Paestum, riapertura del Museo Narrante inaugurata con incontro di studi dedicato a Umberto Zanotti Bianco

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Paestum, riapertura del Museo Narrante inaugurata con incontro di studi dedicato a Umberto Zanotti Bianco

Paestum ricorda l’archeologo e meridionalista Umberto Zanotti Bianco in occasione del 50° anniversario dalla scomparsa. Appuntamento il 14 novembre 2013 tra le installazioni del Museo Narrante, riaperto al pubblico dopo anni di forzata chiusura.

L’incontro che si svolge sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, è organizzato dal Mibact e da Italia Nostra. E tra i resti del Santuario alla Foce del Sele e del Museo dedicato alla memoria del grande studioso e della sua indimenticata compagna di ricerche, Paola Zancani Montuoro, riecheggiano nuovamente storie antiche e moderne, miti e immagini che raccontano il passato di un luogo che per secoli ha rappresentato la porta d’accesso alla Magna Graecia.

Alto, esile, elegante, così appare nelle immagini che raccontano la scoperta del Santuario, Umberto Zanotti Bianco, nato a Creta nel 1889 e morto a Roma nell’agosto del 1963. Uomo austero, studioso impegnato, non si capacitava che il resto del Paese non ardesse, come lui, di indignazione per la miseria che impastava, come unico ingrediente, la vita al Sud. Da più di vent’anni questa popolazione vive in condizioni così degradanti da far arrossire di vergogna chi ha un po’ di fierezza umana. Così scrive, a soli venti anni. L’avvento del Fascismo fu un trauma per un democratico liberale quale lui era; cercò di ostacolare l’ascesa del regime con gesti eclatanti: nel 1924 restituì ai Ministeri competenti le medaglie di benemerenza e i brevetti di guerra, per protestare contro l’infausto delitto di Giacomo Matteotti; nel 1925 fu tra i promotori firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti capeggiato da Benedetto Croce; nel 1930 aderì come attivista al movimento antifascista. Sorvegliato dalla polizia segreta fu arrestato nel 1941 e rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli. Fu poi internato per sette mesi a Paestum e successivamente a Sant’Angelo di Sorrento, per tornare libero solo alla fine del 1941. Furono quelli anni pesanti e dolorosi, soprattutto dopo il 1943 quando si avvicinò alla Resistenza e visse nell’anonimato presso amici per timore di essere catturato dai tedeschi. Alla caduta del Regime, dal 1944 al 1949 fu nominato presidente della Croce Rossa Italiana. Per le sue scoperte in archeologia fu insignito, insieme a Paola Zancani Montuoro, del premio Feltrinelli dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Nel 1955, insieme ad Elena Croce fondò Italia Nostra, di cui fu anche il primo presidente.

Il Sud, ne era convinto, si riscatta solo con la cultura. Magari riannodando il legame con le antiche vestigia sepolte sotto tuguri e paludi e che, insieme con Paolo Orsi e Paola Zancani Montuoro, contribuirà a riportare alla luce. ‘Quel passato nobile che dorme sotto i piedi’, gli terrà compagnia nel triste periodo del confino; ed a dispetto della nascente dittatura, che ne ostacolò in ogni modo l’operato, Zanotti Bianco garantì al Paese due delle più grandi scoperte del secolo: la gloriosa Sibari e le meraviglie del Santuario di Hera Argiva a Paestum. Allo Stato il compito di rinnovare quella straordinaria stagione di ricerche riaprendo ai percorsi di visita, un luogo finora negato e che ancora oggi rappresenta uno dei cantieri scuola di eccellenza delle Università campane. A  grandi e bambini, il compito di animare le sale di un museo vivo e prezioso premiando lo sforzo economico finora fatto dalla Soprintedenza ai beni archeologici di Salerno per garantirne la sua riapertura. A noi cittadini, l’arduo compito di vigilare sulla sua salute e sulla sua corretta gestione.

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*archeologa, ispettore onorario del Mibact

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