Camerota, nell’inchiesta usura «altre 15 posizioni al vaglio». I finanzieri: «Sappiamo chi sono»

| di
Camerota, nell’inchiesta usura «altre 15 posizioni al vaglio». I finanzieri: «Sappiamo chi sono»

Il fatto è già noto a tutti, ovvero il meccanismo «usuraio» scoperto dalla finanza a Marina di Camerota, che pochi giorni fa ha portato all’arresto nove persone: tre in carcere e sei ai domicialiari. Il sodalizio operava da 8 anni sulle piazze di Camerota, Avellino e Potenza. I tassi praticati sfioravano il 190% annuo. Sequestrati anche beni immobili.

Trucchi da insospettabili
«Gli arrestati non sono persone legate alla criminalità. Sono colletti bianchi, imprenditori e professionisti. E proprio per questo più subdoli, radicati e inseriti nel circuito economico locale». E’ questo per il generale Salvatore De Benedetto, comandante provinciale della guardia di finanza, il tratto caratteristico dell'”operazione San Domenico”, coordinata assieme alla Procura di Vallo della Lucania. Quello di “un’usura sotto traccia”, nascosta sotto prestiti, ipoteche e vendite, svelate tramite le indagini della finanza. «Il ragioniere Troccoli – ha spiegato De Benedetto – aveva contatti con direttori di alcune filiali di istituti creditizi locali e lì portava le vittime, imprenditori o commercianti in difficoltà». Quindi, per ‘giustificare’ il sistema, si accendevano ipoteche presso questi istituti o veniva rilasciata una procura speciale a vendere a un’immobiliare, localizzata ad Avellino. In questo modo «si impadronivano dei beni delle vittime». Il comandante De Benedetto continua a svelare i sotterfugi utilizzati dagli usurai:«Troccoli, Domenico e Vincenzo Siani, i tre in carcere, mantenevano il sodalizio criminale e l’abusivismo creditizio. Hanno agito con cognati, sorelle e perfino la mamma del maggior indagato. Hanno polverizzato assegni e contanti inquadrandoli tra i conti correnti degli interessati. Tutti gli arrestati avevano consapevolezza dell’usura, sui loro conti transitavano gli assegni con la maggiorazione dei tassi». I denuncianti sono stati quattro «ed hanno avuto il coraggio di parlare», dichiara il generale, poi continua dicendo: «Dagli accertamenti sono risultate altre 15 posizioni ora al vaglio, vedremo se come gli altri avranno il coraggio di dire quello che è capitato. Ma sappiamo almeno chi sono per il momento».

L’importanza di questa inchiesta
Il procuratore capo, Giancarlo Grippo, ha voluto evidenziare l’importanza di questa operazione condotta dagli uomini della guardia di finanza:«L’usura – ha detto – è un fenomeno che incide sulla realtà economica e imprenditoriale, e che può restare nascosto se non c’è spirito di collaborazione. In questo caso le vittime hanno reagito al fenomeno, consentendo di accertare i reati e adottare misure importanti sotto il profilo repressivo ed economico. Siamo all’inizio è stato superato il primo ostacolo e di questo va merito al magistrato Martuscelli che ha condotto le indagini e alla finanza, nelle persone del generale De Benedetto e del tenente Marco Abate, comandante di Sapri, che con intelligenza ha portato avanti gli accertamenti».

Le dichiarazioni degli avvocati
L’avvocato Nicola Suadoni, che difende una delle donne agli arresti domiciliari, ha voluto precisare alcuni aspetti della vicenda:«Le dichiarazioni che io faccio come difensore di una degli indagati coinvolti in questa operazione è sicuramente che io insieme a mio padre, gli avvocati Suadoni, che abbiamo avuto mandato da questa cliente, ci stiamo mettendo all’opera velocemente, già abbiamo chiesto copia del fascicolo per presentare ricorso al Tribunale del riesame per chiedere la revoca di questa ordinanza e la modifica. Fermo restante che naturalmente dobbiamo ancora visionare i documenti contenuti nel fascicolo, però già da una lettura dell’ordinanza pensiamo che ci siano dei presupposti per rimpugnare al riesame e naturalmente poi aspetteremo l’esito del Tribunale».

L’avvocato Suadoni continua le proprie dichiarazioni:«Quindi l’intento nostro è quello di chiedere al riesame revoca e modifica dell’ordinanza e ci avverremo di qualche consulente tecnico per smontare alcune accuse almeno in fase cautelare davanti al riesame. Poi naturalmente la verità uscirà nel processo, se si farà. Ora siamo in fase cautelare quindi il nostro obiettivo per ora è quello di, nel più breve tempo possibile, far revocare o quanto meno modificare l’ordinanza e per la mia assistita, che è dunque agli arresti domiciliari, fare in modo che possa avere la piena libertà».

L’avvocato Franco Maldonado, difensore di Vincenzo Siani, vuole precisare la posizione del proprio assistito rilasciando alcune dichiarazioni: «Enzo Siani è una persona per bene, per altro nel rapporto con la persona offesa denunciante ha avuto modo di chiarire immediatamente la sua posizione aderendo ad una richiesta di restituzione di beni offerti, dapprima in garanzia, e poi divenuti oggetto di specifico trasferimento immobiliare a ministero di un notaio e con l’assistenza dei rispettivi legali. Ragione per la quale mi pare di poter escludere, anche alla luce della assoluta trasparenza dei rapporti e delle chiarezza delle scansioni che hanno connotato le relazioni tra il Siani e la persona offesa denunciante, che vi sia stata da parte di Siani sia pure il tentativo embrionale di profittare di situazioni di bisogno, che per la verità, e lo dico per moralizzare tutta la vicenda, non sono mai esistite perchè non ci troviamo in presenza di una persona che versa in stato di bisogno, ma di una persona che ha cercato di massimizzare la sua residua proprietà immobiliare per ottenere vantaggi consistiti in richieste di differimento e comunque di sconto nell’approvigionamento di forniture che hanno costituito l’unico ed esclusivo profilo della relazione imprenditoriale tra  il Siani e la presunta persona offesa».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Consigliati per te

©Riproduzione riservata