Tribunale Sala Consilina resta chiuso. Corte Costituzionale: «No al referendum»

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Tribunale Sala Consilina resta chiuso. Corte Costituzionale: «No al referendum»

La Corte Costituzionale ha detto no al voto cittadino per la riapertura del tribunale di Sala Consilina. La geografia giudiziaria non cambia. I plichi e i faldoni di documenti del Vallo di Diano restano al tribunale di Lagonegro. I disagi non mancano e lo slittamento delle udienze è vergognoso. «Ci sono stati processi spostati anche al 2020», afferma un avvocato del foro salese. La Corte Costituzionale si è quindi opposta alla decisione del consiglio regionale della Campania che aveva chiesto un referendum abrogativo inerente la riforma entrata in vigore il 13 settembre scorso, che ha portato alla soppressione di circa mille uffici giudiziari minori.

Le squadre La situazione attuale è quindi la seguente. Da un lato ci sarebbero i nove consigli che volevano il referendum e sarebbero quelli di Puglia, Calabria, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Abruzzo, Liguria, Campania e Marche. Questi ritengono necessaria la consultazione popolare per l’abrogazione della riforma. Dall’altro lato c’è l’Avvocatura dello Stato che, in rappresentanza del governo, ha sostenuto l’inammissibilità del quesito referendario e il rischio che con un’abrogazione della riforma si vada incontro ad un vuoto normativo. Il referendum aveva già avuto il via libera della Cassazione, mentre ai giudici delle leggi spettava il vaglio costituzionale. Se la Consulta non ammetterà il referendum, avevano annunciato le Regioni, ricorreremo alla Corte di giustizia europea. E così sarà allora. Il caso del tribunale salese, come molti in Italia, pare non finire qui.

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