Amministrative Cilento: caccia all’ultimo candidato, ma sorti decise mesi addietro

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Amministrative Cilento: caccia all’ultimo candidato, ma sorti decise mesi addietro

La parte più interessante del Cilento, quella che desta sempre curiosità negli interdetti osservatori è la politica che dopo il crollo dei vecchi poteri, sembra aver cambiato solo nome. Tra poco molti comuni cilentani saranno chiamati ai seggi per eleggere i sindaci; con stratagemmi vari ed opinabili, molti personaggi nostrani hanno governato impudentemente oltre vent’anni sui comuni. La norma che vieta la terza candidatura esiste ancora (art. 51 d. lgs 267/2000), ma moltissimi paesi si ritrovano inquadrati nel dlg renziano che crede ‘ingenuamente’ nella bontà d’animo dei nostri sindaci. Le figure del potere sono immutate, fisse nelle loro goldoniane maschere. Il podestà esiste ancora, ha solo un altro nome. Gli animi nei paesi sono avidi, bisogna chiudere le famigerate liste per accaparrarsi la comoda poltrona comunale, senza alcun ritegno viene obliata la politica. Le sorti, sono state già decise mesi addietro, quando si ci è riuniti per dividersi i comuni, come le vesti di Cristo dopo la crocefissione. Che senso ha avanzare proposte se nell’animo della maggior parte dei cilentani non vi è la volontà di migliorare bensì quella di ricevere in cambio del proprio potere democratico, il sorriso ebete di qualche assessore? Plutarco scriveva «Non si deve intraprendere la vita pubblica allo scopo di trafficare o lucrare. Io credo che la politica sia come un pozzo: chi vi cade dentro accidentalmente e inaspettatamente, è preso da angosce e rimorsi, mentre chi vi scende con la trasparenza e la tranquillità che gli deriva dalla preparazione e dalla riflessione, affronta gli impegni con senso di misura e non c’è niente che lo possa esacerbare, proprio perché è il bene e nient’altro, il fine esclusivo della sua azione… I tratti di navigazione, dunque, non bastano a formare il capitano di una nave, se non ha assistito più volte da poppa alla lotta contro i flutti, i venti e le burrasche notturne».

Chi decide di intraprendere la vita ‘pubblica’ dovrebbe tener a mente le sacre parole di Plutarco, ricordarsi di Aristotele il quale asseriva che l’uomo è un animale politico! Purtroppo tale definizione, pare oggi obsoleta o quantomeno, detta alla Saussure, ha cambiato campo semantico. L’esercizio dell’amministrazione comunale dovrebbe ambire all’eudaimonia, ovvero alla felicità. Lo scopo della politica dovrebbe essere questo, quantomeno si ci dovrebbe avvicinare, tenere ben a mente il filo teso che lega l’uomo alla sua specie. Non bisogna perseguire i propri fini, bisogna costituire il bene della comunità, bisogna gettare le fondamenta solide per una larga base culturale, in cui beni e servizi dovrebbero essere non lo scopo di una campagna elettorale, bensì i presupposti di un solido sviluppo sociale. Per decenni, nel nostro territorio, i diritti alla base di ogni comunità civile sono stati spacciati per favori personali; come se l’acqua potabile o la sicurezza delle infrastrutture si potessero barattare in cambio di voti. La rettitudine morale è sempre passata in secondo piano, tutto ciò è la morte della politica e di ogni democrazia. Il popolo non sa autodeterminarsi, per questo si è sovente esposti al mostro delle dittature. Bisogna necessariamente dire basta al favoritismo, al clientelismo e all’assistenzialismo! La politica non è questo, bisogna pugnare strenuamente per il bene dei cittadini, affinché abbiano tutti le medesime possibilità. Non abbiamo più bisogno di vane promesse, di grandi oratori, ora più che mani vorremo un mirabile cambiamento e deve partire dai nostri amministratori. Vogliamo rappresentanti in cui poterci identificare, vogliamo personaggi incorruttibili, di quelli che sposino la causa sociale. L’avidità ha distrutto i nostri paesaggi, ha smantellato i nostri centri storici ed ha annientato il nostro popolo offendendolo ed inducendolo alla silente desertificazione rurale. Dalle prossime elezione, non mi aspetto granché, la storia è solita avere ricorsi. Spero solo che i futuri sindaci siano meno avidi dei precedenti, e che l’éntourage amministrativo non si lasci corrompere dal Dio danaro, che per una volta la propria dignità conti di più.

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