Ultime battute al processo Mastrogiovanni: «Il tso era necessario». Ecco la requisitoria

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Ultime battute al processo Mastrogiovanni: «Il tso era necessario». Ecco la requisitoria

Ha preso il via la parte finale e più attesa del caso Mastrogiovanni, con il rush finale del processo di primo grado che porta dritto alla sentenza, prevista per il 30 ottobre. Presenti in aula, tra i sei medici indagati, solo Michele Della Pepa, e sette infermieri (tra i 12) tra cui De Vita, Minghetti, Casaburni, Oricchio, Forino, Russo e Scarano.

«La cappa mediatica» L’udienza è stata aperta con la requisitoria del pm Martuscelli che ha parlato per 2 ore e 15 minuti consecutivi. «Siamo all’epilogo – dichiara – malgrado il clamore e la cappa mediatica». Si riferisce, con tutta probabilità, all’attenzione dimostrata dalla stampa nazionale nelle ultime settimane. L’Espresso, con il consenso della famiglia, ha messo in rete il video che documenta le 83 ore di ricovero in Tso del maestro elementare di Castelnuovo Cilento, morto nel reparto psichiatrico di Vallo il 4 agosto 2009. Il sito on line del settimanale ha reso pubbliche le riprese delle telecamere a circuito chiuso del reparto di psichiatria, ciliegina sulla torta di un processo in corso da due anni perché mostrano Mastrogiovanni mai liberato dalle fasce rigide che lo hanno tenuto legato ad un letto in contenzione per quasi 4 giorni; mostrano l’assenza di cibo e la poca idratazione, mostrano la fine lenta e sofferta di un uomo normale.

La requisitoria Dura quasi 2 ore e mezza la requisitoria del pm Martuscelli, che ha affrontato la questione focalizzando la sua attenzione sulla lettura della relazione del tenente dei vigili del comune di Pollica e poi di quella dei carabinieri della stessa cittadina. In queste Mastrogiovanni viene descritto come un violento, come un anarchico. Insomma, la relazione delle forze dell’ordine sottolinea che il maestro intonasse, al momento della “cattura” canti contro il governo e si lasciava andare a termini volgari. Spiega la normativa del tso (trattamento sanitario obbligatorio) al quale la vittima venne sottoposta per quasi 90 ore e ricorda che il paziente, durante il trattamento, conserva sempre tutti i suoi diritti. Parla di contenzione blanda e ricorda che il paziente è stato frequentemente sorvegliato perché un infermiere ha dichiarato di essere passato accanto al suo letto per ben sessanta volte. Durante il dibattito afferma che la responsabilità della cartella clinica (la contenzione non venne mai registrata) è soprattutto del primario del reparto ma tutti i medici devono ritenersi responsabili della mancata annotazione della contenzione, riconoscendo che il primario era ben consapevole della contenzione di Mastrogiovanni. Convinto che la morte del maestro elementare sia da imputare ad un problema cardiaco e non ad un edema polmonare. Parla di colpa professionale e afferma che il primario ha l’obbligo di controllare il comportamento dei medici che non hanno rilevato l’infarto in atto nella mattinata del 3 agosto e dovevano far trasferire il paziente nel reparto cardiologico. Insomma, riconosce infine la scarsa assistenza medico – igienica ma chiede pene lievi e comunque inferiori alle aspettative, soprattutto dei familiari.

La richiesta di condanna Riconosciute le attenuanti generiche per il reato di falso in cartella chiede per il primario Michele Di Genio un anno e quattro mesi di reclusione e un anno e due mesi per i. Rocco Barone, Raffaele Basso, Amerigo Mazza, Michele Della Pepa e Anna Angela Ruberto; respinge per tutti il reato di sequestro di persona e ne chiede l’assoluzione. La morte come conseguenza di un altro reato trasformata in omicidio colposo: riconosciute le attenuanti generiche, chiede 3 anni di reclusione per Di Genio, 2 anni e 6 mesi di reclusione per Rocco Barone e Americo Mazza, mentre per Angela Ruberto, in servizio la notte della morte di Mastrogiovanni, chiede la condanna a 2 anni e 7 mesi di reclusione. Sei poi gli infermieri colpevoli, secondo l’accusa, di omicidio colposo per i quali chiede 2 anni di reclusione: Antonio De Vita, Alfredo Gaudio, Antonio Luongo, Nicola Oricchio, Raffaele Russo, Antonio Tardio. Per l’omicidio colposo, per non aver commesso il fatto, chiede l’assoluzione di due medici Raffaele Basso e Michele Della Pepa, della caposala Maria D’Agostino Cirillo e degli infermieri Juan José Casaburri, Maria Carmela Cortazzo, Giuseppe Forino, Massimo Minghetti e Massimo Scarano.

I commenti a caldo «Siamo amareggiati – dichiara Caterina, la sorella di Franco Mastrogiovanni – Oggi sarebbe stato il suo compleanno, ed eravamo fiduciosi. Siamo addolorati, invece, per aver sentito il pm in aula giustificare il Tso e la contenzione che ne hanno preceduto la morte. E’ come se mio fratello fosse stato ucciso due volte». Per l’avvocato Michele Capano, della Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood che si è costituito parte civile nel processo, «lo stesso pm anni fa chiese una condanna di 3 anni a Mastrogiovanni (poi annullata nei gradi di giudizio successivi) perché contestò una multa, ora ha fatto la stessa condanna ai medici». Perplesso l’avvocato Di Palma di Telefono Viola (parte civile nel processo), perché «il pm nella ricostruzione non ha menzionato in nessun modo il fatto che Grazia Serra, la nipote di Mastrogiovanni, si fosse recata in ospedale per visitarlo e che la visita gli venne negata dal medico: avrebbe avuto sicuramente un’incidenza innanzitutto medica. E sono anche discorde sulla ricostruzione fatta da Martuscelli sulla pratica del TSO».

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