In viaggio verso Sanremo, tra i finalisti Leoluca Inverso | Intervista

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In viaggio verso Sanremo, tra i finalisti Leoluca Inverso | Intervista

Si è concluso anche quest’anno ‘In viaggio verso Sanremo’, il concorso canoro promosso dall’associazione Cicas Turismo di Sapri ideato da Matteo Martino con il ‘Gruppo Eventi’. La finale, tenutasi giovedì 8 febbraio al Palafiori, ha avuto per protagonisti i giovani artisti cilentani. Ad aggiudicarsi il primo posto Simone Bruzzese, cantautore originario di Sapri.

Tra i 6 finalisti anche Leoluca Inverso, in arte Leo In, originario di Piano Vetrale, giovane rapper che ha saputo guadagnarsi il terzo posto al Palafiori cantando sulle note del suo ultimo singolo ‘Atarassia’. Il Giornale del Cilento da tempo segue il percorso artistico di Leoluca, questa testata lo ha raggiunto appena rientrato dalla spedizione sanremese per una breve intervista sulla sua esperienza ed il suo futuro.

Rappi ormai da 6 anni, te lo saresti mai aspettato di approdare al Palafiori di Casa Sanremo? La tua emozione appena ricevuta la notizia?

Di sicuro, fino a questo momento, quella del Palafiori di Casa Sanremo è stata l’esperienza più prestigiosa che ho avuto modo di intraprendere. Essere calato in un contesto come quello del Festival ti permette di staccare la spina dalla quotidianità, almeno per qualche giorno. È tutto paragonabile ad un immenso meccanismo, ed essere stato uno dei piccolissimi elementi che lo ha composto è per me motivo di grande emozione.

È giusto affermare che questa esibizione può considerarsi prova tangibile della crescita artistica che ti ha caratterizzato in questi ultimi anni? Senti di dover ringraziare qualcuno? 

Familiarizzare con diversi palcoscenici, nel corso di questi sei anni, mi ha aiutato inevitabilmente molto a rendere chiare le emozioni che mi accompagnano durante ogni esibizione. Le persone da ringraziare sono molte, partendo da coloro che mi hanno permesso di fare questa esperienza, tra i quali vi sono don Gianni Citro e Dario Cantelmo, i quali sono stati di grande stimolo per la mia crescita, e ovviamente la mia famiglia (mio fratello Antonello specialmente), gli amici e tutte le persone che, nel corso di questi anni, mi hanno sostenuto e continuano a sostenermi per permettermi di realizzare qualcosa di bello ed importante.

Sicuramente è stata un’esperienza che, nel bene e nel male, ti avrà fatto riflettere su te stesso e quello che sei. Progetti futuri? Prima o poi “Sanremo Giovani”?

Queste esperienze sono produttive, soprattutto perché ti rendono consapevole. Sicuramente questo rappresenta un ulteriore stimolo per lavorare a qualcosa di concreto, magari un EP, che prenderà forma sulla scia di “Atarassia”, brano che rappresenta un po’ gli ultimi sviluppi delle mie idee musicali. Credo che sia questa la strada giusta, ora tocca lavorare con maggiore intensità e sfruttare l’entusiasmo che ho tratto a seguito di questa esperienza. Scrivere canzoni è un’astrazione che mi affascina, non riesco ad immaginarmi descritto diversamente, se non attraverso un mio testo. Se Sanremo Giovani rappresentasse la possibilità di comunicare un’idea, sarebbe un’occasione da sfruttare. L’importante è non snaturarsi al punto da non riconoscersi più in ciò che si crea, è questo l’essenziale per me.

Assieme a te anche altri giovani artisti cilentani, cosa si prova ad essere un po’ “ambasciatori” di un territorio in un cotesto come il Palafiori che fa un po’ da cornice al Festival?

Devo dirti che sono rimasto piacevolmente sorpreso nel constatare che, oltre alla manifestazione alla quale ho preso parte, al Palafiori c’è una fitta rappresentanza cilentana. Contribuire allo sviluppo della nostra terra anche al di fuori di quelli che sono i nostri confini rappresenta motivo di orgoglio soprattutto per noi giovani, testimoni di un’epoca nella quale le piccole realtà sono spesso denigrate. Ho avuto modo di conoscere ragazzi che, come me, si sono fatti portavoce non solo delle loro idee, ma di un attaccamento profondo alle loro radici. È stato tutto magico, la competizione è passata in secondo piano, c’era semplicemente la volontà di comunicare attraverso la musica un’emozione.

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