Camerota, 13enne scomparsa: il complice finisce nei guai. Inquirenti: «Lui ha pianificato la fuga», ma ci sono ombre

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Camerota, 13enne scomparsa: il complice finisce nei guai. Inquirenti: «Lui ha pianificato la fuga», ma ci sono ombre

Tutto bene quel che finisce bene, o quasi. Petronela Bercea, la 13enne rumena scomparsa da Camerota sabato scorso e ritrovata dai carabinieri ad Asti mercoledì, sta bene e oggi, venerdì, è tornata a casa dove ha potuto riabbracciare la mamma e la sorella maggiore. La ragazzina torna alla vita di sempre, anche se, a detta degli inquirenti, ci sono altri aspetti della vicenda che ancora non sono del tutto chiari. Riproviamo a ricostruire il racconto secondo gli indizi e le testimonianze raccolte da chi indaga e le probabili responsabilità dell’uomo con il quale Petronela è stata ritrovata.

La fuga e i dubbi E’ il pomeriggio di sabato 5 aprile quando Petronela esce dalla casa dove vive insieme alla madre e alla sorella maggiore. Passeggia proprio in compagnia di quest’ultima in via Pasterola a Camerota quando resta sola perchè l’altra rientra a casa per recuperare un maglione. «Avevo freddo», dichiarerà poi ai carabinieri. La 13enne, che frequenta le scuole medie del paese, scompare. Il primo aspetto che non è chiaro alle forze dell’ordine è come mai la minore sparisce sabato e la mamma si reca in caserma per denunciare il fatto domenica mattina. Come fa un genitore a far trascorrere una notte intera ad una figlia di 13 anni lontano da casa senza sapere nemmeno dove fosse andata a finire? Mentre denuncia il fatto la madre dice di temere che si trattasse di un rapimento. Intanto la notizia si diffonde in paese e quattro ragazzi, che conoscono Petronela, sostengono di averla vista su di un treno alla stazione di San Severino di Centola apparentemente sola. Apparentemente, infatti, perchè Petronela non era sola. Ma questo gli inquirenti lo hanno scoperto solo dopo, quando la ragazzina è stata interrogata. Le ricerche si estendono su tutto il territorio nazionale. La dispersa è diretta a nord. Il cellulare di lei finisce sotto controllo come molti altri connessi con il suo. Il telefonino risulta spento, poi la svolta. L’autista di un taxi chiama i carabinieri e dice: «Ho il telefono della ragazzina che state cercando». I militari recuperano il dispositivo mobile e riescono a recuperare alcuni numeri utili. Uno su tutti: quello del ragazzo che sta con Petronela. La cellula viene localizzata in Piemonte, ad Asti e più precisamente a Piea, un piccolo comune immerso nelle campagne. Per un attimo si teme il peggio. I carabinieri della compagnia di Asti fanno irruzione nell’abitazione di un uomo e lo trovano in compagnia di Petronela. La piccola sta bene e i due vengono portati via dalle forze dell’ordine per essere interrogati.

La storia L’uomo è stato denunciato per sottrazione di persona incapace, minore di 14 anni. Lui ha 26 anni è rumeno come Petronela. Non ha reati alle spalle e lavora in fabbrica come operaio metalmeccanico. Ha conosciuto la giovanissima rumena su Facebook nel mese di gennaio. Da lì sarebbe riuscito a convincerla per farla salire ad Asti. Ma per quale motivo? Ha brutte intenzioni? O la vede solo come un’amica? Petronela intanto giura ai carabinieri di non avere subito alcuna forma di violenza e che tra di loro non c’è nessuna relazione. Ma svela tutti i particolari della fuga: dice di aver conosciuto lui sul web e che dal social network lui le avrebbe spiegato come e quando la andava a prendere. Sabato 5 aprile l’uomo arriva con un intercity alla stazione di Sapri, prede un taxi e va a Camerota per raggiungere Petronela. La 13enne sale sul taxi e insieme raggiungono Sapri (è qui che lei perde il cellulare che poi viene consegnato ai carabinieri). In treno raggiungono di nuovo Asti e poi Piea. Il quadro sembra essere chiuso, ma il sostituto procuratore del tribunale di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, non è convinto dei contorni della vicenda. Il 26enne viene denunciato perchè non sono state fornite spiegazioni utili sull’allontanamento non tanto volontario, a questo punto, di Petronela. «Non è stata un fuga d’amore», sostiene chi ha indagato da Camerota, i militari diretti dal maresciallo Di Franco e quelli di Sapri del maresciallo Lo Sciuto, ma «non sarebbe stato nemmeno un rapimento e un sequestro di persona». Allora come mai la ragazzina avrebbe chiesto di tornare subito a casa quando le forze dell’ordine hanno fatto irruzione in quella casa? E’ stata costretta oppure è andata volontariamente in compagnia di quell’uomo senza precedenti penali e che non le avrebbe fatto del male?

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Twitter @martinoluigi92

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