“Le finestre dei pensieri”: Alessandro Bagnato si racconta

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“Le finestre dei pensieri”: Alessandro Bagnato si racconta

D: Chi è Alessandro Bagnato?
R: Uno “sputnik” in terra calabra. Nasco a Milano nel 1984 anche se ora sono residente in un piccolo ma incantevole paesino in provincia di Vibo Valentia, vale a dire San Costantino di Briatico, a soli dieci minuti dalla più conosciuta Tropea. Sono laureato in filosofia e scienze umane all’università degli studi della Calabria e continuo a lavorare ai miei progetti futuri di scrittura. Lavoro e studio per scrivere un nuovo eBook che sarà denominato “Ethos”. Sogno di essere conosciuto un giorno come uno dei più importanti filosofi contemporanei e intanto collaboro con riviste culturali e associazioni filosofiche e curo un blog personale donando il mio sapere al servizio degli altri e sperando che questo sia un utile strumento per la comprensione e il miglioramento di ognuno. Nel frattempo continuo a fare ciò che amo di più: studiare i comportamenti dell’uomo tramite la percezione filosofica. Spero un giorno di realizzare il sogno di scrivere l’eBook che ho in testa sin da bambino.

D: Parlaci un po’ de “Le finestre dei pensieri”.
R: “Le finestre dei pensieri” è un’opera che gravita intorno a un sogno, a un viaggio, fatto a occhi aperti su uno dei principi cardini dell’uomo, vale a dire il “pensare”. Ho pubblicato questo saggio nel 2011 con la Booksprint Edizioni. In esso è presente, a mio avviso, uno screening sui sogni chiamati “pensieri”. Uno studio che vede l’analisi del pensiero dei filosofi che sin qui hanno documentato le loro arringhe su una tema che coinvolge ancora oggi i filosofi e i pensatori. Uno studio che tralascia un’analisi non solo del pensiero dei filosofi, dando a quest’ultima sia approvazione e sia disapprovazione per le loro teorie, ma anche un’auto-riflessione analitica sul termine “pensiero”. Tutto questo accompagnato da una chiara metafora che è appunto messa in evidenza dalle “finestre” che gravitano in tutto l’inter-argomentativo del testo. Inoltre, questo testo fa uno screening sulla coscienza dell’uomo e lo interroga su tutti i suoi aspetti. Per molti questo è un saggio che presenta uno “stream of consciousness”, un flusso di coscienza che si scontra contro il fenomeno del “mainstream” che ogni giorno si propaga nella società umana. Il suo proposito è di dare al lettore una possibile chiave di lettura aiutandolo a riflettere su un tema che non è materialmente visibile e non è neanche acquistabile ma fa parte della stessa sostanza di cui è fatto l’uomo.

D: Ti va di parlarci un po’ degli altri tuoi progetti?
R: I progetti più immediati vedono l’aggiornamento della mia opera “omnia” dal titolo “Tra etica e morale”, pubblicata nel 2009. La scrittura e lo studio per un nuovo progetto editoriale dal titolo “Ethos” che ha come base lo studio e la critica al comportamento dell’uomo moderno. Da gennaio, assieme alla scrittrice Tiziana Cazziero, autrice di “Voltare Pagina” e di “Un patto con il vampiro”, stiamo lavorando un romanzo a quattro mani dal titolo “La povertà è vita”. Prossimamente sarà possibile ascoltarmi su una trasmissione condotta assieme a Maurizio D’Agapito, che andrà in onda sull’emittente web “Radio TLN”, dal titolo “Apriamo le finestre”. Una trasmissione in parteniship con l’Associazione Nazionale Pratiche Filosofiche e del “Premio di Filosofia 2013”, organizzato dalla stessa associazione che avrà i suoi finalisti a maggio 2013. E tante altre iniziative. Diciamo che ho un’agenda piena d’impegni. In più collaboro al progetto “Un altro modo per fare notizia” che ha come obiettivo quello di essere un punto di riferimento per gli autori esordienti che si dilettano ogni giorno nel mondo online dell’industria del libro. Tutto lo staff si augura di essere un punto unico e un raccoglitore di servizi unici. Per maggiori informazioni visitate il blog cliccando qui. Gli autori o editori si possono mettere in contatto con noi all’indirizzo e-mail unaltromoperfarenotizia@gmail.com.

D: Sei passato dal vivere a Milano fino alla provincia di Vibo Valentia: quanto ha influito su di te questo passaggio dal nord al sud?
R: Credo che questo passaggio dal nord al sud non abbia influito su di me né nella forma caratteriale né professionale. I miei genitori, nonostante sia nato a Milano, sono d’origine calabrese. Il sud è stato sempre nel mio cuore. Non sono poi riuscito neanche a capire quanto da te chiesto, poiché mi sono trasferito nel mio paesino, in Calabria, quando avevo sei anni. Capirai che a quell’età si pensa a sognare come fanno tutti i bambini invece di pensare a tutti quei problemi di cui i “grandi” si cibano.

D: Trovi ci siano differenze (soprattutto in quanto a possibilità di formarsi e realizzarsi) fra nord e sud?
R: Non credo che ci siano differenze. L’Italia è composta da uno stivale tutto unito ma diviso solo da sistemi e confini sia geografici e sia umani. I confini umani però hanno ormai preso il sopravvento su quelli geografici. Infatti, ciò che tu mi chiedi è solo un fenomeno creato dall’uomo per suddividere i suoi averi e far credere che ci sia un nord più produttivo e più dettato alla formazione e un sud non dettato a tutto questo. La differenza sostanziale è che le maggiori menti, che al nord ritrovano successo, sono del sud e questo vuol dire che il mio sud, il nostro sud, è produttivo perché è in grado di dare all’Italia le menti che la gestiscono. Certamente al nord rispetto al sud c’è più possibilità per formarsi, non per gerarchie inter-regionali ma solamente perché il nord è più denso di popolazione rispetto al sud e, essendo più denso di popolazione, offre più possibilità per dare maggiori servizi a un’utenza che non è come la maggior parte delle città del sud. Credo che l’unica differenza sia in questa.

D: Sei un filosofo; siamo su Giornale del Cilento: mi sembra doveroso parlare di Elea e della scuola eleatica di Parmenide e Zenone. Ti va di spiegare, in modo semplice, la loro filosofia ai nostri lettori?
R: Non è semplice parlare della scuola che fu lo “status symbol della filosofia e, soprattutto, fare il tutto in modo che sia comprensibile a tutti. Partiamo però con una breve cronistoria del periodo preso in esame. L’eleatismo si diffuse grazie a filosofi come Senofone, Parmenide, Zenone e Melisso. Senofone postò la percezione della filosofia non su un ente come quello dei Presocratici, che era basato su un elemento originario del tutto sia materiale e sia immateriale, ma su un ente che concerneva la natura stessa dell’uomo, ossia il suo essere. Senofone sviluppò la sua ricerca del principio originario, ossia l’arché (principio, origine; ndr) del tutto in una visione che prendeva a tema l’essere in generale. I suoi studi furono poi continuati dal fondatore della Scuola di Elea, Parmenide, il quale vide il principio originario del tutto nella costruzione: «nell’è che non è». Il punto di partenza della sua indagine era basato sul rilevamento di un’evidente contraddizione: il divenire dello stato (ora ci sono, ora non ci sono). La sua indagine rivela anche quella relatività del mondo umano che accentra una contraddizione delle cose non superate nel mondo, solo con l’ausilio dell’opinione. Il tema centrale della sua dottrina filosofica riguardava l’essenziale contrasto del duopolio tra verità e apparenza. Una verità che è o può essere che non sia. Un’apparenza che è e che non è. Tutto però ha un’unica linea comune che ha come oggetto l’utilizzo della ratio, della ragione. La prima obiezione alle teorie di Parmenide fu data dal suo conterraneo Zenone che sosteneva la mancata esistenza di una legge derivata dal movimento. Una seconda obiezione che fu data alle teorie di Parmenide è quella dell’ammiraglio Melisso. Melisso sosteneva, a parere dello studioso Zanatta, che l’essere sia infinto e nella sua eternità si dilata nel tempo. Non accetta la teoria dei sensi di Parmenide, poiché non sono loro ad attrarre il molteplice eliminano del tutto la possibilità di un’opinione verace. La filosofia con la scuola eleatica non osservava più un ente toccabile con mano ma studiava un ente non tangibile come l’essere. Fu studiato l’essere perché uomo e fu dato lustro alle percezioni sensibili non creati da elementi materiali ma da elementi non visibili e non toccabili. “L’essere in quanto uomo” divenne l’emblema della filosofia e per tale motivo il fondatore della “scuola eleatica”, è considerato come il primo filosofo della storia. Ossia chi non badava a un “fundum”, un principio-fondamento, osservabile con i propri occhi, ma osservava un qualcosa che era sì “principio-fondamento” ma riguardava la natura stessa dell’uomo. Un fenomeno che studiava l’uomo che fu ideato e creato dalla stessa sostanza della “natura”.

D: Ogni anno, ad Ascea Marina (dove appunto sorge Elea) la Fondazione Alario organizza Eleatica, una sessione di studi magistrali con filosofi di tutto il mondo: ne hai mai sentito parlare?
R: Si, ne ho sentito parlare e credo che sia una grandiosa manifestazione culturale oltre che un evento di grande impatto socio-culturale. Fare ciò nel paese natio di due grandi filosofi dell’antichità come Parmenide e Zenone è sicuramente un qualcosa che può arricchire a gran misura il sapere, la conoscenza e la cultura di tutti gli uomini. Manifestazioni di tale caratura vanno sicuramente applaudite perché offrono uno spunto riflessivo sul mondo che ogni uomo vive giornalmente. Ricordiamoci poi che alla fine i filosofi trasmettono le loro emozioni attraverso la scrittura di libri che rimangano indelebili nella mente di ogni uomo. Fanno ciò perché prima di tutto vivono una situazione di “malessere” nella società in cui vivono e si ritrovano a scrivere interi libri per chiudere tale situazione. Infine, credo che questa manifestazione sia un bene per ogni uomo che, assieme ai filosofi che vi partecipano, può riflettere su temi che giornalmente per la vita che l’uomo conduce non sono nemmeno pensati.

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