Viticoltori e vini, quelli di Centola protagonisti a ‘Un calice di storia’ (FOTO)

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Viticoltori e vini, quelli di Centola protagonisti a ‘Un calice di storia’ (FOTO)

Se un paese avesse radici, quelle di Centola sarebbero radici di vigna. Se un paese ha delle tradizioni, molte di quelle centolesi sono piantate nel vino. Perché tra le pieghe del Cilento, la storia non è fatta solo dalle bellezze naturalistiche, ma anche da quella spremitura di grappoli che da sempre ha sposato Centola al vino. «Da Petronio a Papa Farnese ai documenti dell’epoca, risulta che l’8% del territorio era dedicato ai vigneti e il 7,4 per cento era per l’allevamento. Significa che la tradizione dei vini è da sempre parte di questo Sud», ha spiegato Maria Rosaria Lo Schiavo, coordinatrice dell’evento che per l’intera giornata di domenica ha puntato i riflettori sul mondo del vino, da chi lo produce a chi ha il compito di valorizzarlo. 

La manifestazione ‘Un calice di storia’, organizzata dall’associazione Palinurus con il patrocinio del Comune di Centola, del Parco nazionale del Cilento, del Gal Casacastra e dell’associazione Italiana Sommelier Regione Campania – delegazione Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, è stata suddivisa in tre momenti: il convegno al residence Pietre Rosse di Centola, dove esperti, enti e produttori si sono confrontati sul tema del vino, una degustazione guidata e la premiazione dei tre vini locali ritenuti più meritevoli dalla giuria di esperti. 

Brand per i vini centolesi «Un evento che si prefigge l’obiettivo – ha detto Marco Sansiviero, presidente dell’associazione Palinurus –  di stimolare gli enti preposti per l’ottenimento di un marchio di qualità per dare al vino di Centola un interesse e un’immagine commerciale». Sansiviero ha poi aggiunto che al riguardo l’associazione si è già messa al lavoro per avviare un progetto di sperimentazione  di impianto di vitigni autoctoni con la facoltà di Agraria dell’università di Milano e ha chiesto al sindaco Stanziola che «questo possa essere realizzato sui territori demaniali comunali». 

Ogni angolo del territorio di Centola racconta di vino. Basti pensare che al concorso per premiare i vini migliori del territorio, hanno partecipato 34 viticoltori centolesi, e al tavolo della degustazione guidata da Maria Sarnataro, delegata Ais Cilento e Vallo di Diano, c’erano tre aziende locali: quella di Leopoldo Giordano, Isca delle donne di Vincenzo Merola e Albamarina di Mario Notaroberto, imprenditore vitivinicolo e nuovo presidente del Gal Casacastra, che ha posto l’attenzione sullo scollamento esistente tra l’imprenditoria agricola e le istituzioni, evidenziando le limitazioni spesso imposte dal Parco e auspicando più attenzione dal mondo della politica. Notaroberto ha messo in risalto quanto sia importante credere nel territorio adducendo come esempio il suo essere ritornato nella terra d’origine dopo 30 anni e la necessità di creare occupazione utilizzando le attività di tipo rurale. Per quanto riguarda la propria azienda, in cui ha 4 dipendenti che lavorano tutto l’anno, ha ribadito «l’esistenza di un progetto che prevede la messa in produzione di ulteriori 6 ettari di vigneto che valorizzeranno le proprietà di un terroir che vede nel flysch del Cilento l’elemento distintivo e caratterizzante in grado di dare al prodotto un valore identitario di alto spessore».

L’intervento di Carmine Farnetano, coordinatore del Gal Casacastra è stato, invece, incentrato sulla rivisitazione storica e sull’evoluzione in termini di metodologia che ha portato il territorio a una perdita, graduale ma costante, di qualità produttiva. Gli esempi sulla diversa destinazione dei prodotti agricoli a seconda della collocazione sociale dei soggetti è il paradigma di una società sostanzialmente ancorata a un modello di relazioni feudali in cui vediamo il signorotto che spadroneggia e gode dei privilegi classici derivanti da questo tipo di relazione. Quanto mai attuale e descritto con un sottile spirito dissacratorio è il riferimento a Parmenide e Zenone, che erano sì dei filosofi passati alla storia, ma circondati da «schiavi che erano reclutati sul nostro territorio» e quindi in una situazione di privilegio e, anche allora, una società composta da «grandi pensatori» e da una stragrande maggioranza di persone dedite alla fatica fisica, quasi a voler suggerire una similitudine con i tempi moderni.

La premiazione Il viaggio nel mondo del vino si è concluso nella cornice di piazza San Nicola di Mira a Centola con una festa in piazza, tra stand gastronomici, musica popolare e la presenza dei produttori locali, ognuno pronto a raccontare la storia della lunga tradizione del territorio e della sua gente. Poi il momento più atteso: i nomi dei tre vincitori del concorso promosso per i vini migliori del territorio. Medaglia d’oro ad Antonio D’Angelo, medaglia d’argento a Gianfranco Ciccariello e terza classificata Vittoria Galietti. Mentre a Giovanni Stanziola D’Angelo il premio speciale della giuria come miglior bianco.

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