e proprietario – direttamente o indirettamente – di due squadre dilettantistiche. Ma l’interesse per il calcio, secondo gli investigatori, non era solo passione. Col controllo di squadre come l’Interpiana di Rosarno, e il Sapri, Pesce contava anche di raccogliere l’ammirazione dei tifosi e quindi il consenso per la sua organizzazione criminale.

Il suo nome compare negli atti giudiziari degli anni novanta, quando alcuni rapporti di polizia evidenziavano la sua sospetta appartenenza alla criminalità organizzata di Rosarno capeggiata allora dal boss Giuseppe Pesce, classe 1923, poi deceduto. Nel 2010 Marcello Pesce si sottraeva all’arresto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione ‘All Inside’. Al termine del processo di primo grado Marcello Pesce viene condannato alla pena di 15 anni e 6 mesi di reclusione poiché riconosciuto colpevole dei delitti di associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni (autovetture). Verdetto riformato in appello con una nuova condanna: 16 anni e 2 mesi di reclusione.

Nel 2015, in considerazione dei possibili appoggi di cui egli poteva giovarsi in territorio estero, le ricerche sono state estese anche in ambito comunitario, attraverso l’emissione del Mandato di Arresto Europeo da parte della Corte di Appello di Reggio Calabria.

©

Consigliati per te

©Riproduzione riservata