Il Vallo di Diano e la sua evoluzione in ‘Profumo e polvere di terra’ di Lorenzo Peluso

| di
Il Vallo di Diano e la sua evoluzione in ‘Profumo e polvere di terra’ di Lorenzo Peluso

Nelle edicole del Cilento e Vallo di Diano, da qualche settimana, è in vendita ‘Profumo e polvere di terra’ del giornalista Lorenzo Peluso. Un saggio che analizza il passato e il futuro del territorio valdianese attraverso i cambiamenti del mondo agricolo e l’aspetto paesaggistico.

La lunga e faticosa lotta per la conquista delle terre; le imponenti opere di bonifica, intraprese dai Romani, abbandonate nel Medioevo, riprese nel 1700, agli inizi del ‘900, a completo vantaggio dell’agricoltura, resero la fertile piana agricola del Vallo di Diano, racchiusa tra i monti della Maddalena e la catena montuosa del Cervati e degli Alburni, un modello di sviluppo locale per l’intero Mezzogiorno. Ecco la storia di una Valle e della sua perenne e costate trasformazione. Nell’immediato dopoguerra, la Valle si popolò di case coloniche arrivando nel 1958 a circa 16.000 unità che man mano formarono gruppi isolati con un forte richiamo agli antichi pagi Romani. L’agricoltura ha quindi da sempre rappresentato il modello economico su cui la popolazione stanziale ha basato il suo sostentamento, almeno fino agli anni Cinquanta del Novecento. Nel 1960 quando per la prima volta si accennò al progetto “Città del Vallo” l’omogeneità dei comuni che avevano nei secoli mantenuto intatte le caratteristiche territoriali ed ispiravano un nuovo modello urbano attraverso la costruzione di una città, la “Città Vallo di Diano”, uniformata a due fondamentali concetti operativi: campagna e città, sembrava potesse realizzare le aspirazioni inseguite per centinaia di anni. In questo contesto si inserì, drammaticamente, la sera del 23 novembre del 1980 il sisma che devastò l’Irpinia e la Lucania e che sfiorò solamente il Vallo di Diano. Un fatto che modificò sostanzialmente l’evoluzione, anche urbanistica, della Valle. Interi borghi cambiarono per sempre la loro connotazione. Lo scenario che si presenta agli occhi del viaggiatore che entra nel Vallo di Diano da nord è inequivocabile; una valle fortemente urbanizzata dove lo spazio che una volta era destinato alle coltivazioni di cereali e granaglie, orti e frutteti, oggi è occupato da magnifici ed enormi manufatti in cemento prefabbricato, monumento all’industrializzazione moderna. Intanto, soprattutto nell’ultimo decennio, una nuova forte emorragia di emigrazione sta cancellando secoli di storia. Giovani in cerca di prima occupazione; interi nuclei familiari sfiduciati ed in grossa difficoltà economica, hanno lasciato per sempre il Vallo. Ed ecco l’amara costatazione: la trasformazione del territorio operata a danno dell’agricoltura non ha quindi consentito di innescare un processo virtuoso di crescita economica in grado di produrre occupazione e lavoro. Nel frattempo il mondo agricolo e l’aspetto paesaggistico della Valle ha subito un forte cambiamento. Ecco perché in un territorio apparentemente destinato all’oblio, la speranza di una rinascita viene affidata a giovani nuovi piccoli imprenditori agricoli. E’ il caso di Antonio, un 29enne che dopo alcuni anni di disoccupazione, cassa integrazione e persino un’esperienza al nord in cerca di occupazione, oggi ha deciso di investire al sud. Di investire in agricoltura. Antonio è il novello pastore che ogni giorno porta al pascolo il suo gregge di capre e poi ne trasforma il latte in prodotti di assoluto pregio organolettico.

Consigliati per te

©Riproduzione riservata