Inchiesta Consip, tra gli indagati anche l’ex governatore Stefano Caldoro

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Inchiesta Consip, tra gli indagati anche l’ex governatore Stefano Caldoro

Anche l’ex presidente della regione Campania, Stefano Caldoro, oggi consigliere regionale di Forza Italia e leader dell’opposizione nei confronti di Vincenzo De Luca è indagato nell’ambito dell’inchiesta Consip (la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana. La legge prevede che operi nell’esclusivo interesse dello Stato e il suo azionista unico è il Ministero dell’economia e delle finanze del quale è una società in-house). Caldoro sarebbe infatti finito nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’imprenditore Alfredo Romeo. Un’inchiesta su presunti appalti e corruzione. Sul conto dell’ex governatore campano cade il capo d’accusa di tentata corruzione in concorso con il politico/giornalista Italo Bocchino, che sarebbe stato il consulente dell’imprenditore Romeo e con il direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera Federico II di Napoli. Caldoro è infatti finito nel mirino delle indagini in seguito a presunte numerose intercettazione telefoniche per conversazioni con Bocchino e il direttore amministrativo Lo Castro Natale, quelle stesse conversazione che poi sarebbero state riprese tra Bocchino e Romeo e che facevano riferimento sia ad un presunto appalto che l’azienda ospedaliera Federico II di Napoli stava per bandire sia ad altri appalti già banditi dalla Soresa (società regionale per la sanità in Campania). 

La risposta del M5S Sul caso si è subito esposto il Movimento 5 Stelle della Campania. A parlare è il capogruppo del Movimento Valeria Ciarambino. «E’ l’ennesima vicenda giudiziaria che potrebbe provocare ripercussioni negative sul corretto funzionamento dell’istituzione regionale. I magistrati ipotizzano per Caldoro la tentata corruzione in concorso – afferma Ciarambino – un reato molto grave per chi svolge funzioni pubbliche. Ci auguriamo che Caldoro riesca a chiarire la sua posizione – spiega – allo stesso modo chiediamo ai magistrati di andare fino in fondo in un’inchiesta che sta svelando un’autentica trama delinquenziale. Il Movimento 5 Stelle è l’unica forza politica presente in consiglio regionale che ha le mani pulite – evidenzia la capogruppo – ormai nell’aula consiliare sono rappresentati quasi tutti i reati del codice penale compreso quello del voto di scambio politico-mafioso. Per una questione di opportunità e per la tutela delle istituzioni ci appelliamo al buonsenso di Caldoro – conclude Ciarambino – intanto chiediamo che chiarisca in consiglio il suo ruolo in questa vicenda».

L’inchiesta Consip L’inchiesta, come riporta ‘Il Fatto Quotidiano’, nasce da un’indagine partita nei mesi scorsi dalla Procura di Napoli in seguito ad alcune presunte irregolarità nelle assegnazioni di diversi appalti. L’indagine è condotta dai pm della Dda, John Woodcock e Celeste Carrano: il fatto che il procedimento sia condotto dai magistrati dell’Antimafia si spiega attraverso il presunto collegamento ai clan di alcuni dipendenti della ditta di pulizia, che fa capo al gruppo Romeo, che ottenne l’appalto per svolgere tale servizio all’ospedale Cardarelli di Napoli. Dagli accertamenti eseguiti dai magistrati emerse un presunto sistema di tangenti in riferimento sia all’appalto nell’ospedale Cardarelli che per altri lavori pubblici a Napoli. Gli sviluppi più importanti dell’indagine sono collegati alle intercettazioni telefoniche ed ambientali ed altre attività, come sequestri e perquisizioni (a Roma furono trovati in una discarica dei pizzini sui quali secondo l’accusa Romeo avrebbe annotato importo e destinatari delle mazzette) che hanno portato all’apertura del filone sugli appalti della Consip, la centrale di spesa della pubblica amministrazione. Ciò ha comportato una trasmissione, per competenza territoriale, di buona parte degli atti, alla Procura di Roma che sta operando in stretto contatto con i colleghi della Procura partenopea.

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